I sadristi assaltano la Green Zone, il quartiere delle istituzioni a Baghdad (foto LaPresse)

morti e feriti a Baghdad

In Iraq, Muqtada al Sadr si ritira e i suoi assaltano le istituzioni

Luca Gambardella

Il leader sciita annuncia il passo indietro dalla politica e ora si teme lo scontro aperto fra i suoi sostenitori e le milizie filo iraniane. La Green Zone è assediata

Lunedì sono bastati pochi minuti e dopo l’annuncio delle dimissioni di Muqtada al Sadr da ogni carica politica migliaia di suoi sostenitori sono scesi in strada in tutto l’Iraq dando inizio a scontri violenti con l’esercito. Il bilancio provvisorio è di 12 morti e qualche decina di feriti. A Baghdad, i sadristi hanno assaltato la Green Zone – il quartiere delle istituzioni – e nonostante manifestassero già da giorni all’esterno del Parlamento, stavolta hanno occupato per qualche ora anche un palazzo governativo. Alcune decine di loro si sono fatte ritrarre in alcuni video mentre facevano il bagno nella piscina della residenza. La spensieratezza con cui migliaia di persone, soprattutto giovani provenienti dalle classi più povere, hanno preso le strade di Baghdad – ma anche di altre città, soprattutto Bassora, a sud – è stata  ridimensionata con la forza dall’intervento dell’esercito iracheno. Nella capitale i colpi di armi da fuoco si sono uditi per ore, con incendi e nuvole di fumo che si sollevavano subito fuori dalla Green Zone. In tutto il paese è stato imposto il coprifuoco. Il premier ad interim, Mustafa al Kadhimi, ha implorato Sadr di intervenire come aveva già fatto altre volte in passato, convincendo i suoi sostenitori a fare ritorno alle loro case. Stavolta però, il leader sciita potrebbe lasciare che gli eventi facciano il loro corso.  

 

 

Con il suo annuncio su Twitter, Sadr ha innescato una svolta alle proteste che guida da mesi e con cui contesta l’esito delle elezioni che lui stesso ha vinto lo scorso ottobre. Da allora, il chierico sciita rifiuta ogni compromesso con gli altri partiti filo iraniani e non vuole formare con loro un nuovo governo. Invece chiede una riforma costituzionale e di tornare al voto. E’ dalla guerra del 2003 che il paese non si trova senza un governo per così tanto tempo. Se l’occupazione del Parlamento dello scorso luglio non è bastata a vedere accolte le sue richieste, ora Sadr tenta la strada della destabilizzazione totale. La fase successiva alle dimissioni di massa già imposte ai suoi parlamentari un paio di mesi fa consiste nel portare l’opposizione dal contesto istituzionale alle strade. Sadr ha dato mano libera ai suoi sostenitori, molti dei quali armati e da tempo in attesa di una svolta violenta per potere finalmente insediare, anche con la forza, un governo nazionalista e indipendente da influenze esterne – Stati Uniti, Iran e Turchia su tutti. Nello scenario peggiore, quello che porterebbe il paese  alla guerra civile, gli uomini del Saraya al Salam (in arabo significa brigate della pace) potrebbero occupare Baghdad. Si tratta dalle milizie fedeli a Sadr, sciolte da anni, ma rimaste dormienti e pronte a entrare in azione. Dalla parte opposta c’è il Kataib Hezbollah, una milizia filo iraniana che da mesi è pronta a intervenire per  difendere il governo sponsorizzato da Teheran. L’ipotesi di un confronto violento tra le due fazioni è concreta. Lunedì sera diversi video  mostravano i pick up delle milizie di Sadr che prendevano posizione lungo le strade che conducevano al centro di Baghdad e Bassora.  

   

 

Non è la prima volta che Sadr annuncia di volersi ritirare dalla politica, ma secondo molti esperti, la tempistica del suo annuncio non è casuale. Il giorno prima, l’ayatollah Kadhim al Haeri, guida spirituale sciita molto seguita dai sostenitori di Sadr, aveva detto di volersi ritirare per motivi di salute. Nel comunicare la sua decisione, Haeri aveva raccomandato di seguire la guida dell’ayatollah dell’Iran Ali Khamenei e aveva dissuaso tutti dal dare seguito alla leadership divisiva di Sadr. Si tratta di un colpo molto grave per il movimento sadrista, che ha accusato l’Iran di avere “dettato” il comunicato ad Haeri. Sadr sa di non potere rappresentare un’alternativa politica e militare credibile senza un’adeguata legittimazione religiosa. Privo di una guida spirituale e per di più attaccato da colui che era uno dei punti di riferimento del movimento, Sadr ha deciso per l’escalation in modo da verificare la tenuta della fiducia degli iracheni nei suoi confronti. A giudicare dalle migliaia di persone scese in strada, il blocco dei suoi seguaci è ancora saldo, ma il costo politico e militare della scelta del leader nazionalista potrebbe essere alto.  

Di più su questi argomenti:
  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.