L'intervista

"Evacuiamo le persone colpite dai bombardamenti russi". Parla il dirigente delle Ferrovie ucraine

Andrei Yanitsky 

Dall’inizio della guerra le strade ferrate di Kyiv forniscono aiuti militari e umanitari, si offrono come luoghi di rifugio e di fuga, per i vivi e per i morti (anche dell’esercito nemico). L’azienda accusata di corruzione che si è reinventata

Traduciamo l’intervista di Meduza al dirigente delle Ferrovie ucraine Oleksandr Kamyshin che racconta i  cambiamenti che la compagnia ha attraversato dall’inizio della guerra, le battaglie contro i collaboratori russi  che occupavano posti chiave  e il compito di conservare i corpi dei soldati nemici nei vagoni frigo.  


  
Come funzionava il sistema ferroviario ucraino prima dell’invasione russa?
Ci siamo battuti per ogni tonnellata di carico e, per la prima volta in dieci anni, recentemente abbiamo registrato un aumento del traffico di merci – sia rispetto al periodo pandemico sia rispetto al 2019. Poi abbiamo aumentato le tariffe per il trasporto merci. Chi ci critica dice che l’imprenditoria era  contro al nostro aumento delle tariffe, eppure in un  anno abbiamo registrato un aumento del  trasporto merci del 58 per cento. Abbiamo iniziato a costruire nuove vetture. Abbiamo dotato 70 chilometri di binari di elettricità e sostituito le nostre locomotive a diesel con quelle elettriche. Negli scorsi otto anni, abbiamo dotato di elettricità tre chilometri di binari all’anno, ma ora abbiamo fatto venti volte tanto. 


Cosa è cambiato dopo l’invasione?
Ora abbiamo nuove responsabilità. Per esempio, prima della guerra, non conservavamo i corpi dei soldati russi morti. Al momento abbiamo circa 270 corpi di russi nei nostri vagoni frigoriferi in varie città dove il conflitto è ancora in corso. I russi stanno abbandonando i loro uomini sul campo di battaglia, e stiamo bruciando circa 100 litri di carburante al giorno per conservare i corpi e mantenere la temperatura necessaria nei frigoriferi. Se i russi non vogliono i corpi dei loro soldati, non possiamo soltanto prenderli e buttarli via. Trattiamo i corpi dei russi meglio di come loro non trattino i nostri ucraini vivi. Stiamo aspettando che le autorità russe, le madri russe, li recuperino. Ma non li hanno richiesti. Forse a causa del fallimento dell’informazione russa, molte madri non sono nemmeno a conoscenza del fatto che i loro figli siano andati a combattere. Siamo disposti a fornire biglietti gratuiti alle madri russe per venire a ritirare i corpi dei loro figli. Faremo tutto gratuitamente: li trasporteremo qui e poi li riporteremo indietro, e consegneremo loro i corpi. Non abbiamo bisogno di altri morti di un altro paese.

 
Per quanto riguarda altri cambiamenti, abbiamo collaborato con Medici senza frontiere per inaugurare due treni per i civili feriti. Uno di questi ha un vagone separato con un generatore di ossigeno e altri vagoni per le cure intensive. E’ un treno-ospedale piuttosto buono; lo abbiamo costruito nei nostri stabilimenti, nelle strutture delle Ferrovie ucraine. Medici senza frontiere ci ha affidato un incarico tecnico, siamo stati responsabili praticamente di tutte le attrezzature – e questi treni sono già operativi. Abbiamo avviato un’altra iniziativa con l’organizzazione World central kitchen, che raccoglie fondi all’estero e li distribuisce agli hot spot ucraini affinché possano sfamare gratuitamente le persone in Ucraina. Hanno iniziato a distribuire cibo nelle nostre stazioni ferroviarie e ora ci aiutano a distribuirlo nelle aree sensibili che ancora non hanno infrastrutture decenti e dove la gente non ha accesso a pasti caldi. Per esempio, quando i nostri treni passeggeri hanno subìto ritardi a causa dei bombardamenti, abbiamo fornito cibo gratuito ai passeggeri i cui treni avevano più di due ore di ritardo. Abbiamo fornito più di 7 mila pasti al giorno in tutto il paese. In termini di traffico commerciale, per la prima volta il nostro volume è sceso a un quinto di quello precedente. Se prima della guerra trasportavamo 700.000 tonnellate di merci al giorno, nei primi giorni della guerra siamo scesi a 150 mila. Abbiamo chiuso a  marzo con 257.000 tonnellate di merci al giorno e aprile con 296 mila. A maggio supereremo le 300.000 tonnellate. Stiamo ripristinando il nostro traffico e attualmente siamo al 40 per cento del nostro volume prebellico.

