I trattati vaghi hanno sempre conseguenze devastanti. Lunedì a New York si è parlato di nuovi accordi di non proliferazione delle armi nucleari, Mosca ha detto di essere d'accordo, ma mentre si negozia non ci si potrà concedere punti poco chiari e bluff
Ayman al Zawahiri, il capo di al Qaida ucciso da un drone americano a Kabul, nel momento dell’attacco, secondo indiscrezioni, era in compagnia del figlio e del genero di Sirajuddin Haqqani, ministro dell’Interno dell’Afghanistan. Non ci sono state ancora conferme sulla presenza dei due Haqqani, membri di una rete di estremisti che in Afghanistan ha fatto da cerniera fra i talebani e al Qaida e che erano considerati uno dei reparti talebani con il compito di organizzare attentati, ma il solo fatto che Zawahiri fosse a Kabul indica che un legame tra il regime afghano e al Qaida c’è. Nel 2020 i talebani firmarono con l'Amministrazione Trump gli accordi di Doha che prevedevano il ritiro dei soldati americani dal paese. Negli accordi c’è anche una clausola antiterrorismo alla quale i talebani, in cerca di una legittimazione davanti alla comunità internazionale, hanno fatto più volte appello, e che prevede la rottura con le organizzazioni terroristiche. Non che prima della morte di Zawahiri ci fossero americani disposti a credere che i nuovi uomini di Kabul le avrebbero rispettate, ma ora potrebbero esserci le prove di questa connivenza. Washington ha trattato gli accordi come se fossero veri, ma sono stati una messinscena dalle conseguenze devastanti che ha portato al tracollo dell’Afghanistan.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE