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in nordamerica

“In Canada è più facile ottenere l'eutanasia che una sedia a rotelle”

Giulio Meotti

Il caso di Lisa Pauli, anoressica, che grazie alle politiche in materia bioetica di Justin Trudeau e del suo governo potrà ricorrere al suicidio assistito

“In alcune parti del Canada è più facile accedere all’eutanasia che ottenere una sedia a rotelle”. A dirlo è il ministro canadese per l’Inclusione, Carla Qualtrough, citata in una nuova ricerca dell’Università di Cambridge. Dalla sua legalizzazione nel 2016, il numero di decessi per eutanasia in Canada è aumentato drasticamente ogni anno. Nel 2019, a tre anni dalla sua introduzione, il due per cento di tutti i decessi in Canada è avvenuto per eutanasia e nel 2021 questa quota è salita al 3,3 per cento. “Alcune aree del Canada stanno attualmente segnalando tassi di mortalità superiori al sette per cento. Nel 2021, il Canada ha avuto 10.064 decessi, superando tutti gli altri paesi per decessi assistiti segnalati annualmente. A titolo di paragone la California, che ha più o meno la stessa popolazione, ha legalizzato la morte assistita nel 2016, ma in confronto, solo 486 persone sono morte utilizzando il programma nel 2021”. A partire dal prossimo anno i criteri canadesi si espanderanno nuovamente, questa volta per accogliere persone la cui unica condizione è la malattia mentale. 

Lisa Pauli, anoressica, ha annunciato il suo desiderio di approfittare della nuova legge. La 47enne non vede l’ora che arrivi marzo, quando, grazie alla generosità di Justin Trudeau e del suo governo, verrà trovata una “cura” per la sua anoressia. La morte. I ricercatori di Cambridge citano il caso di Alan Nichols, che aveva una storia di depressione, ma nessuno pericolo di vita. Nichols ha presentato una richiesta di eutanasia ed è stato ucciso, nonostante le preoccupazioni sollevate dalla famiglia. La sua domanda di eutanasia elencava solo una condizione di salute come motivo della richiesta di morte: la perdita dell’udito. Un sondaggio di Research Co. ha rilevato intanto che il 28 per cento dei cittadini canadesi è d’accordo con l’ipotesi di approvare la richiesta di suicidio assistito da parte di persone senza dimora e il 27 per cento per canadesi che versano in condizioni di estrema povertà. La veterana dell’esercito Kelsi Sheren aveva 19 anni quando mise piede per la prima volta sul campo in Afghanistan. “E’ disgustoso e inaccettabile”, ha detto a proposito della legge canadese sull’eutanasia aperta anche ai veterani che soffrono di una grave forma di stress post traumatico. Diabetico e privo della vista da un occhio, Kiano Vafaeian, depresso e disoccupato, ha visto la sua eutanasia approvata e programmata il 22 settembre 2022. Il medico che doveva eseguire la “procedura” ha inviato a Vafaeian istruzioni chiare: “Per favore, arrivi alle 8.30. Inizierò la procedura alle 9. Sarà completata pochi minuti dopo l’inizio”. Vafaeian avrebbe potuto portare con sé un cane, “a patto che qualcuno sia presente per prendersene cura”. Il sito americano di satira Babylon Bee vira sull’ironia per spiegare che la situazione è tragica: “Il sistema sanitario canadese ha lanciato ufficialmente ‘Life Alert’, che fornisce la morte immediata e medicalmente assistita ai pazienti geriatrici che premono il pulsante. ‘Se cadi e non riesci ad alzarti, ora puoi tranquillamente morire lì!’, ha affermato Dorian Michel, direttore dell’Euthanasia Initiative del Canada. ‘Questo risparmierà così tante seccature nel tentativo di aiutare gli anziani a rimettersi in piedi’”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.