Ricatto atomico

L'allarme di Kyiv su un disastro nucleare a Zaporizhzhia è diverso dai precedenti

Cecilia Sala

La controffensiva e le nuove regole: a Nikopol, di fronte alla centrale, si vive con la valigia fatta, pronti a scappare

Nikopol, dalla nostra inviata. Nikopol è la città sotto il controllo ucraino più vicina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia dove, secondo il capo dell’intelligence militare di Kyiv, i russi hanno  piazzato delle autobomba accanto ai reattori. Nikopol aveva 150 mila abitanti ma si è spopolata per metà all’inizio della guerra. Poi, quando è diventato chiaro che i russi non riuscissero più ad avanzare, molti sono tornati. Oggi gli abitanti ricominciano a fare le valigie: il nuovo allarme di Kyiv sul rischio di un disastro nucleare è diverso dal solito. 

 

Nikopol è su una lingua di terra che si sporge sul fiume Dnipro in corrispondenza del punto dove, sull’altra sponda occupata dai russi dall’inizio dell’invasione totale, c’è la cittadina di Energodar e la centrale atomica più grande d’Europa. Dalla costa si vedono perfettamente le sagome dei reattori e nelle giornate non troppo assolate anche i lampeggianti rossi sopra ciascuno. Fino a venti giorni fa, a separare il fianco ucraino da quello occupato c’era uno specchio d’acqua largo circa dieci chilometri, ora c’è un deserto marroncino con delle pozze e un fiumiciattolo in mezzo: è la conseguenza della distruzione della diga di Nova Kakhovka nella notte tra il 5 e il 6 giugno, poche ore dopo l’inizio della controffensiva ucraina, che più a sud fermava il flusso naturale dell’acqua e riempiva questo bacino. Gli abitanti di Nikopol non conoscono i dettagli delle informazioni d’intelligence che ha raccolto Kyrylo Budanov, il capo dei servizi segreti militari di Kyiv, ma fanno questo ragionamento: se per fermare temporaneamente una controffensiva che era appena cominciata e non sapevano come sarebbe andata, i russi hanno causato una distruzione generale che avrà conseguenze di lungo periodo per l’Ucraina e anche per i territori al momento occupati e per la Crimea, allora saranno disposti a causare un disastro nucleare per congelare la linea del fronte che passa per casa nostra, se e quando gli ucraini sfonderanno lungo la direttrice più importante della controffensiva, quella a sud di Zaporizhzhia.  I reattori sono molto ben protetti e progettati per resistere a una lunga serie di esplosioni, ma se vengono fatte detonare le mine si scollegano dal sistema di raffreddamento e cominciano a fondere. Sarebbe un tipo di evento simile a quello di Fukushima del 2011 che non ha causato vittime dirette ma ha reso impenetrabile la zona e ha avuto conseguenze ambientali molto serie.

 

Il Dnipro corrisponde a un pezzo della linea del fronte nel sud, le squadre speciali ucraine lo hanno attraversato più volte in gommone di notte anche prima che venisse quasi prosciugato e adesso tentano di costruire e proteggere una testa di ponte verso le isolette nel delta del fiume e poi dalla sponda nord a quella sud in corrispondenza del ponte Antonovsky a Kherson. Avevano tentato un attraversamento anche in questo punto, tra Nikopol e la centrale di Zaporizhzhia, a ottobre. Il terreno qui è ancora molto umido ma il sole estivo sta asciugando le pozze in tempi rapidi. Budanov ha detto al New Statesman che il piano per detonare le mine nella vasca di raffreddamento e per far saltare i veicoli riempiti di esplosivo e parcheggiati accanto ai reattori è già stato visionato e approvato dai vertici a Mosca e che “ora manca soltanto il via libera e può arrivare da un momento all’altro”. Ha collegato questa ipotesi alla controffensiva di Kyiv che passa per un territorio che – in caso di disastro atomico – sarebbe immediatamente contaminato dalle radiazioni e inagibile, e ha sottolineato che questa volta le informazioni di intelligence sono molto più precise e allarmanti delle volte precedenti. Budanov è famoso per avere buone fonti a Mosca (è stato lui il primo a dire con precisione e in anticipo quando sarebbe cominciata l’invasione totale a febbraio dell’anno scorso, grazie a una fonte teoricamente filorussa) e le sue previsioni si sono rivelate esatte molte volte. 

 

Liuba ha sessant’anni e vive a Nikopol da tutta la vita, ha le valigie in casa già chiuse, è pronta per scappare e dice al Foglio: “Dalla settimana scorsa tutte le sere la radio trasmette le indicazioni su cosa fare in caso di disastro nucleare, come sigillare le finestre in attesa di essere evacuati e con cosa coprirsi il viso. Non era mai successo anche se il pericolo in teoria esiste da sedici mesi”. Anastasya non ha mai preso in considerazione di lasciare Nikopol prima di questa settimana, ma ora sta sondando amici che abitano più a nord per capire chi potrebbe ospitarla: “Se questo allarme lo ha dato Budanov significa che è molto più serio di tutti gli altri che abbiamo sentito finora”. Ieri a Zaporizhzhia c’era un grande evento organizzato dalla Protezione civile per istruire tutti i giornalisti locali a come proteggersi in caso di disastro atomico, di modo che i media ucraini potessero a loro volta istruire i cittadini a farlo – non era un incontro di routine, ma una prima volta.