editoriali
I silenzi della destra su Teheran
Buona mossa della Cdu sui profughi. Ma Salvini e Meloni che cosa pensano dell’Iran?
Un piano per concedere accoglienza e protezione ai profughi iraniani in fuga dal loro paese in rivolta. La proposta non viene da qualche bieco globalista sorosiano, desideroso di applicare piani di sostituzione etnica o di allestire un esercito industriale di riserva, come subito direbbero i sovranisti di casa nostra. A chiedere al governo federale tedesco di applicare questa misura è il leader della Cdu, Friedrich Merz. E verrebbe dunque da chiedere se non fosse un’ipotesi che anche a Palazzo Chigi dovrebbe essere seriamente valutata, anche alla luce delle parole di quell’Antonio Tajani che, interrogato da Repubblica sul fatto che Francia e Germania ospitano più migranti dell’Italia, risponde che “quando le richieste di asilo arrivano da ingegneri siriani è più facile”. Forse che a Teheran non ci sono ingegneri in cerca di sicurezza?
E forse aprire un dibattito sull’Iran in seno al governo aiuterebbe anche a illuminare le divergenze che ci sono nella destra. Quando un attacco mirato americano uccise il generale iraniano Qassem Suleimani, nel gennaio 2020, Matteo Salvini e Giorgia Meloni entrarono in collisione: il primo applaudì Trump per avere “eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, alla faccia dei pavidi in Italia e in Ue”, la seconda avvertì che “una escalation delle tensioni in medio oriente non è nell’interesse dell’Italia”.
Quando poi, nella primavera del 2021, il meloniano Adolfo Urso ambiva alla poltrona del Copasir, il capo del Carroccio sentenziò così: “Gli amici dell’Iran non sono miei amici”, alludendo a vecchie relazioni di un’azienda guidata da Urso che faceva affari anche nella Repubblica islamica. Solo che Urso ora è seduto nello stesso Cdm di Salvini, e chissà se nel frattempo abbia saputo guadagnarsi la sua amicizia. Di certo c’è che un chiarimento sull’Iran, nel centrodestra, non farebbe male.
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