Vladmir Putin (LaPresse)

dopo il discorso di Putin

Il crollo della Borsa di Mosca è un termometro delle difficoltà russe

Mariarosaria Marchesano

Il listino russo segna il secondo giorno di grandi perdite. “Sconta nel suo complesso una contrazione del 30 per cento rispetto a febbraio, nonostante Gazprom abbia dato una grossa mano grazie ai rincari del prezzo del gas esportato. E questo gap difficilmente potrà essere recuperato in tempi brevi”, dice l'economista Trezzi

Le borse sono termometri sensibili della stabilità politica, ma sono anche opportuniste. Così se la “mobilitazione militare parziale” annunciata dal presidente russo Vladimir Putin nel discorso di ieri mattina fa temere un’escalation della guerra in Ucraina, con tutte le ripercussioni che potrebbero esserci anche sull’economia, le stesse minacce belliche spingono in tutto il mondo gli acquisti sui titoli della difesa e anche dell’energia sulla scia della risalita del prezzo del petrolio. E’ per questa ragione che le piazze finanziarie europee hanno chiuso tutte in positivo nonostante l’uscita del capo del Cremlino, con Milano, che trainata dal gruppo Leonardo, ha guadagnato lo 0,9 per cento dopo una fila continua di ribassi. E anche Wall Street, nonostante la nuova stretta sui tassi della Fed, beneficia di uno scenario che premia il dollaro sulle altre valute. Insomma, di fronte a un inasprimento della crisi russo-ucraina le borse mantengono (per ora) la calma e approfittano come possono della situazione. 

 

Tutte tranne una: la borsa di Mosca, che ieri ha accusato un nuovo duro colpo dopo il discorso di Putin in cui ha ordinato la prima mobilitazione del suo paese dalla Seconda guerra mondiale e avvertito (di nuovo) l’Occidente di essere pronto a usare le armi nucleari. Parole che hanno fatto precipitare l’indice Moex fino al -10 per cento (poi ha recuperato e chiuso a -3 per cento) segnando il secondo giorno di grandi perdite. Martedì, infatti, il listino russo aveva già subito un calo del 9 per cento in seguito alla minaccia di Putin di annettere parti del territorio ucraino con dei referendum e per il timore che venga approvata una legge marziale. Il listino moscovita si è portato così poco sopra la soglia di 2.000 punti, quasi la metà rispetto a prima dell’invasione dell’Ucraina come spiega al Foglio Riccardo Trezzi, economista e consulente di diversi fondi d’investimento internazionali.

“Il mercato azionario russo sconta nel suo complesso una contrazione del 30 per cento rispetto a febbraio, nonostante Gazprom abbia dato una grossa mano con la sua eccezionale performance dovuta ai rincari del prezzo del gas esportato. E questo gap difficilmente potrà essere recuperato in tempi brevi”. Secondo Trezzi, la permanenza di una perdita così significativa dai livelli di inizio anno è la prova che gli investitori sono convinti che lo choc non sia transitorio. “Bisogna considerare che da quando è scoppiata la guerra, dalla Russia sono andate via aziende occidentali che rappresentano il 35-40 per cento del prodotto interno lordo. E per quanto alcune di queste siano state incoraggiate a rientrare, è innegabile che l’impatto delle sanzioni sia stato fortissimo sull’economia della federazione che resta molto basica e poco diversificata”. 

 

Chi opera in borsa, inoltre, è abituato ad anticipare il futuro (“forward looking”), e quella di Mosca non si presenta come la più attraente delle piazze finanziarie mondiali. “Senza l’aiuto di Gazprom e delle società energetiche il calo del listino da inizio guerra sarebbe stato di gran lunga più ampio e questa è la prova che senza gas e petrolio l’economia russa è ben poca cosa”, prosegue Trezzi.  

Eppure, erano tante le speranze riposte dall’establishment russo sulla borsa di Mosca dopo l’exploit del 2021. Nell’ultimo rapporto al mercato, il presidente Oleg Viyugin aveva sottolineato la crescita record dello scorso anno e il continuo afflusso di investitori privati e l’amministratore delegato Yuri Denisov aveva sottolineato come il numero degli utenti al dettaglio avesse raggiunto quasi 17 milioni, praticamente più del 10 per cento della popolazione russa. “Quest’anno (il 2021, ndr) il Moscow Exchange celebra 30 anni di attività (nella sua attuale configurazione, ndr). Il gruppo ha fatto molta strada ed è alla ricerca di opportunità per lo sviluppo del business”. E poi: “Abbiamo le conoscenze e le esperienze per adattarci a qualsiasi situazione”. Parole profetiche, ma Viyugin e Denisov non avevano messo in conto l’invasione dell’Ucraina. 
 

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