Wopke Hoekstra (LaPresse) 

Il falco Hoekstra come commissario in Ue apre un dilemma per FdI

David Carretta

Tra il 2017 e il 2022 Hoekstra era stato il ministro delle Finanze del governo Rutte III. È ricordato come uno dei ministri più duri con i paesi del sud. I malumori dei socialisti per il portafoglio sul clima apre una nuova prospettiva per i Conservatori e riformisti europei

Bruxelles. La decisione di Mark Rutte di nominare il suo ministro degli Esteri, Wopke Hoekstra, come nuovo commissario olandese dopo il ritorno alla politica nazionale di Frans Timmermans rischia di rendere più agitato il rientro dalle vacanze di Ursula von der Leyen. Il gruppo dei Socialisti&Democratici ieri ha minacciato di bocciare Hoekstra se la presidente della Commissione deciderà di affidargli il portafoglio del clima e se l’olandese non rinnegherà le sue posizioni passate sull’austerità. Conseguenza: la nomina Hoekstra, che deve essere confermata anche dal Parlamento europeo, potrebbe mettere Fratelli d’Italia e il suo gruppo sovranista (i Conservatori e riformisti europei) di fronte a un dilemma imbarazzante: votare contro un falco dell’austerità che ha sempre criticato l’Italia sull’economia oppure salvarlo per non compromettere i buoni rapporti con la presidente della Commissione? A nove mesi dalle elezioni europee, il clima da campagna elettorale non favorisce i compromessi. Alla fine del suo primo mandato, von der Leyen sarà costretta a fare un difficile esercizio di equilibrismo, o forse un rimpasto di portafogli, per evitare un incidente.

  

Con Hoekstra “penso che abbiamo un buon candidato”, ha spiegato ieri il premier olandese Rutte in una conferenza stampa: “Ciò di cui abbiamo bisogno è qualcuno con esperienza internazionale, capace di negoziare e di avvicinare le persone”. Von der Leyen lo intervisterà martedì prima di decidere se confermarlo e quale responsabilità affidargli. Il problema è che, prima di guidare la diplomazia olandese, tra il 2017 e il 2022 Hoekstra era stato il ministro delle Finanze del governo Rutte III. A Bruxelles e nelle capitali è ricordato come uno dei ministri più duri con i paesi del sud. Nel 2018 rilanciò la Lega Anseatica  con Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia e Lituania per dare al Mes (il fondo salva-stati) nuovi poteri per monitorare le politiche di bilancio nazionali e decidere ristrutturazioni del debito. Nel 2020 all’inizio della crisi del Covid-19 aveva chiesto alla Commissione di “indagare” sui governi che chiedevano i “coronabond” per capire perché non avevano “abbastanza spazio di bilancio per rispondere all’impatto economico della crisi”. Nello stesso anno fece ostruzionismo a ogni forma di solidarietà economica (dalla linea di credito pandemica del Mes fino al freno di emergenza per il Recovery fund). Queste sono alcune delle ragioni che hanno spinto il gruppo dei Socialisti&Democratici a lanciare il suo avvertimento. “Hoekstra si è fatto conoscere dal grande pubblico europeo per dichiarazioni controverse durante la crisi del Covid-19”, hanno detto i socialisti in una nota: “Per ottenere il sostegno del nostro gruppo, ogni commissario designato deve dimostrare senza ombra di dubbio il suo impegno a favore dei valori europei, come la solidarietà in quanto pietra angolare della nostra Unione”.

  

L’altra ragione del malumore dei socialisti riguarda il clima. Dopo le dimissioni di Timmermans, Von der Leyen ha scelto il socialista slovacco, Maros Sefcovic, come vicepresidente responsabile per il Green deal. Affidare il portafoglio del clima a Hoekstra sarebbe una conferma della volontà di von der Leyen di mettere in pausa la transizione. “Nel contesto delle recenti manovre ciniche e populiste del Ppe per diluire il Green deal (...) è cruciale per il nostro gruppo che il portafoglio del clima resti nelle mani della famiglia dei socialisti e democratici”, ha avvertito il principale gruppo di centrosinistra. Se al Parlamento europeo mancheranno i voti dei socialisti (e dei Verdi), Hoekstra potrebbe saltare. L’unica speranza sarebbe un salvataggio da parte dei Conservatori e riformisti europei. Nel gruppo dei sovranisti, anche i polacchi del PiS hanno delle riserve, dato che Hoekstra è stato tra i più critici della loro deriva illiberale a Varsavia. Per Fratelli d’Italia, l’annacquamento del Green deal potrebbe essere una scusa valida. Giorgia Meloni ha costruito un buon rapporto con Rutte. Ma il costo sarebbe di far entrare un altro falco in una Commissione già piena di falchi.

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