editoriali

Putin e la strategia del gas: ora la Russia aumenta le forniture

Redazione

Nonostante la ripresa dei flussi via Nord Stream, la chiusura dei rubinetti resta la principale leva politica di Mosca contro l’Europa. Quest'inverno saremo ancora più ricattabili 

Sono tornate ad aumentare le forniture di gas dalla Russia. Giovedì l’Eni ha comunicato che Gazprom ha annunciato la consegna di 36 milioni di metri cubi di gas rispetto alle consegne giornaliere dei giorni precedenti di 21 milioni, con un incremento dei volumi di circa il 70 per cento. Contemporaneamente, nonostante i timori della vigilia, la Russia ha riattivato dopo i 10 giorni di manutenzione previsti il gasdotto Nord Stream, che collega la Russia alla Germania, ma sempre con un flusso del 40 per cento, come prima che iniziassero i lavori di manutenzione. In teoria, i volumi dovrebbero tornare alla normalità dopo l’invio in Russia della turbina bloccata in Canada dalle sanzioni, che era secondo Mosca l’impedimento tecnico che aveva fatto ridurre le consegne. Queste notizie sono state prese come una conferma della tesi secondo cui Vladimir Putin non può fare a meno di vendere il suo gas all’Europa, e di conseguenza non si rischiano razionamenti per l’inverno. Sarebbe un errore.

 

E’ vero che Putin può vendere quel gas solo all’Europa, visto che viaggia via pipeline. Ma non è vero che non possa farne a meno. I proventi da gas contano per le casse del Cremlino molto meno del petrolio e gli enormi profitti dell’ultimo anno garantiscono un buon margine di autonomia fiscale. Inoltre, gli abnormi prezzi del gas comportano buoni introiti anche vendendo volumi ridotti. Per giunta, Gazprom per la prima volta in 25 anni non ha distribuito dividendi perché il Cremlino ha deciso di prendere tutti gli extraprofitti del primo semestre attraverso le tasse. Il taglio del gas resta la principale leva politica di Putin contro l’Europa, che avrà un maggiore impatto quest’inverno.

 

Già l’inverno prossimo sarà un’arma spuntata per via del processo di diversificazione delle fonti energetiche renderà l’Europa più autonoma da Mosca. Insomma, le ragioni politiche più che economiche per cui Putin può decidere di chiudere i rubinetti del gas sono ancora tutte lì.

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