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Editoriali

Lo stimolino di Scholz, l'idea del cancelliere per spronare il paese

Redazione

Per tirare la Germania fuori dalla stagflazione, il governo mette 7 miliardi a favore della crescita e garantisce affinchè gli investimenti non siano più rimandati

La clausura ha portato consiglio. Al termine della due giorni a porte chiuse presso il castello di Meseberg, fuori Berlino, il governo del cancelliere Olaf Scholz ha partorito nuove idee per pungolare la Germania fuori dalle secche della decrescita se non – peggio ancora – della stagflazione. La coalizione semaforo (socialisti-liberali-verdi) ha concordato uno stimolo fiscale da 7 miliardi di euro a favore della crescita e, soprattutto, a garanzia che gli investimenti di cui il paese ha bisogno (soprattutto digitalizzazione ed energie rinnovabili) non siano più rimandati. La Repubblica federale sta perdendo appeal? E’ necessario inviare segnali sulla convenienza a investire in Germania, ha sottolineato il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, annunciando anche una nuova legge per migliorare le condizioni in cui lavorano le start-up.

Dopo due trimestri negativi e uno piatto, il governo se la prende, insomma, con la lentezza della macchina burocratica. Basterà? Intanto è già qualcosa che il governo si muova: un pacchetto da 6 miliardi era stato già preparato alcune settimane fa ma il disaccordo fra Verdi e Liberali su quanto destinare alle imprese e quanto alle famiglie bisognose con bambini aveva bloccato le macchine, fra le proteste della Bdi: “Le imprese e l’industria hanno ora bisogno di un’agenda chiara che consenta una crescita a lungo termine attraverso maggiori investimenti pubblici e privati”, si era lamentata la Confindustria tedesca.

Il governo ha risposto ma la crisi non è alle spalle: mentre si cerca di riaccendere il motore della locomotiva, l’inflazione continua a correre. Per la prima volta negli ultimi due anni, nel secondo trimestre del 2023, i salari sono cresciuti di più dell’indice dei prezzi a consumo (6,6 per cento contro 6,5 per cento). Da un lato vuol dire che i lavoratori iniziano a recuperare parte del potere d’acquisto perduto, dall’altro che la pressione inflazionistica è ancora forte. A Francoforte la Bce avrà sicuramente preso nota.

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