In dieci minuti con Lavrov, Blinken ripete: non ci stancheremo di sostenere Kyiv

Paola Peduzzi

L'incontro di ieri tra il segretario di stato americano e il ministro degli Esteri russo a margine del G20 in India conferma che Putin è sordo a qualsiasi tentatico di dialogo. Zelensky vuole parlare con i repubblicani americani 

Milano. I dieci minuti che ieri il segretario di stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, hanno trascorso allo stesso tavolo, a margine del G20 dei ministri degli Esteri in India, sono una buona risposta a chi sostiene che l’America abbia voluto la guerra contro l’Ucraina e che l’unica soluzione sia un dialogo con la Russia accettando le sue condizioni. L’incontro è stato richiesto da Blinken, quindi dall’americano ostile al dialogo, o almeno questo è quello che ha voluto sottolineare il ministero degli Esteri russo, che tiene a farci sapere, qualora non ce ne fossimo accorti, che Mosca non fa alcun approccio. I due diplomatici, che non si vedevano di persona da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, hanno parlato per dieci minuti scarsi, ha fatto sapere una fonte americana, e definire questo incontro una discussione è un’esagerazione: Blinken ha detto a Lavrov che Mosca dovrebbe rientrare nel trattato sul controllo delle armi nucleari New Start (nell’ultimo discorso alla nazione, Vladimir Putin ha sospeso la partecipazione della Russia); che dovrebbe rilasciare Paul Whelan, cittadino americano e britannico arrestato nel 2018 e condannato nel 2020 a 16 anni di prigione per spionaggio; che non si deve “illudere”, il sostegno dell’America all’Ucraina non sta  scemando, e durerà finché sarà necessario.

 

Il resoconto da parte russa è meno dettagliato, ma Lavrov ha detto anche in conferenza stampa che molte delegazioni occidentali, in particolare l’America, stanno tentando di “dare la colpa del loro fallimento economico” alla Russia e stanno cercando di esercitare la loro influenza per costringere gli stati neutrali a condannare l’invasione russa: “L’occidente continua i suoi tentativi di far pressione su tutti e tutto”. Una fonte americana ha detto all’Associated Press che Blinken è convinto che un cambiamento nell’atteggiamento della Russia non sia “imminente” e che ogni incontro internazionale è  “rovinato dalla guerra non provocata e ingiusta” di Putin in Ucraina. Nelle ore successive, il comunicato del G20 di condanna di questa guerra è stato boicottato dalla Russia e dalla Cina: non è sorprendente, ma resta  grave. L’incontro tra Blinken e Lavrov conferma  che Putin è sordo a qualsiasi tentativo di dialogo e aspetta, devastando il paese che ha aggredito, che le sue condizioni (riassumibili in: resto a occupare l’Ucraina) siano accettate. Blinken ha però voluto ribadire: non ci stancheremo. E’ la stessa cosa che  ha detto durante la sua visita a Kyiv, proprio come Joe Biden, presidente americano, e Janet Yellen, segretario al Tesoro. Il messaggio è diretto alla Russia e all’America.

 

I sondaggi d’opinione mostrano un calo del sostegno a Kyiv, molto contenuto se si pensa a quanto è martellante  la campagna antiucraina di molti esponenti trumpiani al Congresso. Ma ciò che si intravvede in queste rilevazioni è che si insinua la volontà di mettere un limite di tempo al sostegno, il contrario del “finché sarà necessario” ripetuto dalla Casa Bianca. Anche per questo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha in programma di parlare con il leader della maggioranza repubblicana al Congresso, il mezzo trumpiano McCarthy, che va dicendo che il sostegno all’Ucraina “non è un assegno in bianco”. Zelensky pensa di dirgli che la cifra su quell’assegno non si conosce perché la sta scrivendo, con le bombe, l’occupazione, le torture e gli stupri, Vladimir Putin.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi