Ursula von del Leyen (Ansa)

“Delivered”

L'eredità (con numeri) di von der Leyen al suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione

David Carretta

Insisterà sul lavoro ancora da fare: dall'accordo sulla migrazione alla riforma del Patto di stabilità, fino al Green deal. Secondo la sua squadra, “oltre il 90 per cento delle proposte” contenute nelle linee guida della presidente della Commissione è stato approvato. Ma la stima è smentita da uno studio del Parlamento europeo

Strasburgo. Ursula von der Leyen oggi pronuncerà davanti al Parlamento europeo l’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione prima della fine della legislatura. La presidente della Commissione indicherà poche priorità per il prossimo anno e si esprimerà su alcuni temi che potrebbero diventare delicati nei prossimi mesi, come le riforme interne all’Ue in vista del futuro allargamento o la necessità di proteggere i costruttori di auto europei dalla concorrenza della Cina sull’elettrico. Von der Leyen insisterà molto sul lavoro ancora da completare: portare il nuovo Patto su migrazione e asilo e la riforma del Patto di stabilità e crescita oltre il traguardo. Non ci saranno segnali sulle sue ambizioni future, né su un secondo mandato alla testa della Commissione, né sulle indiscrezioni su un potenziale trasferimento alla Nato.

Uno dei principali passaggi riguarderà il Green deal. Von der Leyen di fatto schiaccerà il bottone “pausa”, anche se non può usare quella parola. La presidente della Commissione parlerà di “una nuova fase”, perché “il lavoro legislativo è concluso e ora si apre la fase dell’attuazione”, spiega al Foglio una fonte della Commissione. Di fronte alle crescenti critiche che vengono da diversi governi, settori dell’economia e cittadini, von der Leyen metterà  l’accento sulla “competitività” e sul “dialogo con l’industria e i cittadini per assicurare che l’attuazione (del Green deal) sia fatta in modo collaborativo”. Ma, a quattordici mesi dalla fine del suo mandato, il lavoro della Commissione è stato davvero completato?

“Delivered” è uno degli slogan della campagna di comunicazione della Commissione che ha anticipato il discorso sullo Stato dell’Unione di von der Leyen: promesse mantenute. Secondo la sua squadra, “oltre il 90 per cento delle proposte” contenute nelle linee guida di von der Leyen è stato approvato. Ma la stima è smentita da uno studio del servizio di ricerca del Parlamento europeo, che ha scandagliato tutte le promesse fatte dal 2019. Il bilancio è meno ricco di quanto lasci intendere l’iperattività comunicativa di von der Leyen. Un terzo di quanto promesso non si è ancora concretizzato e un altro terzo non è stato ancora approvato dal Parlamento europeo e dai governi.

All’inizio del suo mandato von der Leyen aveva indicato sei priorità: il Green deal, la transizione digitale, un’economia al servizio dei cittadini, un’Europa più forte nel mondo, la promozione del modo di vivere europeo e il rafforzamento della democrazia. Secondo l’analisi del Parlamento europeo, la sua Commissione ha annunciato 610 iniziative legislative e non legislative: 420 sono state effettivamente presentate (68 per cento), 174 mancano ancora all’appello, mentre 16 sono state ritirate. Sul totale, solo 221 iniziative (il 36 per cento) sono state effettivamente adottate da Parlamento e Consiglio dell’Ue.

Perfino il Green deal è lungi dall’essere completato. Secondo lo studio del Parlamento europeo, la Commissione dovrebbe presentare ancora 54 proposte. Su 154 iniziative annunciate finora per la transizione verde, 96 sono state effettivamente presentate e solo 49 sono state adottate. Sulla transizione digitale, la Commissione ha annunciato 105 iniziative, ma solo 31 sono state adottate e 27 sono ancora da negoziare. Sull’economia, l’esecutivo comunitario ha promesso 128 iniziative, ma 32 non si sono mai materializzate. La democrazia è il settore più trascurato: 18 iniziative adottate (e 17 ancora mancanti) su 60 annunciate. Complici la guerra della Russia contro l’Ucraina e la crescente aggressività della Cina, le promesse su “un’Europa più forte nel mondo” hanno avuto più fortuna: su 69 annunci della Commissione, 42 iniziative sono state adottate e 15 attendono il via libera definitivo. La nuova geopolitica è stata l’acceleratore nel corso dell’ultimo anno. Il regolamento per sostenere la produzione di armi è stato adottato in tempi record (presentato il 3 maggio e firmato il 20 luglio). La Commissione “geopolitica” promessa da von der Leyen a inizio mandato si sta concretizzando più per necessità che per scelta.

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