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le reazioni

Rigorista a chi? Cosa ne pensa Bruxelles del Gentiloni bashing

David Carretta

Le critiche dei due ministri italiani nei confronti del connazionale commissario europeo lasciano interdetti. C'è chi pensa ad una mossa di caratterizzazione in vista delle europee e chi ci vede un segnale di debolezza

Dentro l’Unione europea gli attacchi di Matteo Salvini e Antonio Tajani a Paolo Gentiloni sono passati quasi inosservati. Un po’ perché portano la chiara etichetta di “politica interna”, dice un funzionario europeo. Un po’ perché definirlo anti italiano o falco del rigore “sono accuse risibili”, come dice un’altra fonte. Eppure qualcuno interpreta il gran cancan contro il commissario all’Economia in un modo più sottile. Non è solo l’inizio della campagna elettorale per il 2024. E nemmeno una manovra del leader della Lega di prendere le distanze dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Potrebbe essere un sintomo di debolezza del governo e della maggioranza a Roma in vista delle difficoltà dell’autunno”, spiega un terzo funzionario. C’è il documento programmatico di bilancio 2024 da presentare entro il 15 ottobre che, con un calo del deficit meno significativo di quanto previsto in primavera, potrebbe andare incontro a un giudizio severo. C’è da ottenere l’esborso della quarta rata del Pnrr e il via libera alla modifica del piano, che non sono scontati come lascia intendere il governo. C’è il negoziato sulla revisione del Patto di stabilità e crescita, nel quale il vero muro contro cui Giancarlo Giorgetti andrà a sbattere è il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, con il sostegno del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. C’è infine la ratifica del nuovo trattato del Mes, che agli occhi dell’Eurogruppo deve essere fatta entro la fine dell’anno, altrimenti non ci sarà un paracadute finanziario comune in caso di crisi bancaria. “Gli attacchi a Gentiloni sono più un test sulla capacità di Meloni di mantenere una linea responsabile che un problema per il commissario”, spiega il terzo funzionario. “Mostrano una certa ignoranza delle dinamiche dell’Ue: l’Italia deve fare i conti con le posizioni molto diverse di altri 26 paesi”, dice la seconda fonte. In ogni caso “non incrinano la reputazione seria di Gentiloni”, dice il primo funzionario.

 

Chi sostiene la tesi della “politica interna” vede nelle parole di Salvini e Tajani un tentativo di “caratterizzarsi in vista delle elezioni europee”. Un’altra lettura è che “attaccando Gentiloni, Salvini attacca Meloni”. Ufficialmente la Commissione non ha voluto commentare. La linea è che un commissario ha il passaporto europeo: non rappresenta un paese e ancor meno un governo. Ma “off the record” tutti riconoscono che Gentiloni ha lavorato costantemente a favore dell’Italia e per garantire margini di manovra ai tre governi che si sono succeduti da quando è diventato commissario (la cronaca giornalistica è lì ad attestarlo). “Le cose che sono state fatte in questi anni, le ha pensate molto per sostenere l’Italia”, dice un’altra fonte della Commissione, ricordando il programma Sure durante la pandemia, NextGenerationEu per rilanciare la crescita e dare a Roma uno stimolo fiscale senza precedenti, la proposta di revisione del Patto di stabilità e crescita con tempi più lunghi per ridurre il debito e le pressioni per trovare soluzioni ai problemi legati al Pnrr. Lo ha fatto non solo con il Conte II e il governo Draghi, ma anche con Meloni. Nell’ultimo anno Gentiloni non ha mai espresso critiche pubbliche contro la politica economica e fiscale del governo. Nemmeno sulla mancata ratifica del Mes, rispetto alla quale ha detto di “comprendere” le difficoltà. Al massimo si è accontentato di fare qualche richiamo “soft” sulla necessità di attuare il Pnrr o di accelerare la richiesta di modifica del piano. Anche su temi fuori dal suo portafoglio – come il Green deal o la plastica monouso – si è mosso per difendere gli interessi italiani, a rischio di scontrarsi con il suo ex collega e compagno di partito nel Pse, Frans Timmermans. Di fronte agli sbarchi di migranti, e su richiesta del governo italiano, è volato a Tunisi per tentare di sbloccare gli aiuti finanziari della Commissione e del Fondo monetario internazionale alla Tunisia. Quanto al negoziato sul Patto di stabilità “se si dice a Lindner o Dombrovskis che Gentiloni è troppo rigorista, cadono dalla sedia”, dice un diplomatico.