editoriali
L'esercito ucraino è alle porte della Crimea e Kyiv apre ai negoziati con Mosca
L'Ucraina è più forte sul campo di battaglia e ancora una volta offre a Putin la possibilità di fermarsi
Nel giro di una settimana l’Ucraina ha reso pubblico un piano del Consiglio di sicurezza in cui viene spiegato come si muoverebbe il governo di Kyiv se riuscisse a liberare la penisola di Crimea. Poi ha pubblicato una foto sui canali dell’intelligence militare con una didascalia molto esplicita: “Yalta, Crimea 2023”. Ha infine detto che quando i soldati ucraini arriveranno alle porte della Crimea, si potrà aprire un negoziato con la Russia. A fare quest’ultima affermazione è stato Andriy Sybiha, vicecapo dell’ufficio di Zelensky, in un’intervista al Financial Times. Il consigliere del presidente ucraino ha detto: “Quando saremo al confine amministrativo con la Crimea, saremo pronti ad aprire il capitolo diplomatico”. E poi ha aggiunto: “Ciò non significa che escludiamo la via della liberazione della Crimea” militarmente.
Appena iniziata l’invasione, Zelensky aveva proposto a Putin di considerare alcune zone del Donbas e la Crimea come parte di una soluzione diplomatica da risolvere in un lasso di tempo più ampio. Il presidente ucraino è stato l’unico a fare aperture negoziali, ma le ha interrotte dopo la scoperta dei crimini commessi dall’esercito russo a Bucha.
Zelensky e altri uomini a lui vicini hanno ventilato la possibilità di lanciare un’operazione per riprendere la penisola tra cinque o sette mesi, hanno fatto sapere che l’esercito è in grado di liberarla. Alcuni alleati di Kyiv hanno espresso dei dubbi sulle effettive capacità e soprattutto sugli effetti che una campagna per liberare la Crimea potrebbe avere su Putin.
L’Ucraina è quella che meglio si muove sul campo di battaglia, ha dimostrato di fare operazioni straordinarie ed è chi vince sul campo che comanda anche in diplomazia. Sybiha al Financial Times ha fatto capire che ancora una volta è Kyiv quella disposta a parlare e offre a Putin la possibilità di fermarsi. E’ da una posizione di forza che Kyiv dice alla Russia e agli alleati: la Crimea la vediamo bene, possiamo fermarci, ma non dipende soltanto da noi. Il governo di Kyiv non ha commentato le parole di Sybiha.
Isteria migratoria