accordi
Israele e i disimpegni americani rispetto all'Iran
Biden e Lapid hanno firmato la Dichiarazione di Gerusalemme, un impegno congiunto per ostacolare la potenza nucleare di Teheran. La struttura prevede la forza come "ultima risorsa". Il caso ucraino fa da lezione
Il presidente americano Joe Biden e il premier israeliano Yair Lapid hanno firmato la Dichiarazione di Gerusalemme, un impegno congiunto a evitare che l’Iran si doti di armi nucleari e che include la rassicurazione che gli Stati Uniti siano pronti a usare la forza militare. Per Israele la visita di Biden è stata importante, ma nonostante il presidente americano abbia assicurato che fino a quando ci saranno gli Stati Uniti Israele è al sicuro, Lapid voleva dichiarazioni più forti. I due leader si sono scontrati su un punto in conferenza stampa: il premier israeliano ha detto che non sarà la diplomazia a fermare il programma nucleare iraniano, il presidente americano lo ha pubblicamente contraddetto: lo strumento migliore rimane proprio la diplomazia.
Biden è andato in Israele per costruire una nuova architettura di rapporti in medio oriente, una coalizione che possa far sentire più sicura Gerusalemme e che possa estendersi fino a una cooperazione con l’Arabia Saudita. Il quadro, che ancora non comprende Riad, ha preso il nome di Accordi di Abramo e ha scopi anche militari: una struttura che sia in grado di contenere la minaccia iraniana. Israele da anni sta introiettando l’idea che dovrà vedersela senza l’America. In un’intervista a Channel 12, Biden ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a usare la forza contro l’Iran, ma come “ultima risorsa”. Il concetto di “ultima risorsa” è percepito in modo molto diverso a Gerusalemme e a Washington. La lezione ucraina, l’aiuto che gli americani stanno fornendo a Kyiv ma senza un coinvolgimento attivo nel conflitto, non ha fatto altro che aumentare la consapevolezza che se le minacce da parte di Teheran dovessero farsi ancora più concrete, Gerusalemme potrebbe contare soltanto su se stessa. Il nuovo medio oriente serve anche a questo: Washington mantiene la collaborazione economica e militare con Israele, ma da lontano. Questa lezione l’hanno appresa anche i nemici: la prossima settimana si incontreranno il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il russo Vladimir Putin.
Isteria migratoria