 
E’ vero che  le Ferrovie ucraine hanno perso il controllo del 10 per cento delle loro infrastrutture?
Naturalmente alcuni dei nostri depositi, binari e stazioni si trovano in territorio occupato. Ma non appena le truppe ucraine respingeranno i russi, torneremo e ripristineremo tutto.


Avete valutato i danni?
Certo. Le Ferrovie ucraine sono un’azienda. Ogni giorno, usiamo metodi internazionali per stimare i danni diretti, cioè la distruzione; i danni indiretti, compresi i pagamenti alle famiglie dei ferrovieri rimasti uccisi, l’aumento dei costi del carburante e di altri materiali spendibili; e infine i mancati profitti. Il calcolo finale sarà possibile solo a guerra finita. Dopo la vittoria, abbiamo intenzione di chiedere un risarcimento alla Federazione russa nei tribunali internazionali.


La confisca di oltre 3.000 vagoni ferroviari russi è un tentativo di risarcimento per i danni inflitti dalla Russia?
La Verkhovna Rada ha approvato una legge che consente la confisca forzata dei beni russi. Stiamo seguendo la procedura prevista dalla legge. Le Ferrovie ucraine hanno fatto il primo passo: raccogliere informazioni e presentare liste. Il prossimo  è il coinvolgimento delle autorità. Siamo un’azienda rispettosa della legge, ci atteniamo alle leggi vigenti. Questi vagoni ci verranno consegnati perché siamo l’operatore del trasporto ferroviario statale.


Quanti dipendenti avete perso a causa dei licenziamenti, della mobilitazione e dei bombardamenti?
Per noi lavorano 234.000 persone. Dall’inizio dell’invasione, circa 7.300 dei nostri dipendenti sono entrati in guerra, 141 sono stati uccisi e 197 sono rimasti feriti. Ma il nostro staff è ancora al completo. Abbiamo persone che per il momento non lavorano a pieno regime, ma  le paghiamo puntualmente e per intero. Siamo un’azienda statale; i nostri stipendi sono piuttosto bassi, ma rispettiamo molto i nostri dipendenti e garantiamo loro un lavoro e uno stipendio stabili. In tempo di guerra, la stabilità è molto importante.


Come fate ad avere i soldi per pagare così tante persone se il traffico è sceso al 40 per cento dei livelli prebellici?
Il governo ci sostiene con il bilancio statale e inoltre, in quanto azienda statale, svolgiamo compiti extra che le autorità ci affidano. Per esempio, evacuiamo le persone dalle aree colpite dai bombardamenti russi. Abbiamo evacuato quasi quattro milioni di persone dal centro, dal sud e dall’est   verso la parte occidentale dell’Ucraina, e circa 600 mila persone verso i paesi vicini. Lo stato ci paga per questo. Noi trasportiamo gratuitamente i carichi umanitari.


Come è cambiato il suo  lavoro dallo scoppio della guerra?
Come la vita di ogni ucraino: sin dal primo giorno, ho lavorato 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo avviato la riapertura di alcune fabbriche per ripristinare il traffico che era stato interrotto dopo l’attacco russo. Il ministro delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov, il vice primo ministro Yulia Svyrydenko e io ci siamo recati in squadra in diversi impianti ferroviari; abbiamo fatto  almeno cinque incontri nelle regioni dell’Ucraina. Abbiamo chiesto ai proprietari delle aziende, ai direttori delle fabbriche e agli impianti metallurgici di riprendere il lavoro, di ricominciare a funzionare e di inviare merci. Perché questo ci dà lavoro, fornisce tasse al paese, stipendi alla gente del posto e tonnellate di merci necessarie alle ferrovie.


