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Avanti a badilate

Putin minaccia l'atomica ma in Donbas usa tattiche da inizio Novecento

Maurizio Stefanini

Il rapporto divulgato dal ministero della Difesa britannico racconta di una Russia "a corto di munizioni" e costretta a mandare al macello i suoi coscritti male addestrati

“Alla fine del febbraio del 2023, i riservisti russi mobilitati hanno riferito di aver ricevuto l’ordine di assaltare un punto forte di cemento ucraino armati soltanto di ‘armi da fuoco e pale’. Le ‘pale’ sono probabilmente strumenti di trincea impiegati per il combattimento corpo a corpo”. C’è un impressionante cortocircuito storico di oltre un secolo nell’informazione che domenica il ministero della Difesa britannica ha dato, attraverso il suo ormai celebre intelligence update mattutino. “La letalità dello strumento di trincea Mpl-50 standard è particolarmente mitizzata in Russia”, spiega il tweet. “Poco è cambiato da quando è stato progettato nel 1869, il suo uso continuato come arma evidenzia i combattimenti brutali e poco tecnologici che hanno caratterizzato gran parte della guerra. Uno dei riservisti ha descritto di non essere ‘né fisicamente né psicologicamente’ preparato per l’azione”.

 

È quello che aveva detto il soldato diaciannovenne protagonista del romanzo di Erich Maria Remarque sulle trincee della Grande Guerra, nell’iconico romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” da poco riportato al cinema. Grandi discorsi sull’eroismo e il dovere verso la patria, ma “nessuno invece ci ha insegnato a scuola come si accenda una sigaretta sotto la pioggia e il vento, come si faccia prendere fuoco a un fascio di legna bagnata; oppure anche come convenga cacciare a uno la baionetta nella pancia, perché se si pianta fra le costole, vi rimane conficcata”. Meglio ancora, sostituire la baionetta con altre cose, tipo appunto un badile. “La sciabola-baionetta, del resto, ha perduto molto della sua importanza. Per gli attacchi è venuto ora di moda avanzare soltanto con bombe a mano e vanghette. La vanghetta da trincea, affilata agli orli, è assai più leggera e di migliore uso; serve non soltanto a colpire sotto il mento, ma a menare gran fendenti, con efficacia assai maggiore: quando si vibra il colpo fra la spalla ed il collo, si spacca talvolta il nemico fino al petto. Invece la baionetta resta sovente conficcata nel corpo dell’avversario, sicché bisogna puntargli i piedi sulla pancia per liberarla, e nel frattempo ti arriva qualche colpo. Inoltre qualche volta si spezza”.

 

C’erano anche altre varianti, come sa chi conosce un po’ la memorialistica della Grande Guerra. Dal lato francese del fronte, Blaise Cendrars, nel suo libro autobiografico “La mano mozza”, racconta di un commilitone che usava un’ascia preistorica trovata scavando una trincea. L’esercito austro-ungarico finiva i nemici colpiti dal gas con una mazza ferrata di tipo medioevale. Contro di loro, i fanti della Brigata Sassari di Emilio Lussu si erano portati dal lavoro civile di pastori i coltelli per sgozzare le pecore. Sempre nel Regio Esercito, gli Arditi avevano addirittura rinunciato a fucile e baionetta, giudicandoli inutili, ma anche al preparamento di artiglieria, che avvertiva il nemico. Si limitavano infatti a una gran quantità di bombe a mano e pugnali, più alcuni di loro si muovevano con fucili mitragliatori portabili e lanciafiamme. La tecnica consisteva nello strisciare silenziosamente fino alla postazione nemica, riempirla di bombe a mano e irrompere nella trincea a pugnalate, con appoggio di lanciafiamme e fucili mitragliatori. La fama degli italiani come “accoltellatori” faceva il resto. “Bombe a man/ carezze col pugnal”, diceva la loro canzone.

 

Ancora usatissima nelle parate, la baionetta in realtà nelle guerre di oggi è cosa obsoleta. L’ultimo uso da parte dei soldati americani risale alla guerra di Corea, anche se i Caschi blu francesi fecero un assalto alla baionetta contro i serbi nel 1995 durante l’assedio di Sarajevo, e truppe britanniche hanno ucciso nemici a baionettate in Iraq e Afghanistan. Gli ucraini in questo conflitto hanno sviluppato una metodologia di combattimento per piccole pattuglie, in cui diventano centrali armi tecnologiche come i Javelin o i droni, e il Pentagono sta discutendo una riforma dei marines basata su queste esperienze. Ma, ricorda appunto l’intelligence update britannico, “prove recenti suggeriscono un aumento del combattimento ravvicinato in Ucraina. Questo è probabilmente il risultato del fatto che il comando russo continua a insistere su un’azione offensiva composta in gran parte da fanteria appiedata, con meno supporto dal fuoco dell’artiglieria perché la Russia è a corto di munizioni”. Vladimir Putin minaccia il mondo con il suo arsenale nucleare, ma la guerra sta cercando di vincerla con una tattica da inizio Novecento di coscritti male addestrati mandati al macello in massa a tentare di sfondare le linee nemiche a badilate.

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