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Editoriali

Selmayr e von der Leyen, mondi opposti

Redazione

Il funzionario della Commissione europea, ex direttore del gabinetto di Jean-Claude Juncker, parla del denaro insanguinato dell’Austria alla Russia 

Martin Selmayr è un funzionario della Commissione europea molto controverso, sconosciuto al grande pubblico, ma che ha vissuto un momento di onnipotenza, dirigendo il gabinetto di Jean-Claude Juncker nel precedente mandato. Era diventato il padrone di fatto dell’esecutivo Ue, al punto di autopromuoversi segretario generale, prima di essere spostato da Ursula von der Leyen a Vienna come rappresentante della Commissione. Ora rischia di essere fatto fuori, ma per la ragione sbagliata: aver difeso la stessa von der Leyen dall’accusa di un “pacifista” pro russo di avere “le mani insanguinate” per il sostegno all’Ucraina, rispondendo che sono gli austriaci a inviare “denaro insanguinato” a Mosca continuando a comprare una quantità enorme di gas russo. Vienna ha protestato con von der Leyen. Il ministero degli Esteri ha convocato Selmayr.

L’estrema destra della Fpö ha chiesto un “biglietto di sola andata”. Invece del suo rappresentante, von der Leyen ha scelto di difendere Vienna. La Commissione “prende le distanze dalle dichiarazioni deplorevoli e inappropriate” di Selmayr, ha detto un suo portavoce. Selmayr è stato richiamato a Bruxelles per dare spiegazioni. Von der Leyen starebbe pensando al biglietto di sola andata. “Non è possibile avere un rappresentante a cui un governo non parla”, dice al Foglio una fonte. Forse. Ma Selmayr rischia per aver detto la verità. Secondo i dati del ministero austriaco dell’Energia, a giugno l’Austria ha comprato il 60 per cento del gas dalla Russia contro il 63 di un anno prima.

Nel febbraio del 2022 era l’80. Un calo molto inferiore a quello di altri paesi. In media nell’Ue la quota di gas russo è passata dal 45 per cento del 2021 al 24 del 2022, per crollare al 15 nella prima metà del 2023. La verità può essere diplomaticamente “inappropriata”. Ma è “deplorevole” che un presidente della Commissione “prenda le distanze” dalla verità per non disturbare un governo, magari per non compromettere le proprie possibilità di rielezione.