Venti antisistema
Terremoto Wilders. L'estrema destra vince le elezioni nei Paesi Bassi
Il leader dei sovranisti rovescia i pronostici e fa incetta di seggi. Omtzigt e Timmermans non sfondano, puniti tutti i partiti dell'ultimo governo Rutte
Se n’è accorto pure Geert Wilders di averla combinata grossa. Mani al cielo, poi a coprirsi il volto. Il leader dei sovranisti olandesi ci crede a stento: il suo Pvv ha vinto le elezioni politiche. Anzi, le ha dominate. 35, forse 37 seggi alla Tweede Kamer dei Paesi Bassi: oltre il doppio rispetto al 2021, almeno 10 in più di qualsiasi altro partito oggi. Crolla il Vvd del dopo Rutte, addirittura terzo (24) dietro la coalizione di centrosinistra PvdA-GroenLinks (25). Che regge, ma non sfonda. Così come il Nuovo contratto sociale di Pieter Omtzigt (20), a lungo in testa nei sondaggi. Dove Wilders sembrava destinato al ruolo di comparsa. Poi la repentina rimonta, nell’ultimo mese scarso, e sorpasso ruggente al fotofinish. Dagli exit poll ai risultati definitivi cambierà poco. “Nessuno ci può ignorare più”, la frecciatina agli avversari. “Ora è tempo di andare oltre le nostre ombre e lavorare insieme per formare il governo richiesto dai cittadini”.
L’Olanda alla vigilia del voto si aspettava uno stallo, non il terremoto. È stato invece tutto più netto del previsto. E tutto sommato lineare: l’ultimo governo Rutte era caduto sull’immigrazione, e “porre fine allo tsunami dei richiedenti asilo” è sempre stato il cavallo di battaglia di Wilders. A cui è bastata una campagna elettorale conservativa, quasi da colomba. Lasciando che fossero gli altri a sabotarsi a vicenda. L’analisi comune fra gli sconfitti si riduce a un domino di corteggiamenti a destra: Frans Timmermans paga la sua apertura agli atipici conservatori di Omtzigt, che ha avuto la colpa di non smarcarsi del tutto dal Vvd di Dilan Yesilgöz, percepito come establishment, che a sua volta – errore capitale – ha riconosciuto al Pvv una decisiva credibilità istituzionale. Wilders aspettava al varco.
L’unica costante nel voto olandese è l’affluenza – alta, attorno al 78 per cento –, con gli elettori che hanno punito severamente la coalizione dell’esecutivo uscente: il Vvd ha perso 10 seggi (verso il Pvv), i Demokraten 66 ben 15 (da 24 a 9, direzione Pvda-GroenLinks), i Cristiano-democratici altri 10 (da 15 a 5, ringrazia il grande ex Omtzigt) e saranno relegati all’irrilevanza. Si ferma a 5 seggi anche il Movimento dei Contadini-cittadini, trionfatore delle ultime elezioni provinciali eppure fagocitato dal più incisivo populismo di Wilders. Che infatti incassa complimenti dagli estremisti di mezza Europa: Le Pen, Orban, André Ventura. E in Italia Salvini. Non Meloni.
Ora la grande domanda: quale governo si prospetta? Perché mai come nel mosaico politico dei Paesi Bassi, vincitore non significa premier. Servono 75 seggi per ottenere la maggioranza. E Wilders sulla carta potrebbe contare soltanto su ‘partner’ naturali minori – Bbb, Ja21, il Forum per la democrazia di Thierry Baudet. Ma a bocce ferme, l’unico big a “porre il veto sull’estrema destra” è Timmermans. Che ammonisce: “Qualcun altro invece sta già apparecchiando il tavolo delle trattative”. Yesilgöz era stata la prima a “non escludere Wilders a priori”, mai immaginando di dovergli fare da stampella. Nella nottata elettorale si è poi aggiunto Omtzigt. “Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità”, il messaggio, nemmeno troppo sibillino. “E dunque siamo a disposizione nell’interesse del paese”.
In caso di triumvirato di destra, non sarebbe più questione di numeri. Ma di volontà politica: Omtzigt condivide con Wilders qualche reminiscenza euroscettica, Yesilgöz mette d’accordo tutti col pugno duro alle frontiere, eppure restano distanze importanti. Molto dipenderà dalla propensione del vincitore a mettere da parte certi fanatismi. “Non parlerò più di moschee, Corano e scuole islamiche”, dice. “Farò politica soltanto nel rispetto della costituzione. Il ruolo di primo ministro è diverso da quello di leader dell’opposizione: se lo diventerò, voglio rappresentare tutti gli olandesi”. A parole, ha già capito come si fa.
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