editoriali

Il piano da 200 miliardi contro la crisi energetica non ha alcun respiro europeo

Redazione

La mossa tedesca rischia di essere distorsiva del libero mercato perché punta a sostenere le aziende tedesche, e solo quelle, davanti alla sfida del caro energia. Scholz si ricordi che il ruolo della Germania è guidare un’Europa compatta e non divisa fra virtuosi e indebitati

C’è stato un lungo periodo in cui i tedeschi non volevano tirare fuori i soldi dalla cassaforte per nessuno. Alla testa delle Finanze c’era Wolfgang Schäuble, contrario anche agli investimenti interni: a nulla valevano gli appelli della Commissione Ue, dell’Ocse e dell’Fmi affinché Berlino favorisse la domanda e non solo l’export. L’èra Schäuble tutta austerità e pareggio bilancio coincise con la fine della crisi dei subprime, seguita a ruota dalla crisi del debito sovrano europeo. Se non li aveva spesi per le autostrade, i ponti e le ferrovie tedesche, figurarsi se lo avrebbe fatto per salvare Atene: fu Schäuble a spiegare che il ritorno della dracma non sarebbe stata una tragedia. A fargli cambiare idea furono il whatever it takes di Mario Draghi e Angela Merkel. Lasciare che il mercato affossasse la Grecia avrebbe creato un precedente pericoloso quando in ballo fosse entrato un paese come l’Italia: Merkel, persona in grado di cambiare idea, lo capì. Le manifestazioni nelle piazze greche con i cartelloni raffiguranti l’allora cancelliera con i baffetti alla Hitler fecero il resto, e ad Atene fu permesso di restare nell’Eurozona.

  

Allontanato Schäuble, che sostituì con Olaf Scholz, Merkel fu più rapida nel dire di sì al Next Generation Eu proposto da Parigi e disegnato a Bruxelles per far ripartire un continente azzoppato dal coronavirus. Da titolare delle Finanze, Scholz era presente, eppure non sembra aver appreso la lezione di Merkel. Il nuovo piano tedesco da 200 miliardi contro la crisi energetica non ha alcun respiro europeo. Al contrario rischia di essere distorsivo del libero mercato perché punta a sostenere le aziende tedesche, e solo quelle, davanti alla sfida del caro energia.

 

Merkel ci mise non meno di dieci anni per capire che il ruolo della Germania è guidare un’Europa compatta e non divisa – una volta ancora – fra ricchi e poveri, fra virtuosi e indebitati. Olaf Scholz di quanto tempo avrà bisogno per arrivarci?

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