Il cancelliere austriaco Karl Nehammer con l'ex prima ministra finlandese Sanna Marin (foto Ap, via LaPresse) 

Tra Vienna e Mosca tutto bene, ma con l'Fpö può andare pure meglio

Daniel Mosseri

Estranea alla Nato, l’Austria non intende unirsi all’Alleanza come fatto invece dalla Finlandia e dalla Svezia. E i legami commerciali con la Russia sono molti

Berlino. E se poi al governo ci va la Fpö? Secondo i principali sondaggisti austriaci, con il 27-29 per cento dei consensi i sovranisti del Partito della libertà sono avanti ai popolari (Övp) del cancelliere Karl Nehammer avvistati a quota 22-24 per cento e dei socialdemocratici (Spö), anche loro intorno al 23-25. Al netto di possibili crisi politiche o scandali ai quali ci ha abituato l’Austria in anni recenti le elezioni sono in programma a settembre 2024. C’è dunque ancora un anno per chiedersi in che direzione si muoverà Vienna nei confronti di Mosca. Per adesso, pur marcando le distanze dalla linea filorussa della confinante Ungheria di Viktor Orbán, l’Austria si è distinta per un contegno più amichevole nei confronti del Cremlino rispetto alle altre cancellerie occidentali. Sarà perché si tratta di un paese neutrale o forse perché l’Austria “è il ventre molle dell’Europa”, nelle parole pronunciate da un alto funzionario della Commissione Ue e riportate da Politico.

La verità sta nel mezzo: estranea alla Nato, l’Austria non intende unirsi all’Alleanza come fatto invece dalla Finlandia – che però con la Russia confina e con la quale ha un passato tormentato – o come sta tentando di fare la Svezia. “E poi è vero che l’Austria ha rapporti politici ed economici con la Russia più intensi rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Ue”, dice al Foglio il politologo dell’Università di Vienna Laurenz Ennser-Jedenastik. Relazioni consolidate da decenni, che la politica è riluttante a tagliare e che, anzi, sono coltivate dai tre principali partiti politici, con una spiccata prevalenza in casa sovranista.

Un po’ come succede in Germania, i Liberali di Neos e i Verdi (al governo questi ultimi con i popolari a Vienna) sono le formazioni più critiche con Mosca. Ma le similitudini finiscono qua: se tanti tedeschi ancora criticano l’abbraccio politico e finanziario fra Vladimir Putin e il loro ex cancelliere Gerhard Schröder diventato un consulente di Gazprom nel 2005, “da noi nessuno ha contestato il passaggio di politici ed ex cancelliere alle aziende”, anche russe, osserva Ennser-Jedenastik, che parla anzi di una “occorrenza regolare” da decenni.

La bussola degli austriaci “è stata sempre massimizzare i vantaggi economici derivanti dalla neutralità politica”. Traduzione: non solo Vienna si è attaccata al gas russo molto prima dei suoi vicini della Nato ma anche oggi che le altre capitali fanno carte false per trovare nuove fonti di approvvigionamento “noi non abbiamo praticamente intaccato l’import idrocarburi dalla Russia”. Il che permette comunque al governo nero-verde di Nehammer di parlare di indipendenza dal gas russo, ma, come spiega ancora Ennser-Jedenastik, si tratta di un’indipendenza teorica ed esperibile “laddove Mosca smettesse di venderci il suo gas”. Gli accordi con l’Algeria e il Qatar in altre parole non mancano, e anche i siti per lo stoccaggio sono stati potenziati, per adesso però si va avanti con il metano degli oligarchi. Della dipendenza dal gas russo si preoccupano di più i Verdi “ma principalmente per far avanzare la loro agenda sulle fonti rinnovabili”. In questo scenario di business as usual colpisce ancora di più come il primo partito nei sondaggi sia quello per l’abolizione delle sanzioni anti-russe. La settimana scorsa i socialdemocratici hanno eletto un nuovo leader, Andreas Babler, contrario agli accordi con i sovranisti “per cui la Fpö potrà tornare al governo solo con l’accordo dei popolari e solo se questi non sceglieranno la Spö”.

L’intesa sul fianco destro non sarebbe una novità per l’Austria “ma i popolari sono abituati ad allearsi con la Fpö da una posizione di forza e non so se accetterebbero di essere il junior partner della coalizione”, conclude l‘accademico. L’eccessivo successo dei sovranisti potrebbe in definitiva nuocere alla stessa Fpö, “che d’altronde è sempre stata più interessata alla politica interna che a quella estera”. Ma con loro nella stanza dei bottoni nuove sanzioni contro Mosca sono da escludere.

Di più su questi argomenti: