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Riarmi e minacce. Meloni fa diventare il Giappone “partner strategico”

Giulia Pompili

Il bilaterale romano tra Kishida e Meloni si è protratto a lungo, secondo chi conosce l’ambiente diplomatico sarebbe un buon segno. Al via un nuovo meccanismo di consultazioni bilaterali di Esteri e Difesa, ma ancora nessuna conferma sul concreto coinvolgimento militare dell'Italia nel Pacifico

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha iniziato il suo tour diplomatico da presidente di turno del G7 dalla Francia, e oggi in tarda mattinata è atterrato a Roma. E’ ripartito attorno alle cinque del pomeriggio. Il problema delle pochissime ore dedicate dalla delegazione nipponica all’Italia se l’erano posto, a Tokyo, e a quanto risulta al Foglio c’era stata una discussione preparatoria con la controparte italiana: siete l’unico paese dove non ci fermeremo nemmeno per la notte, è un problema? Nessun problema, avrebbero risposto i funzionari italiani, il nostro governo non dà attenzione a certi dettagli. Dettagli che invece, nel cerimoniale asiatico, sono molto importanti. Era la prima volta che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva un bilaterale con l’attuale primo ministro giapponese. L’ultimo programmato avrebbe dovuto tenersi a Bali, durante il G20, ma era stato cancellato per sopraggiunte priorità (il missile caduto su territorio polacco). Ma nonostante tutto, la conversazione tra le due delegazioni si è protratta a lungo, e secondo chi conosce l’ambiente diplomatico, sarebbe un buon segno. 


Al bilaterale formale a Palazzo Chigi erano presenti Francesco Talò e Luca Ferrari, i due ambasciatori consiglieri diplomatici della presidente – Ferrari, in particolare, è l’ex ambasciatore italiano in Cina, richiamato a Roma da Meloni per diventare sherpa di G7 e G20. E alla riunione era presente anche il generale Franco Federici, consigliere militare della presidente. La notizia infatti è che Giappone e Italia hanno deciso di elevare le relazioni a rango di partenariato strategico, e questo per rafforzare il dialogo a ogni livello, anche grazie all’avvio di un meccanismo di consultazioni bilaterali sul modello 2+2, Esteri-Difesa – anche se, a oggi, non è ancora deciso quando e con quale frequenza si riunirà. A dicembre, il governo Meloni ha firmato l’accordo Global Combat Air Programme con Giappone e Regno Unito per la costruzione del caccia di nuova generazione Tempest, un accordo passato un po’ in sordina nella comunicazione di Palazzo Chigi, ma che ora inevitabilmente assume un significato più strategico. “Le nostre posizioni sono fortemente allineate”, ha detto Meloni durante le dichiarazioni congiunte alla stampa con il primo ministro Kishida, anche su sicurezza e prosperità della regione dell’Indo-Pacifico. E questo però senza mai menzionare né fare riferimento alla Cina, che per il Giappone, invece, è “la sfida più grande”, perché “quello che l’Ucraina è oggi sarà l’Asia domani”. E’ il messaggio ai paesi del G7 del governo di Tokyo: l’ecosistema di sicurezza è cambiato radicalmente, basta guardare a quello che la Cina stava facendo nel Mar cinese meridionale e nel Mar cinese orientale già prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Per questo Tokyo chiede ai suoi alleati al G7 un sempre maggiore coinvolgimento negli affari del Pacifico: l’Italia è l’unico paese dei sette a non aver mai compiuto missioni di libertà di navigazione o di pattugliamento dei cieli in Asia – la presenza militare, sia francese sia tedesca, invece, c’è – e secondo alcune indiscrezioni sul tavolo più informale della colazione di lavoro tra Meloni e Kishida si è parlato anche di questo.

 

Che farà l’Italia per mettere in sicurezza una regione che non sta “crescendo” d’importanza ma è già l’asse attorno al quale si muove il  mondo, ora che le provocazioni e le modifiche unilaterali allo status quo stanno diventando sempre più frequenti? E poi ci sono i missili nordcoreani – “immagina se una mattina un missile sorvolasse l’Italia, dal Tirreno all’Adriatico”, ci domanda una fonte diplomatica giapponese, “pensi che non cambierebbe l’approccio alla Difesa globale? E’ una minaccia pratica, non ipotetica”. E infatti i numeri del Kantei, il palazzo del governo di Tokyo, dicono che sarebbe in aumento l’approvazione, da parte dell’opinione pubblica, di una spesa militare maggiore. Oltre al sistema di difesa missilistico, c’è l’obiettivo di un aumento urgente di produzione, acquisto e stoccaggio delle munizioni. Se vuoi avere un rapporto alla pari con i tuoi alleati, dicono a Tokyo, devi avere le tue capacità difensive. Le alleanze, poi, servono alla deterrenza.  


Un altro effetto della guerra in Ucraina è che fino a qualche tempo fa il G7 era considerata una piattaforma superata, molti paesi preferivano altri forum multilaterali come il G20, ma quello era il mondo della globalizzazione e della pax economica. Dopo l’inizio dell’invasione da parte di Putin e il risveglio delle autocrazie anche questo è cambiato, e il G7 è diventato “più forte che mai”, dice al Foglio un alto funzionario della delegazione giapponese. Tra quattro mesi, Giorgia Meloni volerà a Hiroshima, in Giappone, per uno dei vertici diplomatici più importanti dell’anno, e forse lo farà con una presenza non più solo diplomatica nell’Indo-Pacifico.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.