Editoriali
Quegli affari scomodi con gli azeri. Crosetto sponsorizza le relazioni con Baku
Avere il gas ha un costo, ma vendere armi a chi fa il gioco dei russi è diverso. Alla vendita di due C27J Spartan, aerei militari per il trasporto tattico dovrebbero seguire altre altri contratti
C’è un testacoda all’orizzonte per il governo italiano, che sta prendendo forma su un tema delicato come non mai, in tempi di guerra alle frontiere dell’Europa. E’ quello dell’export delle armi, questione complessa perché dipende da delicati equilibri e sottili valutazioni politiche, oltre che commerciali. Ora, il testacoda riguarda il concomitante impegno dell’Italia nel sostenere militarmente l’Ucraina e l’Azerbaigian. L’attacco sferrato tre giorni fa dalle forze azere nel Nagorno-Karabakh, enclave a maggioranza armena, ha riportato alla mente gli accordi conclusi dalla controllata Leonardo con il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Alyev. L’ultima stretta di mano risale allo scorso giugno, con la firma sul contratto per la vendita di due C27J Spartan, aerei militari per il trasporto tattico.
A questa operazione ne dovrebbero seguire altre, come quella che riguarda il sistema di addestramento M-346. Le nostre relazioni con Baku nel settore degli armamenti hanno ripreso vigore negli ultimi tempi, sponsorizzate da Guido Crosetto. “Ultimamente ho visto cose che non ho capito – ha detto il ministro della Difesa – Abbiamo superato la dipendenza dal gas russo grazie alla cooperazione con l’Azerbaigian e dopo che abbiamo preso quello che ci serviva ho visto molte titubanze nel proseguire un rapporto, ad esempio nell’ambito difesa”. Tutto giusto, se non fosse che l’intervento azero in Nagorno-Karabakh è avvenuto con metodologie simili a quelle russe in Ucraina e con il tacito avallo del Cremlino.
Non proprio dettagli, di questi tempi. Una vicenda scivolosa, a cui fa il paio la riforma del controllo delle esportazioni di armi contenuta in un disegno di legge che sposta le competenze per il via libera ai contratti da una commissione tecnica di esperti del ministero degli Esteri al Cisd, Centro interministeriale per la Sicurezza e la Difesa. A giudicare il maggiore o minore rischio dei paesi verso cui esportare sarà direttamente il governo. Un accentramento che espone l’esecutivo, per cui un giorno potrebbe diventare difficile spiegare agli alleati come tenere il piede in due staffe, da una parte schierandosi con gli aggrediti, dall’altra con gli aggressori.
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