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Che cosa vuol fare Kamala Harris sull'intelligenza artificiale, il suo nuovo dossier da rilancio elettorale

Giulio Silvano

È iniziato il riposizionamento della vicepresidente in vista della seconda campagna presidenziale dell’anno prossimo. Progetti e critiche: “Voti Biden, ti ritrovi Harris”

Forse ancora più dell’età avanzata pesa sulla ricandidatura di Joe Biden la sua vice Kamala Harris. Nella maggior parte dei casi la scelta del vicepresidente in un’elezione non ha poi così tanto peso, ma nel 2024 le speculazioni sulla salute di Biden, alcune propagandate dall’alt right, conteranno: “Voti Biden, ma ti ritroverai Harris presidente”, per sintetizzare. E la vicepresidente non è molto amata. Raccolti diversi primati quando è stata eletta nel 2020 – prima donna vicepresidente, nonché prima afroamericana e prima indoamericana (la madre è del Tamil Nadu, il padre giamaicano) – in questi anni non è riuscita a imporsi né nel suo establishment democratico né ottenendo l’entusiasmo dell’elettorato, con un indice di consenso del 40 per cento circa. Osteggiata dall’ala sinistra per le sue posizioni rigide sulla marijuana quando era procuratrice distrettuale a San Francisco e poi procuratrice generale in California, da quando è vicepresidente ci sono state diverse emorragie tra il suo staff: i fuoriusciti la descrivono come una persona con cui è difficile lavorare. I compiti che le sono stati assegnati da Biden in questi anni non l’hanno aiutata: si è dovuta occupare della gestione dell’immigrazione clandestina, per dire, dopo le draconiane leggi imposte dall’Amministrazione Trump con i bambini separati dalle madri e messi in delle gabbie, ma senza poi riuscire a creare regole nuove efficaci. Poi si è occupata del diritto di voto, un altro dossier complicato, e nemmeno lì ha lasciato il segno.

 

Ora, nel tentativo di rebranding per cercare di alzare il suo tasso di gradimento in vista della campagna per il 2024, a Kamala Harris è stata assegnata la guida dell’hot topic del momento: l’intelligenza artificiale. Elon Musk, patron di Twitter dal click facile e libertario, l’ha subito presa in giro per il nickname “zarina dell’AI”, dicendo che non gli pare affatto all’altezza. Musk da anni sostiene che sono necessarie delle regolamentazioni all’intelligenza artificiale, che considera “più pericolosa delle bombe nucleari”. A spaventare tutti ci si sono messi anche alcuni esperti del settore, come il padrino dell’AI Geoffrey Hinton, che ha chiesto: “Come facciamo a mitigare il rischio di qualcosa di più intelligente di noi che può prendere il controllo?”. Alcuni parlano addirittura di estinzione della razza umana. Sembra quindi che ancora una volta la Casa Bianca abbia passato a Kamala Harris un altro dossier impossibile, ma è anche un tema rilevantissimo per via dell’impatto che i nuovi tool tecnologici hanno e potrebbero avere sul mondo del lavoro, sull’informazione, sulla scuola, sul sistema elettorale e sulla geopolitica. E’ stato infatti già annunciato un investimento di 140 milioni per creare sette nuovi istituti di ricerca per contenere i rischi dell’intelligenza artificiale, e Harris ha incontrato giovedì scorso i capi di Google, Microsoft, OpenAI e Anthropic, l’azienda creatrice di ChatGPT. L’obiettivo era verificare se si potesse lavorare in un fronte unito, governo e corporation assieme, per evitare un futuro da fantascienza dove i robot prendono il controllo del mondo. Dopo il meeting, la Harris ha scritto in un comunicato che “il settore privato ha una responsabilità etica, morale e legale per garantire la sicurezza dei loro prodotti”, aggiungendo che nella sua carriera ha protetto “i consumatori dai rischi associati alla tecnologia”, come “gli anziani dalle truffe online”. E’ vero che i troll dei forum non hanno la pericolosità dell’AI (o forse la Harris non ha mai visto “Black Mirror”), ma è anche vero che essendo lei californiana e avendo fatto lì la sua carriera politica – è stata anche senatrice – Harris conosce bene il mondo delle industrie big tech che hanno quasi tutte sede nella Bay Area, tra Cupertino e Menlo Park. E comunque non è sola: l’ufficio per la gestione e il bilancio della Casa Bianca dovrebbe compilare a breve una serie di regolamenti su come le agenzie federali possono usare gli strumenti AI, mentre la Federal Trade Commission dovrebbe occuparsi del lato anticoncorrenziale e di tutela dei consumatori. Ed esiste già il progetto di una Carta dei diritti dell’IA, approvata un anno fa da Biden, dove sono delineate delle linee guida. 

Su Fox News la reazione al nuovo mandato della Harris è stato immediato: è stata scelta la persona meno competente per gestire una delle questioni più pericolose e importanti di sempre, “così quando i robot inizieranno a ucciderci, Biden potrà scaricare le colpe su Kamala”, ha detto Jesse Waters nel programma The Five. Nonostante le critiche prevedibili, Harris torna a essere sotto i riflettori, in un momento necessario in vista della campagna. Considerato anche quanto sottili siano state le percentuali alle ultime elezioni, tutto può aiutare a riposizionare il ticket presidenziale, basta solo che non ci sia una rivolta degli androidi prima del 5 novembre 2024.