Il gasdotto rotto tra Finlandia ed Estonia ha la firma di un'ancora cinese

Giulia Pompili

Ci sono pochi dubbi su chi abbia danneggiato tubi e cavi nel Baltico. Ma la domanda più importante degli investigatori - e della politica - è: l’ha fatto di proposito?

“Capisco il desiderio delle persone di ottenere informazioni il più rapidamente possibile, ma il problema è che se si punta il dito molto rapidamente, questo può avere gravi conseguenze”, ha detto ieri la prima ministra estone Kaja Kallas in Parlamento a Tallinn. C’è una questione di delicatezza diplomatica, dice Kallas, nelle indagini che riguardano i due danneggiamenti a infrastrutture strategiche europee scoperti la scorsa settimana. Il primo riguarda il gasdotto Balticconnector: da quasi una ventina di giorni il gasdotto che collega la Finlandia all’Estonia e all’Unione europea, lungo 152 chilometri in tutto, di cui 77 sottomarini, è fermo. L’8 ottobre scorso i tecnici hanno rilevato un calo della pressione e sono stati costretti a chiudere i rubinetti. Poche ore dopo è stato scoperto che a essere danneggiato non era soltanto il gasdotto Balticconnector, ma anche il cavo sottomarino di comunicazione collegato.

 

A gestire le indagini su quest’ultimo incidente è l’Estonia, mentre responsabili delle ricerche per il problema legato al gasdotto è la Finlandia, che sin dalle prime ore ha evocato il sabotaggio di Nord Stream dello scorso anno pur senza accusare nessun paese di averlo condotto. Fino all’altro ieri. Il National Bureau of Investigation finlandese ha pubblicato una dichiarazione inequivocabile: “Sulla base di prove e dati è stato possibile dimostrare lo svolgimento degli eventi” che hanno portato al danneggiamento del Balticconnector, “e si sospetta che la causa del danno sia la nave Newnew Polar Bear che batteva bandiera di Hong Kong”.

 

Della nave cargo cinese si parla già da giorni, ma l’altro ieri mattina è stata recuperata un’ancora del peso di seimila chilogrammi vicina all’area danneggiata del gasdotto, un oggetto compatibile con il danno riportato. E c’è una fotografia, che circola in queste ore online, in cui si vede la Newnew Polar Bear navigare senza l’ancora sinistra. Secondo la valutazione delle autorità finlandesi, è probabile che l’ancora abbia avuto un forte impatto con il Balticconector rompendolo, ma non è ancora chiaro per quale motivo il cargo di Hong Kong abbia deciso di gettare l’ancora in mare aperto. E soprattutto perché sia riuscito a trascinare l’ancora sul fondale per diverse decine di metri. Per ora, però, tutti gli indizi portano al cargo cinese, che nel frattempo si è reso irraggiungibile alle autorità dopo essere salpato alla volta di San Pietroburgo, in Russia – l’altro dettaglio che desta interesse è il fatto che NewNew Polar Bear provenisse dal porto di Kaliningrad, il territorio russo stretto tra Lituania e Polonia. C’entra anche la Russia? Di sicuro c’entra la Repubblica popolare cinese, ed è per questo che Kallas ha invitato ieri tutti alla calma nelle esternazioni – compreso il governo finlandese, visto che il presidente Sauli Niinisto aveva parlato subito di “attività esterne” come causa del guasto all’infrastruttura. Niinisto l’altro ieri era a Napoli insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e subito prima aveva visitato la base del Joint Force Command della Nato al Lago Patria nel comune di Giugliano. E’ proprio il recentissimo ingresso della Finlandia dentro all’Alleanza atlantica a rendere le indagini sui fatti ancora più importanti, perché come ripetuto anche dal segretario generale Jens Stoltenberg lo scorso 12 ottobre, la protezione di “gasdotti, i cavi elettrici, i cavi internet è in cima all’agenda della Nato”, e dopo i sabotaggi di Nord Stream è stato creato un coordinamento per le indagini dei paesi membri. 

 

 
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha detto ieri in conferenza stampa che “la Cina sostiene sempre che la comunità internazionale deve rafforzare la cooperazione per salvaguardare insieme la sicurezza delle infrastrutture transfrontaliere”, e ha detto di avere contatti costanti con le controparti finlandesi sulla questione del Balticconector, una collaborazione confermata ieri dal governo di Helsinki. Se fosse scoperta l’intenzionalità dell’azione da parte del cargo  Newnew Polar Bear, ci sarebbero conseguenze difficili da prevedere nei rapporti tra la Nato e la Cina, per giunta in una fase più che delicata: oggi il capo della diplomazia cinese Wang Yi è atteso a Washington dal segretario di stato americano Antony Blinken, in una rarissima visita di un alto funzionario cinese negli Stati Uniti. L’incontro dovrebbe essere propedeutico per una eventuale missione del leader Xi Jinping in California in occasione del summit Apec previsto fra tre settimane.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.