Davvero i  proprietari delle imprese  non volevano riprendere a lavorare e a guadagnare?
Le imprese non hanno capito come ripianificare la loro logistica e aggiornare il loro lavoro. Tra di loro c’erano le compagnie siderurgiche ArcelorMittal Kryvyi Rih e Zaporizhstal. Le abbiamo aiutate a riconfigurare le modalità di movimentazione delle materie prime e dei prodotti finiti. Alla fine ci è stato chiesto di contribuire all’avvio di entrambi gli impianti. E’ stato un grande onore sia per me sia  per la squadra. Perché entrambi gli impianti lavoravano ininterrottamente da 75 anni. L’ultima volta che hanno smesso di lavorare è stato durante la Seconda guerra mondiale; questa è stata solo la seconda volta. Non hanno funzionato per circa un mese.


Da quanto ho compreso, lei lavorava nel suo ufficio a Kyiv, ma ora è sempre in viaggio. Per esempio, io e lei ora stiamo parlando a Leopoli. Quanti viaggi fa ogni mese?
Un bel po’. Nei giorni più attivi, è importante per me essere nei luoghi caldi.  Essere lì mi aiuta  a capire la situazione e credo che la mia presenza aiuti  la squadra. Dall’inizio della guerra, sono stato a Kharkiv, Dnipro e Odessa più di dieci volte, e a Kramatorsk, Lyman e Sloviansk più di cinque. Solo le prime volte ho avuto paura. La prima volta che vai Kharkiv, fa paura; l’ottava volta, ci si abitua.


C’è una specie di vagone del personale su cui viaggia il capo delle Ferrovie ucraine?
No, viaggiamo su qualsiasi mezzo disponibile. A volte è una motrice  (un vagone ferroviario autoalimentato), a volte è un vagone merci riscaldato, a volte è la cabina di guida.


Le Ferrovie ucraine sono state criticate in passato per la corruzione. Queste accuse sono scomparse durante la guerra o no?
Per tutto questo tempo, ho provato vergogna per diversi dei nostri dipendenti. Due conducenti hanno accettato tangenti e hanno permesso alle persone di ridurre la linea di evacuazione. E due dipendenti sono stati sorpresi a rubare carburante. Ma siamo la più grande azienda del paese, il più grande datore di lavoro del paese e  per ogni dieci storie negative come queste, ci sono centinaia, se non migliaia, di persone che si comportano da eroi. Abbiamo un programma interno chiamato “Iron Heroes” in cui raccogliamo  queste storie. Queste persone vanno oltre ogni paura. Hanno salvato  le persone dagli attacchi. Hanno ripristinato le infrastrutture in tempi record e sotto il fuoco nemico. Hanno sfamato un gran numero di passeggeri con cibo cucinato da loro stessi.


Ad aprile, il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) ha catturato quattro ferrovieri che collaboravano con la Russia. Come sono stati smascherati?
Questo fa parte del lavoro che svolgiamo insieme alle agenzie di polizia. All’interno dell’azienda conduciamo regolari procedure di screening e segnaliamo i dipendenti sospetti alle autorità investigative perché li confermino. In quel caso,  stavano fornendo informazioni al nemico. Certo, è spiacevole che ci siano persone di questo tipo, ma ancora una volta si tratta solo di alcuni dei nostri 234.000 dipendenti.


E a proposito dell’evacuazione. Come funziona? Come siete riusciti a trasportare quattro milioni di persone?
Al momento del picco, avevamo 192.000 passeggeri al giorno. Alcune stazioni ne inviavano 70 mila al giorno, e altre ne ricevevano 70 mila al giorno. L’intera squadra ha svolto un lavoro meraviglioso, dimostrando di essere un’organizzazione militare capace.


