Ansa

Woke antisemitism

Il nuovo nemico dei cultori del woke è il suprematismo bianco di Israele

Marina Terragni

Che fine hanno fatto le belle spiagge lgbtq+ di Tel Aviv? Così l'ideologia woke ha dimenticato la sua visione su Israele

"Woke Antisemitism” sembra un ossimoro grottesco: i risvegliati, i queer, i campioni del liberi tutti- di fare tutto che attaccano gli ebrei e Israele. Anzi, il cis-Israele, punta di diamante della supremazia bianca che opprime le minoranze e la diversity, poco importa se poi tra i nemici di Israele le minoranze e la diversity non trovano alcuno spazio ed eventualmente finiscono in gabbia o al cimitero. 

Della libera e festosa spiaggia lgbtq di Tel Aviv si sono dimenticat* tutt*: le Sex Worker pro Palestine, gli studenti di Harvard e della Tulane, gli accademici di Yale e della Cornell University; i pride sul Westminster Bridge e i Democratic Socialists of America uniti nel “From the river to the sea, Palestine will be free”; i cretinetti del liceo Manzoni di Milano, “Bello quando brucia Tel Aviv!”, il prof. pro Pal del Righi di Roma e perfino un pezzo di femminismo.


Quando la Storia fa un ribaltone a 360 gradi, dal generale compianto nel Giorno della Memoria – vedremo il prossimo 27 gennaio – a una sinistra globale estremista-dirittista che nemmeno si preoccupa più di nascondere il proprio antisemitismo dietro la foglia di fico dell’antisionismo, allora vuole dire che tutto si era già compiuto. Mancava giusto la spinta finale. A causa del suo antisemitismo il mediocre e wokeissimo leader laburista Jeremy Corbyn nel 2020 perse la segreteria. Sembrava una vergognosa eccezione, e invece no: si era solo idiotamente esposto.  Giusto un anno prima del 7 ottobre, il 13 ottobre 2022, l’americano David L. Bernstein ha pubblicato un saggio intitolato proprio “Woke Antisemitism: How a Progressive Ideology Harms Jews”. Bernstein è un noto ebreo democratico, è stato tra l’altro presidente e ceo del Jewish Council for Public Affairs e ha fondato il Jewish Institute for Liberal Values. Una bomba, il suo libro, che gli è costata parecchie amicizie come capita a ogni uomo o donna di sinistra che si smarchi dal pensiero unico risvegliato. Lo racconta in un’intervista rilasciata a settembre, pochi giorni prima dell’attacco di Hamas, al Jewish Broadcasting Service: “L’ideologia woke ha cambiato il punto di vista su Israele: si è visto dal modo in cui testate come Washington Post e New York Times hanno trattato un momento di tensione tra Israele e Hamas nel maggio 2021. Prima di allora a Israele venivano concessi il beneficio del dubbio e il diritto alla difesa e solo in seguito si invitava alla moderazione nell’uso della forza. Lì lo schema è cambiato: dato che Israele era più forte, le colpe nel conflitto erano tutte sue”. Lo schema tipico del wokeism, dice Bernstein. Se sei forte, se hai qualche successo è perché sei complice della supremazia bianca e quindi dell’oppressione. Non esistono sfumature, vietato ragionare in altro modo. L’antiblackness dei bianchi deve restare il centro di ogni politica. Lo dice chiaro la fondatrice di Black Lives Matter, Patrisse Cullors, menzionata da Fiamma Nirenstein nel suo libro “Jewish Lives Matter”: “Israele è il Sudafrica della nostra generazione e se non ci muoviamo con decisione per porre una conclusione al progetto imperialista denominato Israele siamo condannati”. 

Osserva Bernstein che quando essere bianchi era considerato cosa buona gli ebrei non erano bianchi, anzi “non erano nemmeno ammessi al club”. Ora invece che è diventato un male, gli ebrei sono bianchi. Forse i più bianchi di tutti. I più colpevoli tra tutti i colpevoli. “I giovani ebrei sono molto coinvolti da questa ideologia, nelle scuole ti insegnano che la tua ebraicità e la tua bianchezza ti conferiscono ingiusti privilegi, nei campus ti viene richiesta una dichiarazione di antisionismo per essere accettato. Troppe organizzazioni ebraiche vogliono allinearsi con la sinistra progressista e woke. Ma noi dobbiamo poter affermare liberamente la nostra identità”. Ben prima dello stramaledetto 7 ottobre Bernstein aveva dato l’allarme: non finirà bene per gli ebrei se questa cultura arriverà a dominare le istituzioni, per questa strada verremo percepiti come i principali oppressori. Si deve essere fedeli alle idee liberali classiche e difendere una società aperta in cui si possa discutere liberamente. Non si può accettare di dire quello che non si pensa come prescrive il culto woke. La libera discussione è determinante per la vita degli ebrei al punto da essere consacrata nella Mishnah, testo della tradizione orale ebraica. “Ma se continueranno a chiederci di pagare questo prezzo per l’ammissione” conclude “se non potremo essere ciò che siamo, bene: sarà il tempo di cambiare alleanze”. 

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