Stelle indiane/2

Da Kiran Mazdumar alla suocera di Sunak. La scienza in India è femmina

Francesca Marino

Dalle bioteconologie all'informatica, fino all'ingegneria aerospaziale e alla recentissima missione lunare: le donne si sono distinte per genio e innovazione, fino a ricoprire sempre più spesso posizioni centrali nella società indiana. Ma c'è ancora molto da fare

Nel 2011 è stata inserita dal Financial Times nella lista delle 50 donne più importanti del mondo degli affari, e nel 2019 Forbes l’ha collocata tra le 68 donne più potenti del mondo. E’ stata inserita nella “Worldview 100 List” dei visionari più influenti dalla rivista Scientific American e nominata tra i “100 Leading Global Thinkers” dalla rivista Foreign Policy. Si è classificata al primo posto nella categoria Business Captains della “Medicine Maker Power List” 2018, un indice delle cento persone più influenti al mondo nel campo della medicina: e la lista è ancora più lunga. Lei è Kiran Mazdumar, presidente esecutivo e fondatrice di Biocon Limited e Biocon Biologics Limited, un’azienda di biotecnologie con sede a Bangalore, in India, ed ex presidente dell’Indian Institute of Management.

La signora, che ha appena compiuto settant’anni, ha praticamente inventato un settore, quello delle biotecnologie, che produce oggi un volume d’affari di circa 92 miliardi di dollari, e che nell’ultimo anno è cresciuto di uno straordinario 15 per cento. Una lunga strada dal garage dei suoi genitori a Bangalore dove, nel 1978, una giovanissima Kiran fondava la prima azienda di biotecnologie farmaceutiche dell’India e apriva le porte a un settore che, seppure nato formalmente soltanto nel 1986 con l’istituzione del Dipartimento di Biotecnologia (DBT) da parte del ministero della Scienza, ha collocato l’India tra le prime dodici destinazioni al mondo per le biotecnologie e al terzo posto  in Asia, rendendo il paese uno dei maggiori fornitori del mondo di farmaci e vaccini a basso costo. Ma non è un caso isolato. 

 

 

Alla stessa generazione di pioniere di Mazdumar appartiene Sudha Kilkarni Murthy, da questa parte del mondo nota soltanto per essere la miliardaria suocera del premier inglese Rishi Sunak. Sudha Murthy è stata la prima donna ingegnere assunta dalla Tata Engineering and Locomotive Company (Telco), il più grande costruttore di automobili dell’India. In seguito è entrata a far parte della Walchand Group of Industries a Pune come analista di sistemi senior e, soprattutto, ha fondato nel 1981 assieme al marito Narayan Murthy la Infosys Technologies Limited: un’impresa di servizi informatici con sede a Bangalore, che adesso ha  sedi anche in Cina, Australia, Regno Unito, Canada e Giappone. Nel 1996 Sudha Murthy ha fondato la Infosys Foundation, di cui è presidente: un’organizzazione che si occupa di sanità, reinserimento sociale e promozione delle aree rurali, educazione, arte e cultura. Ha scritto e pubblicato molti libri, tra cui romanzi, saggistica, diari di viaggio, libri di divulgazione scientifica e autobiografie. La signora, che ha ancora l’aspetto tranquillo e rassicurante della tipica mamma indiana della middle class, ha dichiarato una volta, con un riferimento autoironico alla sua storia personale (aver abbandonato la propria carriera di ingegnere per intraprendere l’avventura Infosys col marito) che “dietro ogni uomo di successo c’è una donna stupida”, incitando le giovani donne imprenditrici a cui parlava a tenere duro e non perdere di vista i propri obiettivi perché conciliare carriera e famiglia è senz’altro possibile. 

 

Come hanno dimostrato le donne dietro alla missione lunare indiana: Kalpana Kalahasti, vicedirettore del progetto Chandrataan. O Reema Ghosh, una specialista di robotica che ha lavorato allo sviluppo del rover “Pragyan”, attualmente in funzione sulla superficie lunare. E infine Ritu Karidhal, scienziata e ingegnere aerospaziale, conosciuta come la “donna razzo” dell’India. Eppure, secondo Veneeta Bal, biologa a capo della task force per le donne nella scienza al ministero della Scienza e della Tecnologia, c’è ancora molto da fare, nonostante secondo i dati della Banca mondiale, le donne rappresentino il 43 per cento del totale dei laureati in materie scientifiche in India, una delle percentuali più alte al mondo, soltanto il 14 per cento degli scienziati, ingegneri e tecnologi degli istituti di ricerca e delle università sono donne. “E’ incoraggiante vedere sempre più donne nelle istituzioni scientifiche. Ma quando si tratta di leadership istituzionale, c’è ancora un grande divario: lo squilibrio che deve essere corretto”. E in India stanno lavorando per riuscirci. Parola di Soumya Swaminathan, scienziata dell’Oms. 
 

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