Come appariva tutto questo dal punto di vista dei passeggeri?
La cosa più importante è arrivare alla stazione. Lì, vengono  offerti tè e pasti caldi. E’  possibile accedere al supporto medico, a farmaci e ad assistenza psicologica. E alla fine della giornata si parte per  l’Ucraina occidentale, dove è più sicuro.


Le evacuazioni sono ancora in corso?
Si stanno concludendo. Al momento, abbiamo un treno di evacuazione da Pokrovsk, nella regione di Donetsk, a Leopoli. 400 persone hanno preso quel treno oggi; ieri, erano 400. Ci sono stati giorni in cui abbiamo avuto solo trentanove persone su quella tratta. In questo momento c’è una nuova ondata, perché nel Donbas si sta combattendo intensamente. In seguito, se ci sarà bisogno, organizzeremo treni di evacuazione da un momento all’altro. Siamo diventati molto flessibili.


I treni che vanno da est a ovest sono pieni di persone. Cosa trasportate al ritorno?
I volontari si sono organizzati molto rapidamente; caricano i treni di aiuti umanitari. Solo nei treni passeggeri abbiamo trasportato più di 10 mila tonnellate di aiuti. Oggi, ci concentriamo maggiormente sui treni merci. Più di 5 mila treni merci hanno trasportato aiuti umanitari dall’ovest all’est. La metà era cibo, il resto medicinali, vestiti, alimenti per bambini e servizi igienici. In una delle stazioni, ho sentito una lamentela da parte del direttore perché i bambini stavano prendendo i giocattoli che i volontari avevano portato. Abbiamo immediatamente organizzato una grande spedizione di giocattoli alle nostre stazioni e abbiamo chiesto ai bambini di scegliere i giocattoli che volevano portare. Per un bambino che lascia la propria casa, la possibilità di scegliere un giocattolo è solo uno delle piccole consolazioni che offriamo.


Le Ferrovie ucraine si sono trasformate anche in un servizio diplomatico espresso per molti degli ospiti stranieri di Kyiv. Perché prendono il treno invece dell’auto?
Abbiamo un programma chiamato “Iron Diplomacy” per politici, celebrità e uomini d’affari stranieri. Abbiamo trasportato molte di queste persone in modo sicuro da e verso Kyiv. Il segretario di stato americano Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il primo ministro britannico Boris Johnson, il primo ministro canadese Justin Trudeau, i presidenti e i primi ministri di molti altri paesi come Polonia, Lituania, Repubblica Ceca e Spagna – un bel po’ di politici. E anche celebrità, come Bono degli U2.


Avete qualche tipo di auto blindata speciale per loro?
Viaggiano in auto normali e decorose; non abbiamo equipaggiato nulla di speciale. Queste persone si recano in Ucraina in tempo di guerra per mostrare il loro sostegno. Per quanto riguarda la sicurezza, non ho intenzione di rivelare alcun segreto. La sicurezza dei passeggeri è la nostra priorità, è al primo posto.


Le Ferrovie ucraine trasportano armi straniere al fronte?
Non posso fare commenti su questo.


Può almeno dire sì o no?
Trasportiamo 30 mila passeggeri al giorno. Trasportiamo aiuti umanitari. A mio avviso, questa è la cosa più importante; è su questo che ci concentriamo. Il traffico merci è inseparabile dall’economia del nostro paese.


