Foto LaPresse

Chi ha paura del buio

Mosca bombarda le strutture energetiche dell'Ucraina. Le regole per adattarsi ai blackout

Andrea Braschayko

Kyiv si organizza per vivere senza luce. Candele, meme e provviste negli ascensori: gli ucraini hanno risposto ai razionamenti con uno spirito di adattamento temprato da otto mesi di guerra, seguendo da subito le direttive sul risparmio nell’uso di energia e gas

Breslavia. Quello del 31 ottobre è stato un altro lunedì di massicci attacchi contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, nell’ultimo giorno di uno dei mesi più difficili dall’invasione. Il primo ministro Denys Shmyhal ha affermato che 18 obiettivi civili sono stati colpiti in dieci diverse regioni, tra cui quelle di Kharkiv, Leopoli, Dnipro e Zaporizhzhia, dove blackout sono serviti per mantenere la corretta stabilizzazione delle linee elettriche.

 Lo stesso è successo nella capitale Kyiv, dove pure l’80 per cento dei cittadini è rimasto senza accesso all’acqua, nonostante il sindaco Vitali Klitschko abbia promesso di ripristinarne l’approvvigionamento in poche ore. Malgrado la buona risposta  della difesa aerea nell’abbattere missili e droni Shahed, quelli non intercettati hanno raggiunto, almeno parzialmente, l’obiettivo dei russi di sabotare il funzionamento delle infrastrutture civili ucraine, per frustrarne economia e resistenza. La situazione delle centrali elettriche, target principali dei russi, è quella più complessa. Già il 19 ottobre, poco più di una settimana dopo il  primo potente attacco degli sciami di droni iraniani, il direttore dell’Energy Research Center, Oleksandr Kharchenko, dichiarava che il 40 per cento dell’infrastruttura energetica ucraina è danneggiato, con tempi di ripristino completo di vari mesi. La scorsa settimana durante un primo test un megawatt è stato importato dalla Slovacchia, dopo che il presidente Volodymyr Zelensky aveva annunciato lo stop delle esportazioni all’interno del sistema comunitario Entso-E. In seguito all’annuncio anche la Moldavia si preparava a forti razionamenti, resi ancor più necessari dopo che le centrali energetiche (di proprietà russa) della Transnistria hanno dimezzato la produzione, nell’ennesimo tentativo di pressione ibrido verso il governo europeista di Chisinau, che nell’intensa mattinata del 31 ottobre ha pure visto cadere sul proprio territorio settentrionale resti di un missile russo abbattuto, come confermato dal ministro degli Esteri Nicu Popescu.
 Come ha dichiarato Zelensky, ciò che la Russia vuole è “trasformare le centrali elettriche in un campo di battaglia”, e per non avere paura del buio gli ucraini sono costretti ad autogestire  la rete, sia dall’alto che dal basso. Ukrenergo, l’operatore che si occupa di trasmettere l’elettricità, già prima dei bombardamenti del 31 ottobre, aveva previsto interruzioni programmate della rete elettrica in gran parte delle regioni. Raramente, tuttavia, gli orari effettivi dei blackout sono coincisi con quelli annunciati, consultabili sul canale telegram di Yasno, l’Enel ucraina. 

Critiche e lamentele di alcuni cittadini si sono verificate per la disorganizzazione iniziale ma ha prevalso lo spirito di solidarietà e comprensione: sono numerose le testimonianze social di scatole anonime lasciate negli ascensori condominiali con cibo, acqua e medicine, incluse quelle utili a placare l’ansia nel rimanere bloccati diverse ore dentro un ascensore sospeso al quindicesimo piano.
 Alcune città come Leopoli  e Mykolaïv hanno annunciato lo stop di tram e filobus in alcuni orari, altre come Ternopil’ e Poltava scelgono il pugno duro, minacciando controlli della polizia verso chi trasgredirà a regole di buon senso, come lo spegnimento delle insegne luminose delle attività commerciali. In generale, gli ucraini hanno risposto ai razionamenti con uno spirito di adattamento temprato da otto mesi di guerra, seguendo da subito le direttive sul risparmio nell’uso di energia e gas; a Kyiv gli abitanti sono riusciti a ridurre il consumo di elettricità del 10 per cento  in un solo giorno. Piuttosto che cercare di trovare una scappatoia alla nuova realtà, molti pubblicano sui social metodi originali per l’illuminazione della casa, per  esempio le istruzioni per un barattolo fai-da-te con candele racchiuse da cangianti foglie autunnali, ovviamente rese ignifughe. 


I giovani ironizzano usando meme sull’inefficienza dei grafici di interruzione di Yasno, allo stesso tempo comprendendo le difficoltà logistiche a seguito di bombardamenti tanto intensi e concentrati nel tempo. Tra i loro genitori e nonni, cioè coloro che hanno vissuto la transizione dei selvaggi anni 90, il ragionamento è: se siamo riusciti a superare i blackout della crisi economica, perché non dovremmo farlo ora che abbiamo un motivo reale e inscalfibile per resistere? 
Ha fatto il giro del mondo la foto in cui una coppia, girata di spalle all’obiettivo e di cui si intravedono solo i contorni delle ombre, dall’alto del belvedere degli Artisti ammira una Kyiv completamente oscurata dall’ennesimo blackout. Se gli obiettivi del presidente russo Vladimir Putin e del generale Surovikin erano quelli di provocare sconforto e rabbia nella popolazione contro le proprie istituzioni alle porte dell’inverno, i risultati sono solo maggiore spirito di sacrificio e frenesia di voler sottoporre gli invasori alle proprie criminali responsabilità a guerra finita. L’ex presidente russo Dmitri Medvedev ha detto che basterebbe accettare le condizioni dei russi per tornare ad avere un normale flusso di corrente elettrica nelle case, ma le sue  minacce sono un soffio nel vento per la maggioranza dei civili ucraini. Con l’elettricità o senza di voi? Senza di voi.

Di più su questi argomenti: