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Dal Washington Post

Le parole di Mr Kirby molto criticato per le sue idee chiare su Ucraina e Israele

Paul Farhi

Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale è il volto dell’Amministrazione Biden sul conflitto russo-ucraino e la crisi in Medio oriente. Nonostante la lunga esperienza e la sua ammirevole preparazione, alcuni ne hanno criticato le posizioni e lo stile comunicativo, ritenuto troppo colloquiale

Dopo un’altra giornata di crisi a Gaza, il mese scorso, un giornalista ha chiesto a John Kirby, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, se il sostegno del presidente Biden alla risposta militare di Israele contro Hamas costituisse un sostegno al “genocidio” contro i palestinesi. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha risposto: “Questa parola, ‘genocidio’, viene usata in modo inappropriato da molte persone”, e ha ribaltato l’accusa: “Quello che Hamas vuole, senza alcun dubbio, è un genocidio. Vuole cancellare Israele dalla cartina geografica. Se vogliamo iniziare a usare questa parola, bene. Usiamola in modo appropriato”. È stata una tipica risposta di Kirby: diretta, chiara e inequivocabilmente favorevole alle politiche filo israeliane dell’Amministrazione. Ufficialmente, il contrammiraglio in pensione della Marina parla a nome del Consiglio di sicurezza, un ramo consultivo della Casa Bianca. Ma le crisi gemelle di Gaza e dell’Ucraina hanno assegnato a Kirby, 60 anni, un ruolo ancora più importante, in quanto persona di riferimento dell’Amministrazione Biden su entrambe le questioni.


Il suo profilo su questi temi ha eclissato quello della portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, alimentando le speculazioni all’interno della stampa pettegola della Casa Bianca secondo cui Kirby sarebbe in linea per succederle come portavoce principale di Biden. Sebbene i funzionari della Casa Bianca insistano fermi che ciò non accadrà, Kirby è sempre più percepito come quello che un giornalista veterano definisce “il co-portavoce de facto” (il giornalista ha parlato in forma anonima perché il suo datore di lavoro non gli ha permesso di commentare).Per molti giorni negli ultimi due mesi, Kirby e Jean-Pierre sono stati più o meno coprotagonisti. Durante i briefing, Jean-Pierre si fa letteralmente da parte, cedendo la scena a Kirby, quando vengono sollevate domande su Israele o sull’Ucraina, come inevitabilmente accade. Kirby è presente anche nelle interviste su Israele e Gaza, apparendo spesso nei notiziari via cavo e nei programmi domenicali sugli affari pubblici. I portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale hanno già informato la stampa in passato, in particolare durante i periodi di crisi internazionale. Ma non ci sono precedenti, negli ultimi 20 anni o giù di lì, per il ruolo di primo piano che Kirby ha assunto.

Il tema della comunicazione della Casa Bianca non ha dato la disponibilità per un’intervista a Kirby la scorsa settimana. Due funzionari hanno parlato della strategia di comunicazione della Casa Bianca che coinvolge Kirby e Jean-Pierre, ma solo in via ufficiosa, il che significa che non potevano essere citati direttamente o in forma anonima. Nell’unica dichiarazione dell’Amministrazione, il consigliere senior Anita Dunn ha detto che la Casa Bianca è stata “fortunata” ad avere sia Kirby sia Jean-Pierre che parlano “per le politiche del presidente e per aiutarci a informare i giornalisti che raccontano la Casa Bianca”. In effetti, Kirby, un ufficiale di Marina in carriera che è andato in pensione con due stelle nel 2015, potrebbe essere lo specialista in comunicazioni governative con maggiore esperienza a Washington. Kirby è entrato per la prima volta nell’Amministrazione Biden come portavoce del Pentagono, lo stesso incarico che ha ricoperto durante alcuni anni dell’Amministrazione Obama. È stato anche portavoce del dipartimento di stato sotto Obama, succedendo a Jen Psaki. In precedenza, era stato portavoce del presidente dello stato maggiore congiunto e capo dell’informazione della Marina. Kirby non è stato lontano dagli occhi del pubblico durante il mandato di Donald Trump alla Casa Bianca: per quasi quattro anni è stato analista militare e di politica estera alla Cnn. Biden ha sottolineato il “background, la conoscenza e l’esperienza” di Kirby quando lo ha nominato  per l’incarico al consiglio per la Sicurezza nazionale nel maggio 2022, affermando che il suo curriculum lo qualificava per affrontare le “complessità” degli affari militari ed esteri. La nomina ha coinciso con la partenza di Psaki dall’ufficio stampa. Secondo quanto riferito all’epoca, Biden aveva preso in considerazione Kirby come successore di Psaki, ma aveva poi scelto Jean-Pierre. Allora non era chiaro quale ruolo avrebbe avuto Kirby rispetto a Jean-Pierre.
 
Alcuni osservatori della Casa Bianca sostengono che dividere il lavoro del portavoce tra livello nazionale ed estero ha senso, data l’intensità dei due principali conflitti internazionali. Un commento sbagliato su una questione interna potrebbe costare al presidente qualche voto, ma su una questione diplomatica, potrebbe scatenare un incidente internazionale.Un sedicente fan di Kirby è Gordon Johndroe, che è stato portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale durante la presidenza di George W. Bush, quando Kirby lavorava per l’allora presidente dello stato maggiore congiunto, l’ammiraglio Mike Mullen. “Ha fatto un ottimo lavoro unendosi ai briefing ed essendo una voce forte della sicurezza nazionale in tempi molto complicati”, dice Johndroe. I giornalisti dicono di apprezzare l’esperienza di Kirby, le sue conoscenze da insider e il suo modo di inquadrare complicate questioni geopolitiche. A volte può essere un po’ troppo colloquiale. La settimana scorsa, sottolineando la necessità di ulteriori aiuti militari per l’Ucraina e l’incertezza dell’approvazione da parte del Congresso, Kirby ha detto ai giornalisti: “Abbiamo ancora qualche settimana qui, e poi abbiamo finito lo Schlitz” – un riferimento che probabilmente confonderà chiunque abbia meno di 60 anni (si tratta di una rielaborazione di un vecchio slogan pubblicitario: “Quando hai finito lo Schlitz, hai finito la birra”).Ma come volto dell’Amministrazione sulla crisi mediorientale, Kirby ha suscitato una reazione polarizzata per alcuni dei suoi commenti e per il suo stile di esposizione.

Sebbene abbia espresso rammarico per la morte dei palestinesi e abbia ripetutamente criticato alcuni aspetti della risposta militare di Israele (“ci sono troppe vittime civili a Gaza”, ha dichiarato il 20 novembre), alcuni sostengono che abbia riservato emozioni soltanto per le vittime di Israele. Due giorni dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha provocato almeno 1.200 morti in Israele, Kirby è rimasto senza fiato mentre parlava della violenza durante un’intervista alla Cnn (lo stesso aveva fatto l’anno scorso parlando delle atrocità russe contro i civili ucraini). Al contrario, è stato più sfumato e meno emotivo riguardo le vittime delle azioni di Israele a Gaza, ha detto Nadia Bilbassy, responsabile dell’ufficio di Washington di Al Arabiya, un canale di notizie internazionale finanziato in parte dal governo saudita. Secondo lei, il fatto che condivida il leggio con Jean-Pierre “non si traduce in maggiori informazioni o risposte migliori”. “Qualunque sia la domanda di un giornalista sui civili palestinesi o su intere famiglie annientate, o sugli oltre 60 giornalisti uccisi, lui tornerà a parlare delle atrocità di Hamas e di ciò che è accaduto il 7 ottobre”, ha detto.

 Riferendosi alla sua apparizione alla Cnn poco dopo che Hamas aveva scatenato il conflitto, Bilbassy ha aggiunto: “È sempre strano che un addetto stampa pianga in televisione, mostrando maggiore solidarietà per le vittime di una parte e non dell’altra”. In risposta, Adrienne Watson, funzionario del consiglio per la Sicurezza nazionale, ha dichiarato in una e-mail: “In ogni occasione, il signor Kirby ha sostenuto con forza che una sola vittima civile è troppa, e ha fatto pressione affinché gli aiuti urgentemente necessari raggiungessero i palestinesi. Ha offerto le sue condoglianze ai giornalisti che hanno perso i propri cari a Gaza. E ha mostrato indignazione per la spregevole strategia di Hamas di mettere intenzionalmente i civili in pericolo e di abusarne come pedine umane”.

Paul Farhi
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