Accordo al 95 per cento

Francia e Italia con meno austerità, ma soltanto fino al 2027

David Carretta

Il compromesso che sta emergendo sul nuovo Patto di stabilità e crescita è di ispirazione molto più tedesca di quanto sperato da chi voleva mettere fine all’austerità. In attesa dell'ok dei piccoli paesi frugali

Bruxelles. I ministri delle Finanze dell’Unione europea non hanno ancora trovato un accordo sulla revisione della governance economica, ma il compromesso che sta emergendo sul nuovo Patto di stabilità e crescita è di ispirazione molto più tedesca di quanto sperato da chi voleva mettere fine all’austerità. Riduzione dell’1 per cento del debito l’anno, deficit all’1,5 per cento nel lungo periodo: gli impegni di bilancio sono di poco inferiori a quelli che venivano imposti dal vecchio Patto. Dopo aver accettato le condizioni poste dalla Germania, Francia e Italia hanno ottenuto una concessione minima. Fino al 2027 la Commissione potrà applicare una flessibilità dello 0,2 per cento del pil, tenendo conto del livello elevato degli interessi sul debito. Il 2027 è l’anno delle elezioni per entrambi i paesi. Poi l’austerità potrà tornare con tutta la sua forza. 

 

“Ci siamo quasi”, ha detto ieri il ministro spagnolo delle Finanze, Nadia Calviño, che ha presieduto l’Ecofin. Giovedì pomeriggio le posizioni degli stati membri erano distanti. La prima bozza presentata da Calviño rispondeva a tutte le richieste avanzate dai paesi frugali. L’impostazione della Commissione di percorsi di risanamento differenziati con più tempo per i paesi che fanno riforme e investimenti (da 4 a 7 anni) veniva mantenuta. Ma il percorso di aggiustamento degli stati membri con un debito superiore al 90 per cento del pil era stato aggravato da due salvaguardie volute dal ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner: una riduzione del debito medio annuo dell’1 per cento e un obiettivo di mantenere il deficit all’1,5 per cento nel medio periodo. I due parametri – che sono mantenuti nell’ultimo compromesso presentato da Calviño – significano sforzi fiscali molto più duri rispetto alla proposta iniziale della Commissione. Per Francia e Italia, l’equilibrio non era più accettabile. “Linea rossa”, aveva avvertito il francese Bruno Le Maire. 

 

Nelle trattative notturne Le Maire ha fatto squadra con l’italiano Giancarlo Giorgetti contro la coppia Lindner-Calviño (la spagnola è stata ricompensata dal tedesco con il sostegno per la nomina a prossimo presidente della Banca europea degli investimenti, avvenuta ieri). Verso le tre del mattino è stata trovata una soluzione accettabile per i quattro: un periodo transitorio di tre anni per i paesi che dal 2024 si troveranno sotto procedura per deficit eccessivo, come Francia e Italia. Tra il 2025 e il 2027 la Commissione “terrà conto dell’aumento nel pagamento di interessi” per determinare lo sforzo fiscale, dice il testo. La regola generale prevede un aggiustamento strutturale di almeno lo 0,5 per cento del pil quando si è sotto procedura di infrazione. L’intesa informale prevede uno sconto che i francesi quantificano allo 0,2 per cento del pil. Per l’Italia vorrebbe dire 4 miliardi di euro di aggiustamento in meno nel 2025, 2026 e 2027.

 

Calviño è pronta a convocare un Ecofin straordinario dopo il 18 dicembre per finalizzare l’accordo politico. Resta da convincere un gruppo di piccoli paesi frugali – Paesi Bassi, Austria, Lussemburgo, Finlandia e Svezia – che non ha ancora dato il via libera. Servono consultazioni “tecniche, politiche e giuridiche”, ha detto Calviño. “Ora siamo d’accordo sul 95 per ceto del testo”, ha spiegato Le Maire dopo la trattativa: “Penso che sul rimanente 5 per cento possiamo avere un accordo prima della fine dell’anno”. “I progressi fatti testimoniano che c’è un riconoscimento del fatto che non siamo in una situazione normale”, ha spiegato Giorgetti: “Riteniamo che le nuove regole fiscali debbano essere coerenti con gli obiettivi definiti a livello europeo, in particolare con le sfide sul cambiamento climatico e con riferimento particolare alla Difesa”.

 

In realtà, i grandi princìpi proclamati da Francia e Italia sulla fine all’austerità, l’assoluta priorità per gli investimenti, le golden rule sul digitale, il clima e la difesa sono stati abbandonati. E’ bastato uno sconto di uno zero virgola. Fino all’anno delle prossime elezioni nazionali. Dal 2028 saranno affari di altri ministri e altri governi.

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