rapporti bilaterali

Meloni vola in Iraq dai soldati italiani: "Voglio portare gli auguri di Natale"

Tajani e Crosetto a Baghdad, insieme alla premier, per incontrare il contingente italiano: "Ci tenevo a ringraziarvi, a nome della nazione, per i sacrifici che fate". Poi il bilaterale con al Sudani: "Rimuoviamo gli ostacoli per nuove relazioni economiche"

Antonia Ferri

Giorgia Meloni è in Iraq con i ministri Guido Crosetto e Antonio Tajani per visitare il contingente militare italiano al comando della missione Nato. Stamattina è stata accolta a Baghdad dal premier iracheno Mohamed Shia al Sudani, con cui si è svolto un bilaterale seguito da una conferenza stampa. Il viaggio, ha detto ieri la premier ai parlamentari di Fratelli d'Italia "è un gesto simbolico per dare un segnale a chi si sacrifica per noi". 

La giornata di oggi è scandita dagli incontri istituzionali alla visita della premier a Erbil, città del Kurdistan iracheno. Non un viaggio privo di significato, quello di Meloni, che ha scelto di dispiegare i suoi ministri, e se stessa in prima persona, in varie zone dove i soldati italiani sono in missione proprio durante il periodo di Natale. Anzi, una scelta simbolica, che rimarca l'inclinazione del nuovo governo a dare una speciale importanza ai temi della difesa, della sicurezza e dei valori cristiani. E la linea si rispecchia nelle parole della premier al contingente italiano: "Il periodo di Natale e delle feste è particolare per noi: un periodo in cui le persone sono abituate a tornare a casa, a stare in famiglia. E credo sia importante - se è vero che la patria è una madre - che quella madre ci sia in un momento come questo. Ci tenevo a portare il ringraziamento della nazione per i sacrifici che fate". Una posizione, intrecciata ai valori della cristianità, che si riverbera anche nelle dichiarazioni alle istituzioni irachene: "Il fatto che il governo dell'Iraq consideri il 25 dicembre come una festa ufficiale è un segno di rispetto per la comunità cristiana". 

Durante il colloquio con il presidente iracheno, la premier ha dichiarato che "l'Iraq è un paese amico che ha dimostrato ancora una volta di credere nella democrazia con la recente formazione del governo. Ha compiuto importanti passi avanti sul piano della sicurezza e della stabilità politica e che dal nostro punto di vista può guardare con ottimismo alla ricostruzione". Quest'anno infatti in l'Iraq ha eletto non solo un nuovo premier, ma anche un nuovo presidente della repubblica, Abdul Latif Rashid. Si tratta di azioni che avevano l'obiettivo di porre fine in modo netto alla crisi politica, la "più difficile dal 2003", secondo l'ex premier Mustafa al Kadhimi. Il 29 agosto, infatti, i sostenitori del leader sciita Muqtada ad Sadr hanno assaltato il palazzo del governo e gli scontri hanno causato 33 morti e più di 700 feriti.  

Il contesto inquieto del paese è determinato dai pasdaran (i guardiani della rivoluzione iraniana), dalla Turchia e anche dalla minaccia di daesh (lo Stato islamico dell'Iraq). Nell'ultimo periodo, nella regione autonoma del Kurdistan ci sono stati due attentati, di cui uno rivendicato dall'Isis. Inoltre, il mese scorso, i pasdaran hanno ripreso a colpire i gruppi di curdi iraniani in Iraq, e la Turchia continua a perseguire con attacchi mirati i gruppi curdi, specialmente legati al Pkk (il Partito dei lavoratori). 

"L'Italia è da sempre in prima linea nel sostenere l'Iraq a 360 gradi. Lo facciamo anche nel quadro della coalizione anti daesh: perché non vi può essere stabilità e prosperità in medio oriente senza un Iraq forte", ha detto oggi Meloni. Infatti, sul fronte della sicurezza della regione l'Italia è in primo piano. I rapporti tra i due paesi sono sempre stati molto profondi. Il contingente italiano è presente in Iraq dal rovesciamento di Saddam Hussein nel 2003, vent'anni fa, quando ci fu la strage di Nassiriya. Dal 2014, durante il governo Renzi, l'Italia partecipa alla missione internazionale "Inherent Resolve" con l'operazione "Prima Parthica", con la quale addestra e dà assistenza alle forze armate irachene e curde contro lo Stato islamico. E dal maggio 2021, sotto la presidenza Draghi, i soldati italiani guidano la missione Nato, che sostiene le forze irachene contro il ritorno di daesh: è questa, dalla ritirata dall'Afghanistan, la missione civile-militare più significativa dell'occidente. 

Ma il legame tra Roma e Baghdad si estende anche su energia e infrastrutture: in Iraq sono attive 16 aziende italiane. In primis, Eni, presente dal 2009. "Le nostre relazioni bilaterali sono intense e hanno radici profonde. Collaboriamo dal punto di vista energetico, industriale e culturale", ha detto oggi Meloni a margine dell'incontro con il primo ministro iracheno. Per questo, e per gli altri legami, la premier ha annunciato che "il 2023 dovrà rappresentare l'anno della svolta delle relazioni bilaterali" tra Italia e Iraq: "Dobbiamo ora fare di più e rafforzare il nostro partenariato".

Lo stesso premier iracheno ha invitato le aziende italiane a investire in Iraq. Mohammed Shia al Sudani ci ha tenuto a specificare che l'Iraq vanta "promettenti" progetti nel settore dell'energia, in particolare sul petrolio e sul gas: "Abbiamo sottolineato l'importanza di sviluppare la cooperazione economica, nell'agricoltura, nelle risorse idriche e nella salute". Il presidente con una chiosa ha sancito l'impegno per consolidare e costruire la collaborazione, dalla cultura al turismo religioso e archeologico: "C'è una squadra bilaterale che lavorerà per rimuovere gli ostacoli che limitano l'ampiezza dei nostri rapporti e, attraverso l'incontro di oggi, confermiamo la seria volontà e volontà di sviluppare nuove relazioni".

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