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Musk voleva diventare il risolutore della guerra in Ucraina. Poi si è stancato

Micol Flammini

Il ceo di Tesla è stato essenziale per Kyiv fino a quando non ha deciso che Starlink in dono non era più sostenibile, diventando uno degli uomini più elogiati dalla propaganda russa

Elon Musk ha deciso che la guerra della Russia contro l’Ucraina dovesse diventare affar suo. In questo non ha sbagliato, è affare di ognuno di noi perché a Kyiv si combatte una battaglia esistenziale per la libertà e non possiamo permettere che vinca il regime russo anche per tutelare la nostra sicurezza.   Quindi Musk ha deciso di abbracciare la causa di Kyiv donando una preziosissima risorsa: i satelliti di Starlink in grado di assicurare la connessione internet. Starlink ha permesso all’Ucraina di non diventare un buco nero  e  ha consentito all’esercito  di utilizzare  armi sofisticate. Musk è stato essenziale  fino a quando non  ha deciso che Starlink in dono non era più sostenibile diventando uno degli uomini più elogiati  dalla propaganda russa.

 

Nella biografia a lui dedicata dell’ex giornalista della Cnn Walter Isaacson, che uscirà in Italia martedì, viene raccontato un episodio: Musk avrebbe ordinato ai suoi ingegneri di spegnere i satelliti sabotando un attacco ucraino contro la flotta russa nel Mar Nero. Lo avrebbe fatto per paura che l’azione scatenasse una risposta russa imprevedibile. Musk ha detto di non aver spento nulla, semplicemente non ha acconsentito di attivare i satelliti nella regione. Voleva diventare  il risolutore della guerra. Aveva iniziato con le migliori intenzioni. Poi non ha osato, si è fermato. O forse, si è stancato di un conflitto preso come un gioco. Il primo a complimentarsi con lui è stato Dmitri Medvedev.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)