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costi della politica

Un'Angela per capello: il non caso dei vezzi costosi dell'ex cancelliera

Daniel Mosseri

I soldi spesi dalla Merkel per parrucchiere e make up non indignano i tedeschi. Nonostante l'attenzione agli sprechi, in Germania la notizia non sembra interessare molto

La Germania è al mare e ai monti. Le vacanze scolari sono iniziate il 22 giugno e nel Nord Reno-Vestfalia sono già finite, ma nel resto del paese non si torna su banchi prima della seconda metà di agosto, mentre in Baviera soltanto l’11 settembre. Distratti fra un’insolazione a Mallorca, una scarpinata in Austria e una pizza con cappuccino in Italia, i tedeschi non hanno avuto tempo di dedicarsi all’ultimo scandalo: un politico che si fa maquillage e capelli a spese del contribuente con numeri da far invidia ai barbieri e parrucchieri di Montecitorio. In una società attenta agli sprechi colpisce poi che lo spendaccione di turno abbia un nome e cognome a lungo associati con oculatezza e parsimonia: Angela Dorothea Merkel. E’ lei, punta il dito il Tagesspiegel, la pietra dello scandalo. Da uno scambio scritto fra il quotidiano berlinese e gli uffici del governo federale è emerso che le istituzioni tedesche hanno speso 55 mila euro in cosmetici e cura dei capelli della leader più amata di sempre da quando questa ha lasciato la guida del paese a fine 2021. Stiamo parlando per l’esattezza di 37.780 euro nel 2022 e 17.200 per l’anno ancora in corso. Una somma  spesa nel periodo più funesto per le finanze tedesche, quello cioè compreso fra i generosi aiuti di stato del periodo del corona e quelli a favore dei contribuenti schiacciati dalla bolletta del gas. Il budget-parrucchiera comprende le spese di viaggio per la stilista, il cui nome rimane un segreto, ma che avrebbe fatto i capelli in passato anche all’ex cancelliere Gerhard Schröder. Per adesso sopra la testa ben curata della Mutti nazionale sono caduti principalmente gli strali di Reiner Holznagel, presidente della BdSt, l’associazione che rappresenta i contribuenti tedeschi. “Ai contribuenti è difficile spiegare che devono pagare anche il parrucchiere o il truccatore dei politici”. Holznagel ha insistito perché questi costi siano ridotti all’osso “o pagati privatamente”. Al Tagesspiegel brucia anche come l’ufficio di Merkel, pagato dalla cancelleria, non comunichi a  quali e quante siano le uscite non pubbliche dell’ex capo del governo, per cui “non risulta possibile capire quante volte l’ex cancelliera abbia fatto ricorso agli stilisti di trucco e capelli.” Circostanza aggravante: per le sue funzioni da ex capo del governo federale, Merkel dispone di un ufficio con nove dipendenti e una macchina fornita dalla polizia, costi vivi che infastidiscono il contribuente. Ma come ha fatto l’ex cancelliera dallo stile spartano a cadere nella trappola del lusso? Merkel è pur sempre la leader politica che secondo la sua biografa Marion van Rentergehm comperava tutti i suoi tailleur in un unico negozio di Amburgo: trovato il taglio e la taglia giusti, Merkel acquistava tanti esemplari dello stesso tipo, avendo cura solo di assortire i colori. Figlia di un pastore luterano cresciuta nella Ddr, Merkel è anni luce dal modello Twiga di tanta politica nostrana: a lei si possono rimproverare passi falsi a livello geopolitico e non certo uno stile scialacquone alla Schröder, lui sì inviso a tanti elettori non solo per la vicinanza a Vladimir Putin ma per le cinque mogli, le Audi, i sigari e il cashmere. Merkel non è la sola leader a spendere tanto in maquillage, riconoscono i suoi detrattori: lo stesso, anzi peggio, fanno il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il Tagesspiegel protesta ma in questo periodo la Germania sembra più interessata a spalmarsi la crema solare: il primo “scoop” sulle spese di Merkel risale allo scorso 30 giugno. Da allora non è successo nulla.

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