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Bruxelles

Solo la Germania, con i Baltici e i nordici, prende sul serio l'assistenza all'Ucraina

David Carretta

L’Unione europea non è in grado di mantenere le sue promesse sull’assistenza militare a Kyiv, ma almeno Zelensky può contare su un piccolo gruppo di stati membri, determinato a non cedere alla stanchezza nei confronti della guerra lanciata da Vladimir Putin

Bruxelles. L’Unione europea non è in grado di mantenere le sue promesse sull’assistenza militare all’Ucraina, ma almeno Kyiv può contare su un piccolo gruppo di stati membri, guidato dalla Germania, determinato a non cedere alla stanchezza nei confronti della guerra lanciata da Vladimir Putin. Ieri il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, ha detto pubblicamente quello che tutti sapevano già da alcuni giorni: il piano dell’Ue di fornire un milione di munizioni all’Ucraina non rispetterà la scadenza del marzo 2024. “Dobbiamo presumere che il milione non sarà raggiunto”, ha spiegato Pistorius, prima di un Consiglio Difesa dell’Ue. Nel frattempo, la Germania ha deciso di raddoppiare lo stanziamento per gli aiuti militari all’Ucraina per il 2024, passando da 4 a 8 miliardi di euro. “E’ un forte segnale all’Ucraina che non la pianteremo in asso”, ha spiegato Pistorius. La Germania potrebbe invece piantare in asso l’Ue. Il governo di Olaf Scholz sembra essersi stancato dai cantori della sovranità europea come la Francia, che parlano molto ma fanno poco, tranne quando ci sono commesse per la propria industria. “Se diventa difficile aiutare l’Ucraina a livello di Ue, la Germania si concentrerà sull’assistenza bilaterale”, dice al Foglio una fonte europea.

 

Il Consiglio Difesa dell’Ue ha fatto il punto sul piano munizioni. Un milione “rimane l’obiettivo politico che abbiamo fissato con gli stati membri. E’ ambizioso, ma rimane il nostro obiettivo”, ha assicurato l’Alto rappresentante, Josep Borrell, salvo poi ammettere che “forse non avremo un milione entro marzo”. Il primo pilastro del piano – il destoccaggio dagli arsenali europei – ha permesso di trasferire 300 mila proiettili e missili. Il secondo pilastro – i contratti per gli acquisti comuni – finora ha generato ordini per appena 180 mila proiettili che saranno consegnati nel 2023 e 2024. Il terzo pilastro – aumentare la produzione  – sta avanzando lentamente: secondo il commissario Thierry Breton, nel marzo del 2024 l’industria europea sarà in grado di fabbricare un milione di munizioni l’anno. In realtà la capacità produttiva è un problema relativo. Borrell ha ricordato che l’Ue esporta il 40 per cento delle munizioni verso paesi terzi. Secondo l’Alto rappresentante, la soluzione è dare priorità all’Ucraina, dirottando lì le forniture e riducendo l’export nel resto del mondo. Ma gli stati membri temono di perdere quote di mercato mondiali. La volontà politica dei governi è il principale ostacolo sulle commesse per l’Ucraina.

“Se l’industria ha la capacità di produrre, tocca agli stati membri fare gli ordini”, ha detto Borrell. In effetti pochi paesi hanno firmato i contratti congiunti dell’Agenzia europea per la difesa. A fine settembre erano appena sette. Il più grande contratto è stato sottoscritto dall’Estonia per un valore di 280 milioni. La Francia non ha firmato ordini con l’Agenzia europea della difesa. “Io non ho firmato contratti”, ha detto lunedì il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani (né la Farnesina né il ministero della Difesa hanno risposto alle richieste di chiarimento su eventuali ordini dell’Italia). Le cose non vanno meglio alla Nato. Su 2,4 miliardi di euro di contratti quadro negoziati dall’Alleanza atlantica, i suoi membri hanno firmato ordini per appena un miliardo, ha detto il segretario generale, Jens Stoltenberg.

Un ostacolo per raggiungere il milione di munizioni è la clausola in base alla quale gli acquisti congiunti dell’Ue devono essere effettuati presso industrie in Europa. Era stata una precondizione posta dalla Francia in nome della sovranità europea. Emmanuel Macron era stato il primo nel giugno del 2022 a parlare della necessità di passare a un’economia di guerra e a legare il potenziamento della Difesa europea alla guerra in Ucraina. Eppure concretamente la Francia fa molto poco rispetto alle sue ambizioni e dimensioni. Un rapporto dell’Assemblea nazionale stima a 3,2 miliardi il sostegno militare francese all’Ucraina dall’inizio della guerra. In realtà, l’ammontare reale è inferiore: 1,7 miliardi valutati al valore delle armi nuove comprate per sostituire quelle vecchie cedute a Kyiv. Altri 300 milioni sono stati destinati alla formazione di 7 mila soldati ucraini, mentre 200 milioni sono andati un fondo per gli acquisti direttamente effettuati dall’Ucraina presso l’industria francese. C’è infine un trucco contabile: il rapporto include un miliardo di euro versato dalla Francia alla European Peace Facility, di cui la metà rientra nelle casse di Parigi grazie ai rimborsi dell’Ue.
 

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