Sure 2.0 per la bolletta: la proposta di Gentiloni e Breton
Per contrastare i rincari energetici, la Commissione sta pensando di estendere lo strumento di debito comune per fornire prestiti agli stati membri al fine di finanziare la cassa integrazione, sperimentato durante i lockdown. Intanto l'Ungheria si vende a Gazprom
Bruxelles. Il pacchetto da 200 miliardi di euro annunciato da Olaf Scholz per aiutare i tedeschi ad affrontare la crisi dei prezzi dell’energia ha riportato la solidarietà finanziaria al centro dell’agenda dell’Ue. Come garantire ai paesi piccoli o a quelli indebitati la stessa possibilità di sostenere le loro economie o almeno evitare un vantaggio ingiustificato a una Germania sotto gli steroidi degli aiuti di stato? “La crisi dell’energia è grave” e “richiede una risposta comune dall’Europa”, ha riconosciuto sabato Ursula von der Leyen. Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, e il collega al Digitale, Thierry Breton, hanno proposto in un articolo pubblicato su alcune testate europee di “ispirarsi” al meccanismo Sure per “aiutare gli europei e gli ecosistemi industriali”.
Il primo a Bruxelles a dar voce pubblicamente ai malumori per lo scudo della Germania è stato il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, chiedendo “trasparenza, consultazioni e coerenza” al governo tedesco. Secondo Breton, esiste un problema di “parità di condizioni” nel mercato unico dell’Ue. Lo stesso messaggio è arrivato poi dalla presidente della Commissione. “Dobbiamo proteggere i fondamenti della nostra economia”, ha detto von der Leyen: “Senza una soluzione europea, rischiamo la frammentazione”. Se von der Leyen non ha indicato quale possa essere la “soluzione europea”, Breton ha messo il dito dove il piano della Germania fa male: “Dobbiamo riflettere urgentemente su come offrire agli stati membri che non hanno questo margine di manovra fiscale la possibilità di sostenere le loro industrie e imprese”. Paesi come l’Italia (a causa del suo alto debito) o come la Slovacchia (per le dimensioni della sua economia) non hanno la stessa potenza di fuoco di Berlino.
Durante l’Eurogruppo di ieri, il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, ha difeso il suo “scudo”. I 200 miliardi “non sono solo per il 2023, ma anche per il 2024. Se si paragona alle dimensioni dell’economia tedesca, il volume dello scudo è proporzionato. Non è nostra intenzione alimentare la domanda, ma solo proteggere le strutture chiave della nostra economia”, ha detto Lindner. Ma l’irritazione di altri ministri è evidente. Secondo il francese Le Maire, l’Ue deve essere “più unita in termini di strategia economica” e uno dei princìpi deve essere la “solidarietà”. Il commissario Paolo Gentiloni ha spiegato che l’Ue deve “preservare il nostro mercato interno, evitando la frammentazione e rafforzando tutti gli strumenti che abbiamo per la solidarietà”. Le Maire ha ricordato che durante “la crisi del Covid abbiamo definito insieme una strategia economica europea, in particolare con l’emissione di debito in comune. Lo abbiamo fatto durante il Covid, propongo di farlo di fronte all’impennata dei prezzi dell’energia”.
L’unica proposta attualmente sul tavolo è quella presentata dalla Commissione in maggio sotto il nome “RePowerEu”: ridistribuire 200 miliardi di prestiti inutilizzati del Recovery fund e raccogliere altri 20 miliardi di stanziamenti per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo. L’Ecofin di oggi cercherà un accordo sulla chiave di ripartizione dei 20 miliardi, ma l’intesa potrebbe slittare a novembre. Da maggio i prezzi dell’energia e le necessità finanziarie dei paesi sono cambiati in modo sostanziale. Non si tratta più solo di investire in eolico e solare, ma di aiutare le imprese a sopravvivere. Allo stesso tempo, a differenza del 2020, l’inflazione è a doppia cifra. La Germania e i paesi frugali hanno già escluso un Recovery fund 2.0. Gentiloni ha aperto a “discutere” modifiche “limitate e specifiche” ai Pnrr, ma senza “riaprire su larga scala i piani o rinviare impegni chiave”. Nel breve periodo esiste un’unica alternativa, come spiegano Gentiloni e Breton, ed è replicare Sure: lo strumento di debito comune per fornire prestiti agli stati membri per finanziare la cassa integrazione durante i lockdown. In un discorso a Praga il 29 agosto, lo stesso Scholz ha indicato il modello Sure come una “soluzione pragmatica” a crisi attuali e future. Il prossimo banco di prova sarà il Consiglio europeo informale venerdì a Praga. Un gruppo di paesi ha criticato la bozza di conclusioni perché troppo prudente su energia ed economia, malgrado la richiesta di un “price cap”. Nel frattempo, tra i leader dell’Ue, ce n’è uno che ha deciso di vendersi a Gazprom: il colosso russo ha concluso un accordo con l’Ungheria di Viktor Orbán per ritardare i pagamenti delle forniture di gas.
Isteria migratoria