il voto

La Russia perde potere all'Unesco e non soltanto

Micol Flammini

I rappresentanti di Mosca non sono stati eletti al Consiglio esecutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, neppure alla Corte internazionale di Giustizia e neppure all'Unhcr

Quando Vladimir Putin ha deciso di attaccare l’Ucraina, pensava che quello fosse il passo decisivo per la costruzione di un nuovo mondo, almeno del suo nuovo mondo, con una centralità russa. Il 24 febbraio del 2022 doveva essere il momento fondatore. E’ poi accaduto che invece il mondo, così come esisteva già, ha iniziato a riorganizzarsi, a capire come si poteva fare a vivere senza la Russia, con difficoltà e con amarezza, almeno fino a quando le intenzioni di Mosca saranno cambiate. Da un mondo russo, così come lo immaginava il presidente russo, si sta creando invece un mondo senza la Russia. E’ stato Volodymyr Zelensky a far notare che “per la prima volta nella storia” Mosca non è stata eletta al Consiglio esecutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, vale a dire: l’Unesco. Il Consiglio esecutivo è uno dei tre corpi dell’organizzazione e si occupa soprattutto del bilancio. Al suo interno ci sono cinquantotto membri che vengono eletti ogni anno con quote assegnate a ciascuna regione a maggioranza relativa dei voti. Per la prima volta da quando fa parte dell’Unesco, la Russia ha perso il suo posto. Durante la guerra in Ucraina ha dimostrato che poco le importava del patrimonio di Kyiv e altrettanto di quello dell’Unesco, la bella e ricca Odessa è stata bombardata senza fare alcuna distinzione e finora sono più di trecento i siti culturali colpiti in Ucraina. Qualche settimana fa invece il rappresentante della Russia non è stato eletto alla Corte internazionale di Giustizia e la suo posto è stato scelto l’ex ministro degli Esteri della Romania, Bogdan Aurescu. La Corte è composta di quindici giudici, cinque giudici nuovi vengono eletti ogni tre anni e anche in questo caso, ogni giudice rappresenta un gruppo regionale: non sarà Mosca a rappresentare la sua zona, quella che ritiene di sua competenza. Ad aprile invece Mosca non è riuscita a farsi rieleggere nel consiglio dell’Unhcr e i seggi assegnati all’Europa orientale andarono alla Bulgaria e all’Albania. 


Il ruolo della Russia nel mondo si è ristretto, così la sua forza internazionale. Alla fine della Guerra fredda, si era deciso che dovesse essere la Russia a prendere il testimone dell’Urss e Mosca lo voleva a tutti i costi, voleva i seggi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, voleva essere la più rappresentata ovunque e si trovò il modo, ci si strinse attorno al tavolo, si fecero accordi per permettere che gli altri, che pure erano stati sovietici, lasciassero il posto alla Russia, per esempio cedendo testate nucleari in cambio di una garanzia di sicurezza mai mantenuta. Dentro alla comunità internazionale adesso Mosca si assottiglia, diventa l’ombra di se stessa ed è stata questa una decisione del presidente russo che è pronto a ricandidarsi alla presidenza nelle elezioni che si terranno il prossimo anno. Putin ha legato la sua eredità alla guerra che continua contro i civili e le città ucraine – ora è il turno di Avdiivka, una di quelle città trasformate in fantasmi in cui l’esercito russo ha poco da prendere se non la sua stessa devastazione. Ha legato la sua eredità alla difesa della storia, dello spirito e del territorio della Russia – ieri è esploso un deposito di munizioni a Volgograd, che lo scorso anno in questo periodo aveva ripreso a chiamarsi Stalingrado, e il territorio russo non è mai stato tanto vulnerabile da quando Mosca ha invaso Kyiv. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.