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Gli affari di Elon

Musk potrebbe aver usato i soldi di Starlink per comprare Twitter, lasciando l'Ucraina scoperta

Pietro Minto

Da tempo l'imprenditore sudafricano utilizza SpaceX per finanziare le sue altre aziende in difficoltà. Ma la rilevanza geopolitica dell'impresa spaziale fa sorgere interrogativi sulla gestione. L'inchiesta del Wall Street Journal

Elon Musk è ormai una galassia, un “cinematic universe”, come quello della Marvel: oltre a Tesla e X (un tempo nota come Twitter), è a capo di SpaceX, azienda spaziale che controlla Starlink, il sistema di telecomunicazioni satellitare diventato perno fondamentale nella guerra in Ucraina. E poi la Boring Company, con cui sogna di scavare tunnel per automobili, e Neuralink, che si occupa di “interfacce neurali impiantabili”, ovvero metodi di collegare la nostra mente ai computer. Un insieme di società e controllate che è soprattutto un reticolo di interessi, come ha raccontato il Wall Street Journal, che nelle ultime settimane ha pubblicato due storie su alcuni movimenti sospetti tra Musk e le sue aziende. 

 

Dal primo di questi movimenti è nata anche un’indagine da parte dell’ufficio del procuratore di New York, che  vuole capire perché Tesla abbia partecipato con propri fondi al cosiddetto “Progetto 42”, che secondo alcuni sarebbe la copertura per la costruzione di  una casa per Elon Musk ad Austin, in Texas. E’ lì, nello stato federato al confine col Messico dal 2015 guidato dal repubblicano Greg Abbott, che l’imprenditore ha da poco trasferito buona parte delle sue operazioni in aperto contrasto con la gestione dello stato della California. Anche la Sec, la Security Exchange Commission, l’equivalente della nostra Consob, ovvero l’organo di controllo del mercato finanziario nazionale, starebbe indagando sull’utilizzo di questi fondi a uso personale da parte Tesla, azienda quotata in Borsa.

 

L’ultimo episodio dell’Elon Cinematic Universe riguarda però SpaceX, in particolare un prestito da un miliardo di dollari che l’azienda avrebbe concesso a Musk nello stesso periodo in cui questo stava ultimando l’acquisto di Twitter. Secondo il Wall Street Journal, “l’inusuale prestito è solo l’ultimo esempio di come l’uomo più ricco del mondo ha raccolto contante dalle aziende del suo impero senza doversi separare dalle proprie azioni, permettendogli di ottenere fondi per una lunga serie di iniziative”. Uno stratagemma reso possibile dal pieno controllo di Musk nell’azienda – di cui detiene il 42 per cento delle azioni e il 79 per cento del potere di voto degli azionisti. Nonostante tutto, in particolare negli ultimi due anni, Musk è ricorso spesso alla vendita delle preziose azioni Tesla: alla fine del 2022 ne aveva venduto per circa 40 miliardi di dollari, secondo Reuters.

 

E’ da tempo che SpaceX viene usata per finanziare le altre imprese di Musk: nel 2008 diede circa 20 milioni di dollari a una Tesla in grande difficoltà; tra il 2015 e il 2016, fu il turno di SolarCity, disgraziata società di energia solare acquisita da Tesla in quegli anni; nel 2018 furono gli stessi azionisti di SpaceX a mettere in dubbio il prestito garantito alla citata Boring Company. 

A rendere questi movimenti di rilevanza pubblica è il ruolo raggiunto da SpaceX nel contesto dell’esplorazione spaziale e in quello militare. Lo scorso giugno il Pentagono ha dichiarato di aver acquistato dei terminali Starlink per la comunicazione satellitare, che può contare su circa quattromila piccoli satelliti portati nella bassa orbita terrestre in questi anni dall’azienda stessa. 

 

Il Pentagono in particolare sembra essersi ormai abituato a pagare per il servizio: nell’ottobre del 2022, mentre circolavano voci su possibili contatti diretti tra Musk e Vladimir Putin, il capo di SpaceX disse di non potersi più permettere di offrire gratuitamente Starlink all’esercito ucraino, che si basa su questi satelliti per coordinare le proprie azioni. Fu lo stesso Musk a chiedere al Dipartimento della Difesa statunitense di coprire il costo del servizio proprio mentre ultimava l’acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari (e SpaceX offriva il prestito a Tesla, secondo l’accusa).

 

Il crescente peso geopolitico delle proprietà di Musk è l’argomento di un lungo articolo del giornalista Ronan Farrow pubblicato ad agosto dal New Yorker, in cui si racconta la rassegnazione con cui politici e militari occidentali e ucraini si sono ritrovati a scendere a patti con Musk nella speranza di poter usufruire delle sue tecnologie. Un universo cinematico in cui ogni azienda paga per le altre ed Elon Musk continua ad accumulare capitali, oltre che potere politico.

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