il piano di invasione

"Hamas va trattato come il nazismo”, spiega un funzionario del governo israeliano

David Carretta

Non basta più contenere il gruppo terroristico, va sradicato. Il primo obiettivo della guerra, sarebbe quello di “eliminare le infrastrutture, le capacità e la leadership di Hamas”, cercando di “nuocere il meno possibile ai civili”

Il Parlamento europeo ieri ha chiesto una “pausa umanitaria” delle operazioni di Israele a Gaza, segnale che a meno di due settimane dal massacro commesso da Hamas il 7 ottobre, il sostegno internazionale allo stato ebraico si sta sfaldando. Ma Israele andrà “fino in fondo”, dice al Foglio un alto funzionario israeliano. “L’obiettivo principale è eliminare Hamas”, conferma l’ambasciatore di Israele presso l’Unione europea, Haim Regev. Il 7 ottobre 2023 è stato “il giorno più nero nella storia ebraica dall’Olocausto”, dice l’ambasciatore: l’attacco di Hamas non fa parte di un “conflitto politico. Sono venuti solo per uccidere ebrei” in “un’operazione di assassinio di massa. Dobbiamo fare in modo che non accada più”. Sradicare Hamas sarà “una missione molto complicata”, riconosce il funzionario: “Nel 1945 l’unico modo per eliminare i nazisti fu andare fino a Berlino”.

L’espressione “andare fino a Berlino” mostra fino a che punto il 7 ottobre ha cambiato l’approccio strategico di Israele degli ultimi anni. Non si tratta più di contenimento. La minaccia ha cambiato totalmente dimensione. Il contratto a fondamento dello stato ebraico, che fa di Israele il luogo sicuro degli ebrei, è stato rotto. La capacità di deterrenza nei confronti dei paesi e degli attori ostili che lo circondano è andata in frantumi. Con la sua barbarie Hamas è considerata qualcosa di più di una tradizionale organizzazione terroristica. “Sono come i nazisti. Sono come l’Isis”, dice l’alto funzionario israeliano: “Non c’è alcuna razionalità nella loro azione. Nessun obiettivo politico. Hanno ucciso per uccidere (...), usando gli stessi metodi dei nazisti”. Il primo obiettivo della guerra, dunque, è “eliminare le infrastrutture, le capacità e la leadership di Hamas”, cercando di “nuocere il meno possibile ai civili”. Per questo l’offensiva di terra non è ancora iniziata. “Abbiamo carri armati, blindati, artiglieria. Potremmo entrare con l’artiglieria e fare un blitzkrieg, spazzando via tutto”. Se Israele prende “tempo” è perché “questa non è una guerra contro i palestinesi. E’ contro Hamas”, dice il funzionario israeliano. “Una volta che Hamas sarà eliminato” ci saranno benefici “non solo per Israele, ma anche con i palestinesi. Finché Hamas sarà a Gaza, sono condannati” alla miseria e alla povertà. Finita l’operazione, “Israele non ha alcuna intenzione di restare a Gaza. Non abbiamo alcuna intenzione di controllare 2,4 milioni di persone. Non abbiamo alcun interesse a stare a Gaza”, assicura il funzionario. Ma, finché Hamas sarà nella Striscia, “non permetteremo alcun tipo di investimenti”.

Il secondo obiettivo di Israele è di ottenere il rilascio degli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre. Il governo di Benjamin Netanyahu farà pressioni sui partner internazionali – dagli Stati Uniti all’Unione europea – per usare gli aiuti umanitari come “leva” per la liberazione degli ostaggi, spiega il funzionario. Il terzo obiettivo è “fare tutto il possibile per contenere questa guerra”. Anche se l’esercito israeliano è pronto ad affrontare Hezbollah o altri, “questa è una guerra lanciata da Hamas”. Dato il ruolo dell’Iran, “i messaggi degli Stati Uniti e dell’Ue sono particolarmente importanti in termini di deterrenza”. La richiesta all’Ue non è di aiuti finanziari o militari, ma di “comprendere” e “sostenere Israele”. La visita di Ursula von der Leyen è stata particolarmente apprezzata, così come il fatto che la presidente della Commissione abbia evitato di esprimere critiche in pubblico, preferendo trasmettere messaggi in privato su civili palestinesi e aiuti umanitari. 

L’alto funzionario israeliano riconosce che “il lavoro di eliminare” Hamas “ora diventerà complicato”. Il numero di morti tra i palestinesi continuerà a salire e, man mano, diminuirà il sostegno internazionale. “Più la guerra dura, più ci sarà pressione”. Hamas “usa i civili come scudo e impedisce alla gente di evacuare”, quando Israele chiede alla popolazione palestinese di trasferirsi nella parte sud della Striscia: “La exit strategy di Hamas è avere il maggior numero di vittime” palestinesi, dice il funzionario. Ci sarà anche la guerra della propaganda, come quella attorno all’esplosione dell’ospedale al Alhi di Gaza. “Ci aspettiamo che le persone ascoltino quello che dice un paese democratico” e “che leader e media aspettino la risposta ufficiale di Israele prima di adottare la narrazione di un’organizzazione terroristica”, dice il funzionario. “Gli appelli a fermarsi” – alla pausa umanitaria o al cessate il fuoco – sono “una vittoria” per Hamas. E rappresentano un pericolo per la stessa Unione europea: “Se vince Hamas, sarà un incentivo ad altre organizzazioni terroristiche in Europa”, avverte il funzionario israeliano.

Di più su questi argomenti: