Risorse scarse

Se Putin taglia il gas, l'Ue si ritrova con la cassaforte vuota

David Carretta

Il bilancio pluriennale 2021-27 dell’Ue è praticamente già tutto impegnato e l'inflazione da record riduce il margine di manovra. L’altra via è il debito comune 

Bruxelles. Altre forniture di armi all’Ucraina, risorse per affrontare un taglio del gas dalla Russia, misure per proteggere l’economia dalle conseguenze della guerra, aiuti agli stati membri più in difficoltà: non contate sull’Unione europea per finanziare le prossime crisi. Non è mancanza di volontà politica da parte della Commissione di Ursula von der Leyen. Il fatto è che i soldi sono finiti. Il bilancio pluriennale 2021-27 dell’Ue è praticamente già tutto impegnato. L’inflazione a livello record riduce il margine di manovra, perché impone tagli per la quota sopra il 3 per cento. La Commissione sta già facendo di tutto per trovare qualche miliardo di euro in più da destinare agli investimenti energetici o all’accoglienza dei rifugiati ucraini. Ieri ha annunciato 1 miliardo di prestiti all’Ucraina per finanziare la sua spesa corrente, molto meno dei 9 miliardi promessi il 18 maggio. Se la campagna di Mario Draghi per lanciare una nuova versione di “Sure” per la guerra finora non ha avuto successo, l’Ue potrebbe non poter fare altrimenti. 

    
“Guardare alle riserve interne al bilancio dell’Ue non è un’opzione perché non esistono più”, ha detto il commissario alla Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, in un’intervista a Bloomberg, chiedendo la creazione di strumenti di debito comune dell’Ue come quelli lanciati per la crisi del Covid-19. Dentro la Commissione si sentono sempre più voci lanciare l’allarme sulla cassaforte vuota. Paolo Gentiloni e Frans Timmermans hanno più volte detto che servono nuovi strumenti di finanziamento per le sfide di difesa ed energia poste dalla guerra russa. Il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, pur essendo contrario a un Recovery 2.0, ha detto che con l’inflazione all’8,6 per cento potrebbe essere costretto a imporre tagli alle politiche tradizionali dell’Ue (agricoltura, coesione, ricerca), se gli stati membri non decideranno di cambiare le regole che limitano al 3 per cento l’incremento del budget legato all’aumento dei prezzi.

   
A maggio la Commissione ha presentato il piano RepowerEu per l’indipendenza energetica dalla Russia, accelerando sulle rinnovabili. Dove trovare i soldi per gli investimenti? L’idea della Commissione di ridistribuire i 225 miliardi di euro di prestiti del Recovery fund che non sono stati ancora utilizzati incontra molta resistenza tra i paesi frugali. La Commissione, inoltre, ha proposto di usare la vendita di quote di emissioni del sistema Ets in riserva per raccogliere 20 miliardi da girare agli stati membri sotto forma di sussidi. Ma il meccanismo ha sollevato le proteste dei governi più ambientalisti perché, di fatto, consente di inquinare di più. Per aiutare i governi nell’accoglienza di milioni di rifugiati ucraini, la Commissione ha fatto ricorso a un trucco contabile: anticipare al 2022 e al 2023 gli stanziamenti della politica di coesione previsti per gli anni successivi. Ma ciò che viene speso oggi per i rifugiati non potrà essere speso domani per costruire infrastrutture nelle regioni meno sviluppate.

 
Anche i capi di stato e di governo si sono scontrati con i limiti che loro stessi si erano dati  nel luglio del 2020, quando avevano approvato il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-27. All’ultimo Consiglio europeo hanno promesso di aumentare gli aiuti militari per l’Ucraina, ma hanno evitato di usare la Peace Facility. Questo fondo per l’assistenza ai paesi terzi nel settore della difesa – che è fuori dal bilancio dell’Ue – ha una dotazione di 5 miliardi fino al 2027. E’ già stato usato quattro volte per l’Ucraina per un totale di 2 miliardi. Nel frattempo altri 600 milioni sono andati all’Unione africana, 89 milioni al Mozambico, 47 milioni alla Moldavia, 24 milioni al Mali, 13 milioni alla Georgia e 6 milioni ai Balcani.

 
Il bilancio per il 2021-27 è il più grande di sempre: 1.800 miliardi (1.100 di budget ordinario, 750 milioni per il Recovery fund), ma è comunque appena l’1,5 del pil dell’Ue. Riaprire i negoziati per aumentare i tetti del bilancio ordinario è considerato impossibile per ragioni politiche (serve l’unanimità) e di tempi (servono due anni per un accordo). Oltre agli investimenti per le transizioni climatica e digitale e il rafforzamento della difesa dell’Ue, c’è da ricostruire l’Ucraina. La Germania e gli altri frugali si sono detti contrari a un Recovery 2.0. La proposta di Draghi di uno strumento di debito come Sure – che è stato usato all’inizio della pandemia per aiutare gli stati membri con prestiti per finanziare la cassa integrazione – incontra le stesse resistenze. Ma in caso di una crisi sistemica, come il taglio del gas dalla Russia, non ci sono alternative al debito comune. Salvo il ciascuno per sé, che comprometterebbe la solidarietà e la tenuta europea.
 

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