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Editoriali

I panda vanno dove Pechino vuole. Segnali diplomatici per Francia e America

Redazione

Gli animali sono considerati “ambasciatori della Cina nel mondo” e vengono inviati come elemento di distensione nei riguardi di alcuni paesi. Uno di loro tornerà in patria dagli Stati Uniti mentre, dopo la visita di Macron a Xi, Parigi ne guadagna due

Ya Ya ha ventidue anni, è triste e perde il pelo dopo la morte del suo maschio, Le Le, nel febbraio scorso. Lei ha vissuto per vent’anni nello zoo di Memphis grazie a un accordo di “noleggio” con l’Associazione cinese dei giardini zoologici, ma ora sta per tornare in Cina. Ya Ya è un panda gigante, un “ambasciatore della Cina nel mondo”, cioè uno dei simboli della cosiddetta “diplomazia dei panda” che da decenni la Repubblica popolare cinese porta avanti come elemento di distensione, tenero e carino, nei riguardi dei paesi in cui invia i suoi mammiferi.

Il ritorno di Ya Ya in Cina ha colto gli abitanti di Memphis un po’ di sorpresa: secondo lo zoo locale non si tratta di una conseguenza dell’attrito diplomatico tra America e Cina, ma solo della fine di un contratto e anche di una maggiore attenzione al benessere del mammifero: da quando è morto Le Le – probabilmente per un infarto – Ya Ya è sola, soffre di alopecia, ha bisogno di cure specializzate. Solo che sui social cinesi il gesto simbolico del “ritorno a casa” di Ya Ya è stato interpretato come un segnale di chiusura ai gesti di benevolenza nei confronti dell’America, e il caso è diventato talmente importante in patria che è stato affrontato perfino dal portavoce del ministero degli Esteri: “La Cina riporterà Ya Ya a casa sana e salva il più velocemente possibile”. Ma mentre Memphis perde la sua Ya Ya, c’è qualcuno che sta per meritarsi molti panda giganti.

Nella delegazione del presidente francese Macron in Cina, nei giorni scorsi, c’era anche Rodolphe Delord, capo dello ZooParc di Beauval, dove dal 2012 risiedono due panda cinesi. Secondo What’s on weibo, durante la visita di Macron, gli hashtag “Macron vuole rinnovare il contratto di locazione del panda di Giang” e “Lo zoo francese di Beauval vuole rinnovare il contratto di locazione del panda gigante” sono diventati virali. Forse anche grazie alle parole di Macron, che con la sua “autonomia strategica” è diventato l’idolo dei nazionalisti cinesi, ormai disposti a mandare tutti i panda a Parigi. 

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