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Forze al limite: l'Ue in soccorso dell'Ucraina

David Carretta

Gli aiuti finanziari a Kyiv e il prossimo pacchetto di sanzioni. L'Unione europea fatica per trovare i 9 miliardi di euro promessi al paese in guerra

Bruxelles. Gli stati membri dell’Unione europea nei prossimi giorni inizieranno a discutere di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia dalla portata molto limitata, con l’obiettivo di approvarlo entro l’inizio della pausa estiva. Nel frattempo, ieri la Commissione ha ceduto nel braccio di ferro con Mosca su Kaliningrad, annunciando che le misure restrittive non si applicheranno alle merci che transitano nell’Ue via ferrovia. Come se non bastasse, i ventisette non riescono a mettersi d’accordo su come fornire gli aiuti finanziari di cui Kyiv ha bisogno per pagare stipendi e pensioni, malgrado la promessa fatta a maggio di stanziare 9 miliardi di euro.

 

Sono tutti sintomi della crescente fatica della guerra che sta cogliendo le leadership europee. La paura di un taglio totale del gas russo ha preso il sopravvento sulle bombe di Vladimir Putin contro le città ucraine nell’ordine delle priorità dell’Ue. Gazprom ieri ha lasciato intendere che potrebbe non riaprire il gasdotto Nord Stream 1, usando come scusa una turbina di Siemens in riparazione in Canada. La Germania è sull’orlo del panico e così anche la Commissione di Ursula von der Leyen, che il 20 luglio presenterà il suo piano d’emergenza per prepararsi all’interruzione completa delle forniture dalla Russia, chiedendo agli stati membri di ridurre da subito la domanda. Dopo la concessione dello status di paese candidato il 23 giugno, meglio che Volodymyr Zelensky non conti sull’Ue per un sostegno che vada oltre la retorica. 

 

Il prossimo pacchetto di sanzioni dell’Ue “più che il settimo sarà il sesto e mezzo”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Ci sarà l’embargo sull’oro russo deciso dal G7. Sarà anche l’occasione per aggiustare alcune misure dei precedenti pacchetti per tentare di limitare le possibilità di aggirare le sanzioni già in vigore. La lista nera dell’Ue potrebbe essere ampliata. Le consultazioni bilaterali tra la Commissione e gli stati membri inizieranno oggi. La speranza è di approvare il pacchetto il 20 luglio. “Ma non aspettatevi misure di ampia portata”, avverte il diplomatico. La Germania rifiuta un approccio più creativo per imporre sanzioni sul gas, come la proposta di Mario Draghi di introdurre un tetto al prezzo di quello importato dalla Russia. “Stiamo raggiungendo il limite di ciò che possiamo fare”, spiega un altro funzionario dell’Ue. 

 

Un altro limite riguarda le capacità finanziarie dell’Ue. Ad aprile Kyiv aveva chiesto 5 miliardi al mese ai suoi alleati per continuare a pagare stipendi e pensioni. Von der Leyen aveva risposto annunciando un pacchetto da 9 miliardi il 18 maggio. Quasi due mesi dopo, i ventisette sono riusciti ad approvare un aiuto di appena un miliardo di euro. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha riconosciuto che il bilancio dell’Ue non basta più. “Per gli 8 miliardi che rimangono il problema sono le garanzie fornite dagli stati membri”, ha detto Dombrovskis. Ma la Germania, adducendo ragioni di carattere costituzionale (il rischio elevato che i prestiti non siano rimborsati da Kyiv), non è pronta a concedere le garanzie.

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