Un soldato dell'esercito iraniano in piedi di fronte a una bandiera bruciata degli Stati Uniti a Tehran, Iran (Ansa) 

editoriali

A Stati Uniti e Iran interessa più negoziare che trovare un accordo sul nucleare

Redazione

La prossima settimana ci sarà un nuovo round negoziale in Austria con la mediazione dell'Unione europea: “E’ l’ultimo compromesso possibile e questi giorni saranno decisivi”

I negoziati sul nucleare iraniano sono stati dati per morti talmente tante volte che ogni nuovo annuncio in tal senso ha ormai perso di credibilità. E’ successo che mentre si dava ormai per certo il requiem per le trattative di Vienna, condotte fra Iran e Stati Uniti attraverso la mediazione dell’Unione europea, è arrivata invece la notizia di un nuovo round negoziale. La prossima settimana, in Austria, si ripartirà dalla controproposta avanzata dall’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell.

 

“E’ l’ultimo compromesso possibile e questi giorni saranno decisivi”, ha detto il diplomatico spagnolo. Gli iraniani hanno confermato che ci sono le basi per ripartire da quel documento. Gli Stati Uniti restano fermi sul punto del mantenimento delle sanzioni contro il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica e sembra che negli ultimi giorni la delegazione iraniana si sia mostrata pronta ad accettarle. In cambio, Teheran chiede un sistema di indennità nel caso in cui gli Stati Uniti decidessero di recedere di nuovo dal deal. Si tratta ancora quindi, come in un eterno giorno della marmotta. “Nessuno vuole prendersi la responsabilità di dichiarare la morte del negoziato”, ha sintetizzato a Reuters Henry Rome, analista del think tank dell’Eurasia Group.

 

Per quanto le possibilità di arrivare a un’intesa entro quest’anno restino basse, americani e iraniani “non hanno interesse a uscire dai negoziati”, hanno confermato due giorni fa altri funzionari europei citati da Bloomberg. Restare seduti al tavolo diplomatico, anche senza raggiungere un accordo, conviene a tutti. Da una parte, gli americani eviteranno così di sobbarcarsi gli oneri militari ed economici necessari a creare (e guidare) un blocco stabile di alleati sunniti contro l’Iran. Dall’altra, gli iraniani potranno continuare a fare pressioni sull’occidente avanzando le proprie rivendicazioni sul nucleare. Andarsene e sbattere la porta? Domani forse, ma almeno per oggi si continua a trattare.          

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