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Musica e Ia

Spotify blocca migliaia di brani realizzati con l'intelligenza artificiale

Francesco Bercic

La piattaforma di musica in streaming elimina il 7 per cento delle canzoni realizzate con il software di Boomy. La richiesta di intervento della Universal Music Group e l'equilibrio che manca nel mercato discografico

Anche il settore musicale e discografico fa i conti con i progressi dell’intelligenza artificiale. Sono numerosi infatti i software digitali che, a partire da modelli predefiniti, permettono oggi di creare brani inediti, di fatto indistinguibili da quelli ideati da una mente umana: il più famoso è forse Boomy, una pagina web accessibile da chiunque. Una realtà che preoccupa non solo chi le canzoni le scrive, ma anche l’industria musicale nel suo complesso: prima di essere una straordinaria possibilità creativa, l’Ia rappresenta agli occhi dei principali azionisti una minaccia al mercato esistente.

  

Per tutti questi motivi, Spotify – la più grande piattaforma di musica in streaming – ha deciso di bandire migliaia di brani realizzati con Boomy. La portata dell’intervento è tutta nel numero delle canzoni coinvolte: Boomy, secondo i suoi stessi dati, è stato utilizzato finora per il caricamento di circa 15 milioni di pezzi sulle piattaforme di streaming. Spotify ne ha appena eliminato il 7 per cento.

 

Come detto, dietro c’è una preoccupazione innanzitutto economica. A spingere per l’eliminazione è stata nelle scorse settimane la Universal Music Group, una fra le più importanti società discografiche al mondo. A lanciare l’allarme ci ha pensato direttamente l’amministratore delegato, Lucien Grainge: “Il recente ed esplosivo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, se non controllato, aumenterà l’ondata di contenuti indesiderati sulle piattaforme e creerà problemi di diritti in relazione alla legge sul copyright”. Nello specifico, il nodo riguarda le cifre degli ascolti dei brani generati con Boomy: sarebbero stati gonfiati da migliaia di account fittizi, finendo per falsare anche le classifiche generali e quindi i relativi introiti dai diritti d’autore. Da qui la richiesta di intervento, accolta da Spotify.

 

Ma la ricerca di un equilibrio è una priorità anche per la piattaforma svedese, che si trova a dover gestire un flusso di brani mai così elevato: si parla di più di 100 mila nuove canzoni aggiunte al giorno. E il primo a essere stupito – e, in parte, allarmato – è il fondatore e attuale vertice di Spotify, Daniel Ek, che avrebbe rivelato ai suoi analisti: “Non ho mai visto una cosa simile nella tecnologia”.

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