tutti i panfili del presidente

A bordo con Vladimir Putin

Micol Flammini

Regata tra le barche ricche e sfrontate del presidente, dall’Italia alla Turchia, tra sanzioni e restauri

Vladimir Putin è un uomo molto riservato, dedito all’idea sovietica di un leader senza moglie e senza patrimonio, sposato con la politica e con la Russia. Ufficialmente, il presidente russo vive con la sua rendita presidenziale, che equivale a uno stipendio di circa centoventimila euro l’anno. Eppure sul territorio russo spuntano ville di pessimo gusto e di infinito lusso e per i mari navigano barche costose e di recente restauro. Spesso, questi beni sono intestati ad amicizie di lunga data, oligarchi, politici, imprenditori. La conta delle case e delle barche di Putin sembra non finire mai, ogni tanto se ne aggiunge una. Gli yacht sarebbero arrivati a dieci e quelli che si trovavano sul territorio europeo prima del 24 febbraio del 2022 sono stati congelati: non possono muoversi. A Marina di Carrara ce ne è uno fermo dal 2021, lo Scheherazade. E’ lungo 140 metri, aveva  iniziato alcuni lavori di manutenzione e sarebbe dovuto tornare in acqua a giugno del 2022. Alcune settimane fa era stato fotografato mentre   sembrava pronto a prendere il largo. Si trattava invece di una manovra comune, nessuna infrazione alle sanzioni: questi yacht congelati vengono comunque sottoposti a manutenzione, a volte vengono arenati in acqua e poi tornano nel bacino di carenaggio. Qualche giorno fa invece, il Dossier center, che fa capo a uno dei primi oppositori di Putin, Mikhail Khodorkovsky, ha scoperto che un altro panfilo era salpato da Sochi, dove il presidente ha una delle sue residenze, e aveva attraversato il Mar Nero diretto verso il porto di Tuzla, in Turchia. Il Victoria ha una V sullo scafo – la lettera assieme alla Z è diventata anche uno dei simboli dell’invasione contro Kyiv – è lungo 71 metri e ha raggiunto Istanbul per restauro e riparazioni. La Turchia non aderisce alle sanzioni occidentali, nel viaggio del Victoria quindi non c’è nulla di illegale. 


 La storia merita però di essere raccontata perché inizia un po’ di anni fa e  fa una tappa in Italia. Il panfilo è stato costruito in uno dei cantieri della Sevmash, una società che si occupa di sottomarini militari  che ha impiegato 14 anni per finire i lavori: l’uomo incaricato di pagarlo ritardava i pagamenti, si chiama Sergei Maslov ed è stato arrestato. Gli è subentrato Gennady Timchenko, amico di Putin dagli anni Novanta, appassionato di hockey, sotto sanzioni e proprietario, sulla carta, del Victoria, che però stranamente si muove per tutti i porti in cui si trovano le residenze di Putin. Nel 2013, dopo le prime manovre in acqua era salpato per Ancona per essere sottoposto a un ultimo ritocco, Maslov smise di pagare proprio in quel periodo e  il Victoria si spostò in Turchia, e soltanto dopo   iniziò le sue navigazioni presidenziali. Nel 2021 arrivò anche in Crimea, seguito come sempre da un altro yacht, più piccolo ma non meno lussuoso, l’Orion. Le storie del Victoria e dello  Scheherazade si intrecciano, perché a causa dei ritardi nella costruzione del primo, Timchenko ordinò di procedere alla realizzazione del secondo, probabilmente per non scontentare il presidente russo che fra i tanti panfili lussuosi, tra i capitani che passano dalle sue barche a quelle dei suoi collaboratori più fedeli, tra le foto scattate dalla sua compagna Alina Kabaeva – la relazione non è mai stata ufficializzata per non ledere l’immagine del presidente sposato con la Russia – continua a far restaurare barche che appaiono e scompaiono dai radar, a spostarsi per le sue ville di cui ogni tanto si scopre qualche bizzarria in più. Ci tiene a far vedere che quel che è suo è intoccabile, ricco, sfrontato, ma non lo dice. Mantiene il segreto, fedele a un principio: finché una cosa non viene ammessa dal presidente in persona, è una fandonia. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.