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Stelle indiane /3

Dopo Bangalore c'è Hyderabad: in India gli hub tech si moltiplicano

Francesca Marino

Alcune delle aziende tecnologiche più importanti del mondo hanno sede nei poli tecnologici indiani. Qui la Silicon Valley è già preistoria

“Bangalore è dove si mettono in scena tutti gli spettacoli tecnologici per gli stranieri. Ma sembra che sia invece Hyderabad il posto in cui accadono i veri cambiamenti tecnologici per l’India. E’ il mio secondo viaggio in un mese ad Hyderabad, e la città è un vero laboratorio di cambiamenti che riguardano specificamente l’India ma che sono applicabili a tutto il mondo”. Abhijit Iyer Mithra, analista all’Institute for Peace and Conflict e noto commentatore per varie piattaforme media, apre il dibattito su due dei poli tecnologici indiani: la più famosa Bangalore, definita ormai da anni la “Silycon Valley” dell’India e la meno celebre, almeno all’estero, Hyderabad, capitale dello stato del Telengana.

L’Hyderabad Information Technology and Engineering Consultancy City, Hitec City per gli amici, è praticamente una città alle porte della città: un luogo che comprende al suo interno diversi campus e poli tech, e che è ormai definita anche Cyberabad. A Cyberabad, nata nel 1997, hanno sede la Hyundai, la Bank of America, l’Ibm, la Wells Fargo, la General Electric, la Accenture e Microsoft, tanto per citarne qualcuna. Facebook ha un ufficio a Cyberabad dal 2010, il quarto più grande ufficio di Facebook in tutto il mondo. Amazon ha inaugurato ad Hyderabad nel 2019  il suo primo edificio di proprietà e il più grande campus del mondo che si estende su 9,5 acri e può ospitare più di 15 mila dipendenti. E non lontano da Hyderabad, a Sriharikota, si trova anche il Satish Dhawan Space Centre, da cui è stata lanciata la missione spaziale di Chandrayaan-3. “Penso che Bangalore abbia perso il primato quando ha perso gli uffici di Microsoft e Google a favore di Hyderabad”, prosegue Iyer Mithra, “la trasformazione della città è stata sorprendente negli ultimi cinque anni. L’economia è ben diversificata, con l’industria manifatturiera, farmaceutica e informatica. E anche l’ecosistema della Difesa, dell’aerospazio, dei missili e dei droni può prosperare grazie alle condizioni favorevoli”. Mentre Bangalore soffrirebbe ormai di sovraesposizione e di sovraffollamento. 

In effetti ormai, più che per i giardini e il clima temperato, la città è nota per il traffico epocale e per la difficoltà estrema di spostarsi o di trovare un alloggio in città. D’altra parte, la trasformazione di Bangalore nella  Silicon Valley dell’India è iniziata negli anni Settanta, quando il governo indiano ha iniziato a investire nel settore informatico e aziende come Texas Instruments e Ibm hanno aperto in città i loro centri di ricerca e sviluppo. Negli anni Ottanta poi il settore IT di Bangalore è cresciuto in modo esponenziale, grazie a una serie di fattori: la disponibilità di manodopera qualificata, il sostegno del governo al settore IT e la posizione strategica della città. Oggi, Bangalore è la sede di alcune delle aziende tecnologiche più importanti del mondo, tra cui Infosys, Wipro e Tcs ed è sede di oltre oltre 10 mila startup. Il settore IT di Bangalore vale oltre 100 miliardi di dollari e si prevede che crescerà fino a 250 miliardi di dollari entro il 2025. 

 

D’altra parte, l’India è il primo esportatore al mondo di prodotti IT, il terzo nel settore farmaceutico e servizi di outsourcing dei processi aziendali. Le esportazioni di servizi di tecnologia dell’informazione e di outsourcing dei processi aziendali dell’India sono cresciute del 14 per cento negli ultimi due decenni e si sono attestate a 254,5 miliardi di dollari nel 2021-22.  E continuano a crescere. Talmente tanto che il panorama dell’industria IT ha iniziato a spostarsi dai principali hub tecnologici decentralizzandosi in città come Chandigarh, Ahmedabad, Nagpur e Kanpur, beneficiando di incentivi come la riduzione dei costi delle operazionali, un migliore accesso alle risorse umane e quindi di un minore tasso di abbandono dei dipendenti, oltre che al sostegno statale in termini di infrastrutture e politiche. E aziende come Infosys, Wipro, HclTech e Wns hanno già aperto sedi in una o più città di questi nuovi poli tecnologici emergenti. 

La Silicon Valley, nell’India che guarda al futuro, è già preistoria.

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