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L'inverno europeo

Una mappa per orientarsi tra i veri rischi della crisi energetica. Parla il ministro ceco Lipavský

David Carretta

"Ciò che aiuterebbe davvero è unirsi comprando gas insieme come spazio europeo". Il vero problema delle scorte dalla Russia potrebbe essere quello di provocare divisioni tra i paesi dell'Unione in merito alla guerra in Ucraina

Bruxelles. La presidenza ceca dell’Unione europea ieri ha annunciato la convocazione di una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia per discutere misure di emergenza per far fronte al rischio di taglio delle forniture dalla Russia e all’impennata dei prezzi di gas ed elettricità. Nei sei mesi che sono trascorsi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’Ue è stata spesso accusata di divisioni sulle sanzioni e le forniture di armi, ma “la questione per questo autunno è un’altra: la situazione energetica e come le nostre società reagiranno agli alti prezzi dell’energia”, spiega al Foglio il ministro degli Esteri della Repubblica ceca, Jan Lipavský.

 

“È qualcosa che non necessariamente creerà divisioni, ma metterà enorme pressione sui nostri governi”. Ieri in Francia il prezzo per l’elettricità per il 2023 ha sfondato quota mille euro al megawattora. Anche in Germania è stato superato un record a 829 euro. Il prezzo del gas sul mercato spot è oltre i 320 euro al megawattora. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato “la fine dell’èra dell’abbondanza” per spiegare ai suoi cittadini che è necessario fare sacrifici. Il premier belga, Alexander De Croo, ha avvertito che l’Ue deve aspettarsi “cinque-dieci inverni difficili”. “Non  sono in grado di fare previsioni, ma la situazione è grave”, dice  Lipavský: “Dobbiamo concentrarci sul prossimo inverno. Ciò che aiuterebbe davvero è unirsi” a livello di Ue, per esempio “comprando gas insieme come spazio europeo”.

 

Secondo Lipavský, “c’è molto che si può fare a livello europeo e c’è enorme spazio per la solidarietà”. La crisi energetica rischia di destabilizzare l’ordine democratico e liberale interno all’Ue. Il 25 settembre ci sono le elezioni politiche in Italia. La Svezia andrà al voto due settimane prima, la Bulgaria una settimana dopo. A inizio del 2023 sarà il turno di paesi tanto diversi come la Grecia e l’Estonia. L’aumento dei prezzi dell’energia e le sue conseguenze sociali “sono uno stress test per le democrazie. Possono portare all’ascesa di attori antisistemici”, avverte Lipavský: “È la ragione per cui noi come governo ceco e l’Ue dobbiamo cercare delle soluzioni sociali, e non solo soluzioni fisiche per avere abbastanza energia. Dobbiamo aiutare le famiglie e fare in modo che la classe media possa continuare a lavorare affinché si senta ancora parte della società democratica”, dice il ministro degli Esteri ceco.

 

La crisi energetica, molto più delle sanzioni o delle forniture di armi, ha anche il potenziale di provocare divisioni tra i ventisette sulla posizione dell’Ue sulla guerra in Ucraina. “Ci vuole tempo”, ma “una volta che avremo superato” la crisi energetica “saremo finalmente liberi sulla Russia”, dice Lipavský.  La data per la riunione straordinaria del Consiglio Energia non è stata ancora fissata. Alcune fonti a Bruxelles parlano di metà settembre. Nel frattempo, lunedì e martedì a Praga tocca ai ministri della Difesa e degli Esteri tornare a discutere di Russia e Ucraina. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato l’intenzione di lanciare una grande missione di addestramento dell’esercito ucraino. La presidenza ceca dell’Ue ha un’altra priorità: il divieto di visti turistici per i cittadini russi.

 

La proposta è sostenuta dalla Polonia, dai paesi Baltici e dalla Finlandia, ma incontra l’opposizione di Borrell, della Germania e di altri stati membri. Per Lipavský, ci sono “ragioni di sicurezza” a favore del divieto di ingresso per ragioni turistiche. Secondo i dati di Frontex, quasi un milione di cittadini russi sono entrati nell’Ue attraverso la frontiera terrestre – soprattutto Finlandia ed Estonia – dall’inizio della guerra dopo che sono stati vietati i voli dalla Russia. Punizione collettiva per la guerra di Vladimir Putin?

 

“Dobbiamo chiarire prima la terminologia. Nessuno chiede un divieto generale per i cittadini russi di viaggiare in Europa. Stiamo parlando di visti per turismo”, mentre possono essere mantenuti quelli “per ragioni umanitarie” per gli oppositori al regime, risponde Lipavský: “Dobbiamo capire che i cittadini ordinari russi non sono quelli che viaggiano nell’Ue. L’élite viaggia in Europa”. Secondo il ministro degli Esteri ceco, “Putin sta proteggendo in modo attivo l’élite per fare in modo che questa guerra non abbia un impatto su di lei. Se siamo seri nel voler fermare la guerra dobbiamo affrontare questo problema”.

 

A Praga i ministri degli Esteri dell’Ue potrebbero discutere di nuove sanzioni, anche se “le grandi cose sono già state approvate”. Sulle sanzioni “siamo nella fase in cui dobbiamo essere pazienti”, spiega Lipavský. Infine c’è l’emergenza Zaporizhzia. La Russia usa la più grande centrale nucleare in Europa come parte delle sue “tattiche terroriste” nel “tentativo di spaventarci”, avverte Lipavský.