Razionamento e solidarietà. Cosa succede in Italia con il piano Ue

Federico Bosco

La Commissione europea ha proposto un programma di emergenza che impone tagli del 15 per cento al ​​consumo di gas naturale. L'economista Simona Benedettini spiega al Foglio gli effetti sul nostro paese

La Commissione europea ha proposto un piano di emergenza che permetterebbe di imporre tagli del 15 per cento al ​​consumo di gas naturale nei paesi dell’Unione europea. Inizialmente il raggiungimento dell’obiettivo richiesto è su base volontaria, ma Bruxelles avrà il potere di renderlo obbligatorio in caso di “rischio di una grave carenza”. I paesi dovrebbero aggiornare i piani di emergenza entro settembre e spiegare nel dettaglio alla Commissione come intendono realizzare i tagli volontari, fornendo ogni due mesi aggiornamenti sui progressi. La proposta include un quadro temporaneo di aiuti di Stato, consentendo ai governi di incentivare le industrie a risparmiare energia, anche attraverso compensazioni economiche. Le pubbliche amministrazioni, i consumatori, le famiglie, le aziende, le industrie, e i fornitori di energia elettrica “possono e devono adottare misure per risparmiare gas”, dice la nota citando la minaccia posta dalla Russia.

 

I ministri dell’Energia dell’Ue discuteranno la proposta il 26 luglio, ma nonostante la consapevolezza, i paesi con poca o nessuna dipendenza dal gas russo non sono entusiasti e non vogliono essere costretti a fare tagli aggiuntivi. Al contrario, la Commissione sostiene che è necessario un approccio comune, sottolineando che agire preventivamente riduce il rischio e i costi. Bruxelles stima che nel caso di interruzione del flusso di gas russo l’Ue non riuscirebbe a riempire gli stoccaggi e verrebbero a mancare circa 20 miliardi di metri cubi di gas su un consumo annuo di circa 380 miliardi. L’economia dell’Ue subirebbe una contrazione dell’1,5 per cento del pil, ma a con un’azione di risparmio la contrazione sarebbe ridotta allo 0,4 per cento.

 

Simona Benedettini, economista dell’energia e membro della fondazione Ottimisti e razionali, ha spiegato al Foglio che il piano ha il merito di denunciare con chiarezza la gravità dell’attuale crisi energetica richiamando gli stati membri alla solidarietà (sancita nel trattato, citato nel piano), e alla sincerità nei confronti dei cittadini, che finora non sono stati adeguatamente informati dai governi per evitare l’allarme. Il piano però è destinato a far discutere. “La proposta prevede, nello specifico, una riduzione obbligatoria del 15 per cento rispetto al consumo medio degli Stati membri registrato nel periodo agosto-marzo dei cinque anni precedenti al 2022”. dice Benedettini. “Nel caso italiano si  traduce in 8,3 mld m3 di gas da risparmiare, 3 in più rispetto ai 5 che, verosimilmente, dovrebbero essere tagliati una volta messe in campo le misure di diversificazione cui il Governo lavora".

 

Durante la fase volontaria Bruxelles terrà conto di quanto un paese è riuscito a ridurre i consumi, e in caso di attivazione dell’emergenza la quota di riduzione volontaria verrà calcolata nel totale. “Questa è un’altra occasione in cui testeremo quanto siamo unione o meno, qui vedremo se effettivamente gli stati membri risponderanno. Per dire, se io sono l’Italia e per me è giusto razionare cinque miliardi di metri cubi, perché ne devo razionare altri tre?”.

 

Qui la questione diventa politica. Roma si sente in una posizione di vantaggio rispetto a Berlino perché sta diversificando meglio, ma è un concetto relativo. Come viene spiegato nei documenti della Commissione, il blocco della produzione in un paese avrà conseguenze dirette con le imprese dei altri paesi che con esse lavorano, e nel caso di Italia e Germania quelle relazioni industriali sono estremamente intense. “La situazione è tutt’altro che rosea, c’è un rischio serio di interruzione delle forniture di gas russo e tutti – governi, imprese e consumatori – dobbiamo rimboccarci le maniche”, conclude Benedettini. Come ha detto anche Draghi nel discorso di ieri in Senato, non si può pensare che la sicurezza energetica che tutti vogliamo sia gratis. Se rifiuti infrastrutture come il rigassificatore di Piombino rifiuti l’importazione di gas sostitutivo delle forniture russe, aumentando la necessità di razionamento.

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