Tra virgolette

La lezione di Brooks per rimanere “sani di mente in tempi brutali come questi”

Ma in queste settimane, con quello che sta accadendo, come si fa a “rimanere mentalmente sani e spiritualmente integri?”, si domanda il giornalista

Viviamo in un’epoca brutale”, ha scritto ieri sul New York Times David Brooks, uno dei più importanti commentatori politici d’America: “Scene di barbarie riempiono i media”, scrive Brooks, e “a causa di opinioni divergenti gli  americani sono diventati crudeli gli uni verso gli altri. Ovunque andiamo, affrontiamo una valanga di emozioni negative: choc, dolore, disprezzo, rabbia, ansia, paura”. È una fotografia precisa di quello che sta succedendo nel mondo occidentale – anche in Italia: naturalmente “la prima cosa da dire”, secondo Brooks, “è che noi in America” – e non solo in America – “siamo i fortunati. Non stiamo rannicchiati in una cantina aspettando che venga sganciata la prossima bomba. Al momento non siamo il bersaglio dei terroristi che massacrano famiglie intere nelle loro case”. Ma in queste settimane, come si fa a “rimanere mentalmente sani e spiritualmente integri?”, si domanda Brooks, “come puoi evitare di diventare amareggiato, pieno di odio, insensibile, sospettoso e desensibilizzato?”. E parla del passato: gli antichi greci conoscevano i tempi violenti, scrive. Convivevano con guerre tra città-stato frequenti, con i massacri e gli stupri di massa. E la loro risposta quale fu? “Una sensibilità tragica, consapevole del fatto che l’odio possa prendere il sopravvento. “La sensibilità tragica ti prepara alla durezza della vita in modi concreti. Innanzitutto, ti insegna il senso di umiltà”. Le tragedie che venivano messe in scena sui palcoscenici greci, scrive Brooks, mandavano il messaggio che i nostri risultati erano deboli, e di quanto sia facile diventare orgogliosi e presuntuosi nei momenti di pace. Si comincia così, a pensare di poter controllare il proprio destino, al fatto che la giustizia della propria causa sia infallibile, ma è necessario “mettere da parte illusioni e vanità e vedere la vita così com’è.

“In secondo luogo, la sensibilità tragica alimenta un approccio prudente alla vita. Incoraggia le persone a concentrarsi sugli aspetti negativi delle loro azioni e a lavorare per scongiurarli”. E poi, scrive Brooks, “questa mentalità tragica incoraggia la cautela”. Perché il prezzo che paghiamo per i nostri errori è superiore ai benefici che otteniamo dai nostri successi: "Sii incrementale, paziente e costante. Questo è un consiglio a cui vorrei che gli israeliani prestassero attenzione mentre dichiarano guerra ad Hamas. Questo è un consiglio che Matt Gaetz e il caucus brucia-tutto tra i repubblicani della Camera non capiranno mai”. C’è poi un’altra lezione che ci porta la mentalità tragica: “Insegna alle persone a sospettare della propria rabbia. “Rage” è nella prima riga dell’Iliade. Vediamo subito Agamennone (che detestiamo) e Achille (che ammiriamo) comportarsi in modo stupido perché pieni di rabbia. La lezione è che la rabbia può sembrare lussuosa perché ti rende convinto di avere ragione, ma alla fine ti acceca e ti trasforma in un mostro pieno di odio”, scrive Brooks. E infine, “le tragedie ci sbattono in faccia la dura realtà della sofferenza individuale e in esse troviamo la nostra comune umanità”. Ma c’è anche un’altra mentalità, oltre a quella greca: “Una mentalità emersa tra le grandi fedi abramitiche e nella loro città sacra, Gerusalemme. Questa mentalità celebra un atto audace: l’atto di guidare con amore in tempi difficili. Per quanto abbiamo bisogno di pane e di sonno, gli esseri umani hanno bisogno di riconoscimento. L’essenza della disumanizzazione è non vedere qualcuno, renderlo irrilevante e invisibile”. Il contrattacco più forte contro questo tipo di disumanizzazione, scrive Brooks, “è offrire agli altri il dono di essere visti. Ciò che la luce del sole è per il vampiro, il riconoscimento lo è per coloro che si sentono disumanizzati. Reagiamo aprendo i nostri cuori e rivolgendo un’attenzione giusta e amorevole agli altri, essendo curiosi verso gli estranei, essendo un po’ vulnerabili con loro nella speranza che anche loro possano essere vulnerabili. Questo è il tipo di riparazione sociale che può avvenire nei nostri incontri quotidiani, nel modo in cui ci presentiamo agli altri”.  Non è un invito all’ingenuità, specifica il commentatore: “Naturalmente ci sono persone tossiche nel mondo”, perché Trump continuerà a essere Trump e “i fanatici del genocidio come i leader di Hamas hanno solo bisogno di essere sconfitti con la forza delle armi”. Rivolgere questo tipo di attenzione cambierà le persone che incontrerai? si domanda Brooks: “Forse; forse no. Ma questo riguarda chi stai diventando in tempi corrosivi. Stai diventando più umano o meno?”. “È una sfida difficile che la maggior parte di noi fallirà nella maggior parte dei casi. Ma penso che sia l’unico modo pratico ed efficace per procedere in tempi come questi”.

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