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Editoriali

L'Ue non ha lasciato sola l'Italia sui migranti

Redazione

Berlino è il paese con più richieste di asilo, con 154 mila domande. L’“Europa fortezza” che cerca in ogni modo di chiudere le frontiere non funziona

I dati pubblicati martedì dall’Agenzia europea per l’asilo confermano che l’Italia non è la prima destinazione dei migranti che fuggono da guerra e persecuzione. Nei primi sei mesi dell’anno, è stata la Germania a ricevere il più alto numero di richieste di asilo con 154 mila domande, più del doppio rispetto a quelle presentate in Italia (62 mila) e più di tutti i migranti sbarcati nel nostro paese. Complessivamente nell’Ue le richieste di asilo sono state 519 mila, con un aumento del 28 per cento sul primo semestre del 2022. E’ il livello più alto dalla crisi dei rifugiati del 2015-16. Anche Spagna (86 mila) e Francia (81 mila) sono davanti all’Italia. Rispetto alla popolazione, ci sono altri paesi sotto pressione maggiore, come Austria, Grecia e Belgio.

I dati confermano che buona parte dei migranti che arrivano sulle coste italiane poi si trasferiscono in altri stati membri dell’Ue, nonostante le regole di Dublino sulla responsabilità dei paesi di primo ingresso. Il vittimismo sull’Italia “lasciata sola” è quindi fuori luogo. La logica dei numeri vorrebbe che l’Italia contribuisse ad accogliere i richiedenti asilo di altri paesi più sotto pressione.

 

Ma la portata del fenomeno chiama in causa anche l’attuale politica dell’Ue. Per il secondo anno consecutivo, le richieste di asilo saranno attorno al milione nell’Ue. In futuro, ai flussi tradizionali di rifugiati (Siria, Iraq e Venezuela), si aggiungeranno quelli dovuti alla crescente instabilità nell’Africa subsahariana. Spaventata dall’estrema destra che grida all’emergenza, l’Ue ha adottato l’approccio “Europa fortezza”, cercando in ogni modo di chiudere le frontiere. I dati dimostrano che non funziona e che il fenomeno è diventato troppo strutturale per affrontarlo come una crisi temporanea. Per governarlo e non subirlo, è ora di puntare di più su una politica dell’Ue di integrazione. Con i siriani arrivati in Germania nel 2015-16 e gli ucraini fuggiti dalla guerra nel 2022 ha funzionato. Un’Ue demograficamente in declino e con crescita stagnante avrebbe solo da guadagnarne.
 

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