Ci sono stati casi in cui i treni passeggeri sono stati presi di mira dai bombardamenti?
Le nostre stazioni e i treni passeggeri vengono bombardati costantemente. Alcuni dei nostri dipendenti sono rimasti uccisi dalle granate che hanno colpito i treni passeggeri. A mio avviso, attaccare i treni passeggeri o le stazioni ferroviarie va oltre ogni regola o legge di guerra. Stiamo adottando ogni misura per ridurre il numero delle vittime. Non posso rivelare tutte le sfumature, ma abbiamo sacrificato la velocità e il comfort in nome della sicurezza. Per esempio, durante le evacuazioni, abbiamo rallentato i nostri treni per ridurre al minimo il numero di vittime in caso di deragliamento. In un caso i binari sotto il treno sono stati compromessi, ma il risultato è stato zero vittime. Abbiamo sacrificato il comfort per evacuare le persone. Abbiamo permesso alle persone di salire a bordo senza biglietto e abbiamo fatto salire sui nostri treni da due a tre volte più persone del solito. Le truppe russe distruggono intenzionalmente le nostre infrastrutture ferroviarie per interrompere il servizio dei treni. Ma noi le ripariamo e continuiamo a lavorare come da programma. Ed è quello che continueremo a fare.


C’è un collo di bottiglia tra l’Ucraina e l’Europa: i binari hanno una larghezza diversa. Per i lettori che non lo sanno, può spiegare come è successo?
Storicamente, facevamo parte dell’Unione sovietica, dove i binari erano larghi 1.520 millimetri. Ma questa guerra ha mostrato chi sono i nostri veri fratelli e in che direzione dobbiamo muoverci. In Europa, i binari sono larghi 1.435 millimetri. Di conseguenza, stiamo lavorando per restringere lo scartamento dei nostri binari, il che ci permetterà di integrarci più rapidamente con l’Europa. Inizieremo lo scartamento ridotto al confine e da lì lo svilupperemo verso l’interno. Non saremo più collegati alla Russia.


Quali difficoltà comporta la differenza di larghezza dei binari?
Al momento, ci vuole un po’ di tempo per passare da un binario all’altro, rallentando il trasporto di merci e passeggeri.


I porti ucraini sono attualmente bloccati, con milioni di tonnellate di merci stoccate lì: grano, minerali, metalli. E’ vero che il sistema ferroviario non ha la capacità di esportare tutti questi carichi?
Siamo pronti a trasportare quel carico. Siamo stati noi a consegnare tutto al porto, quindi è chiaro che possiamo anche rimuoverlo. Il problema è che lo stesso volume dovrebbe proseguire verso i porti europei, che non sono in grado di accettare un carichi del genere. Il secondo problema è che le merci viaggiano più lentamente e sono più difficili da trasportare nei paesi europei, perché c’è meno materiale rotabile su binari stretti. Ma l’Europa è sempre stata abbastanza efficiente. Se avete 100 tonnellate di merce, i loro terminal sono preparati per 100 tonnellate di merce. Ma quando si iniziano ad avere nuovi e più grandi volumi di carico, i loro terminali non sono in grado di gestirli. Abbiamo decine di milioni di tonnellate di merci. E abbiamo detto all’Europa: “Abbiamo una nuova offerta commerciale per voi: sviluppate le vostre infrastrutture e noi verremo da voi”. E anche quando i nostri porti saranno sbloccati – e lo saranno sicuramente – continueremo a servirci di voi in qualche misura. L’Europa è molto contenta di questo nuovo volume di merci, perché sarà molto redditizio. Non troverà questa quantità da nessun’altra parte. Quindi i paesi europei stanno già lavorando per espandere le loro infrastrutture.


Lei è arrivato nel settore ferroviario dal settore commerciale. Il suo contratto scadeva il 31 marzo, il che significa che avrebbe potuto lavarsene le mani e tornare in azienda, dove probabilmente avrebbe guadagnato di più. Avrebbe potuto cedere questa posizione a qualcun altro. Perché è rimasto?
Prima di tutto sono un ucraino e amo il mio paese. Non ho mai pensato di andarmene. In questo momento, ognuno ha il suo fronte personale. Trascorro molto tempo in giro per il paese e quando vedo i ferrovieri in prima linea, vado sempre da loro e li ringrazio. E cosa mi rispondono? “Stiamo solo facendo il nostro lavoro”. Quando lavori con persone così, nulla ti spaventa.
 

Copyright Meduza
traduzione di Priscilla Ruggiero

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