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il racconto

Ecco com'è andata la cena vegana all'Ecofin, che non è bastata a Giorgetti per convincere la Germania

Pietro Guastamacchia

Le trattative fino a notte fonda, ma alla fine tutto rimandato al prossimo appuntamento. Il ministro dell'Economia torna a casa solo con l'ok al nuovo Pnrr. E spera che sul Mes cali l'indifferenza dell'opinione pubblica

Bruxelles. Né sconfitto né vittorioso, ma “molto stanco”: Giancarlo Giorgetti lascia il vertice Ecofin a Bruxelles senza portare a casa nessun risultato sulla trattativa per la riforma delle regole fiscali Ue. Così stanco da sembrare quasi un ministro tecnico quando rispondendo ai cronisti si difende dicendo che “se i capi di governo decidono che bisogna assumere il ruolo di difensori dei valori dell’occidente, io come ministro delle finanze posso solo pensare a mettere i soldi per farglielo fare”, spiega con tono da Pantalone. Le decisioni dunque alla fine sono politiche e lui “è molto rispettoso dei ruoli”, mette le mani avanti il ministro. 

 

Non è servita quindi la cena vegana di giovedì, sfociata nella maratona negoziale notturna, e neanche la colazione di oggi posticipata alle 10:30 per far dormire i ministri qualche ora in più. Unico accordo della giornata alla fine è stato il via libera alla ministra spagnola dell’economia, Nadia Calvino, per la presidenza della Bei. Con buona pace di Tajani e della sua campagna antisanchista che aveva ispirato la delegazione di Forza Italia all’Eurocamera a organizzare un “flash mob” a Strasburgo per dichiarare guerra a Calvino definita “impresentabile”. Brutta figura per l’Italia quindi che per altro aveva un suo candidato, l’ex ministro Franco, che però tra Calvino e l’altra candidata, la Commissaria Vestager, ha attratto più o meno tanti consensi quanto Roma nella corsa all’Expo. Battaglia, quella di Tajani, che paradossalmente non si sono intestati neanche i nemici diretti di Sanchez, i popolari spagnoli che infatti non si mettono di traverso alla nomina e portano a casa un risultato per il paese. “E’ un motivo di orgoglio per la Spagna”, commenta sornione Sanchez dopo la notizia.”Fosse stato ministro al mio posto se la sarebbe potuta anche giocare meglio”, sorvola il tecnico Giorgetti.

 

Un Giorgetti evasivo anche sulla ratifica del Meccanismo di Stabilità: “Il Mes non è nelle mie mani, è nelle mani della Camera, e sulla ratifica deciderà la Camera dei deputati”, spiega ancora il ministro che sottolinea che “il 14 dicembre la conferenza dei capigruppo ha fissato la discussione a Montecitorio.. e li si vedrà”.  Nel pomeriggio di ieri però al leghista arriva anche una scialuppa di salvataggio per giustificare la trasferta brussellese. L’Ecofin dà il via libera alla revisione dei Pnrr presentati da 13 Paesi membri tra cui l’Italia, che ottiene il sì dell’Ecofin anche alla revisione con il capitolo RepowerEu. “Un altro grande risultato” arriva tempestivo da Roma il commento della premier Meloni “conferma la serietà e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi”.

 

Un risultato da portare a casa dunque c’è, ma sulla riforma del Pattò di stabilità, la vera partita del dossier economico a Bruxelles, è tutto rimandato. Eppure qualcosa si muove “siamo passati dal 90 per cento al 92 per cento di quello che occorre fare” spiega il ministro tedesco Lindner lasciando il vertice. “Questa sera abbiamo compiuto progressi essenziali”, gli fa eco il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, “un accordo in seno al Consiglio dovrebbe essere raggiunto entro la fine dell’anno, andiamo avanti”, spiega il transalpino.

 

Ma avanti verso dove? Da spianare infatti rimane qualche nodo e anzi a volte più si tratta e più ci si complica la vita. “In termini di salvaguardia, ci sono nuovi elementi addizionali, che effettivamente rendono questa proposta meno semplice”, spiega in conferenza il commissario Dombrovskis prima che in sala accada l’incredibile. “Ovviamente non avremmo nulla in contrario se gli Stati membri prendessero semplicemente le nostre proposte e le approvassero così come sono”, scherza il sempre serio commissario lettone, che poi addirittura ride alla sua battuta: spettacolo più unico che raro. Tutto rimandato alla seconda metà di dicembre quindi per un vertice Ecofin straordinario a Bruxelles. Partita sospesa prima del rigore decisivo e ora tutti a casa ad aspettare una settimana, come nell’assurdo romanzo di Soriano, Il rigore più lungo del mondo, dove un villaggio intero in Patagonia aspetta una settimana solo per vedere ribattuto il rigore decisivo del derby locale. Ma per Giorgetti non si profilano colpi di scena e il rigore da evitare non è quello dell’inventato attaccante argentino ma quello professato dal molto reale ministro tedesco. Al leghista rimane ora una settimana per decidere come parare, con la speranza che tirandola quasi fin sotto al natale ci penseranno le feste a far dimenticare l’esito.