(foto di Ansa)

l'anticipazione della cnn

Perché l'invio di lanciarazzi americani è cruciale per la battaglia nel Donbas

Francesco Dalmazio Casini

L'amministrazione Biden valuta di rifornire Kyiv con artiglieria a lunga gittata che estenderebbe di centinaia di chilometri il raggio di azione delle forze armate ucraine. Le difficoltà dell'industria della difesa e il piano della Commissione europea

L’Ucraina ha bisogno di artiglieria per la battaglia del Donbas. Secondo la Cnn, l’amministrazione Biden sarebbe in procinto di rispondere alle richieste di Kyiv, che da mesi chiede l’invio di armi a lungo raggio. In particolare la Casa Bianca sta valutando l’invio di lanciarazzi mobili di tipo Mlrs e Himars, che estenderebbero di centinaia di chilometri il raggio di azione delle forze armate ucraine.

 

Nell’est dell’Ucraina i russi stanno facendo larghissimo impiego dell’artiglieria. Gli Ucraini rispondono, ma i sistemi americani, francesi e sovietici in loro possesso hanno una gittata inferiore rispetto a quelle degli invasori. Gli obici M777 da 155mm di produzione americana, ad esempio, colpiscono a circa 25 chilometri, mentre i sistemi di cui si valuta l’invio possono impiegare missili guidati con gittata fino a 300 chilometri.

 

I sistemi in questione sono probabilmente il lanciarazzi multiplo leggero M142 e il lanciarazzi multiplo M270. Entrambi fiori all’occhiello delle forze di terra americane, sono in grado di utilizzare razzi e missili guidati con diversi tipi di testate, non ultime quelle a grappolo con cui Mosca sta bombardando il Donbas. Sono armi molto più avanzate rispetto ai lanciatori utilizzati dagli ucraini oggi, come il lanciarazzi di epoca sovietica RM-70, inviato dalla Repubblica Ceca.

 

L’utilizzo di questi sistemi andrebbe poi a colmare uno dei problemi più importanti delle forze ucraine: la scarsità di munizionamento guidato di precisione. Gli obici occidentali che sono arrivati al fronte sono infatti sprovvisti della sensoristica necessaria a usare colpi a guida gps. L’invio di questi lanciarazzi fornirebbe a terra le stesse capacità che l’invio dei missili antinave Harpoon – promessi dalla Danimarca – potrebbe dare nel Mar Nero, impedendo ai russi di colpire gli ucraini da distanze di sicurezza.

 

Secondo Reuters all’interno degli apparati della Difesa e dell’intelligence americana c’è la preoccupazione che l’invio di armi a lunga gittata porterà a un ulteriore intensificarsi del conflitto. Un lanciatore schierato nel nord-est del paese potrebbe colpire in profondità nel territorio russo centri come Brjansk (400 mila abitanti) o Orël (300 mila abitanti). Una fonte diplomatica anonima afferma che “non vogliamo porre dei limiti geografici” all’azione delle forze armate ucraine, ma al contempo “abbiamo delle preoccupazioni che questo possa portare a un’escalation”.

 

C’è poi un’altra questione, quella delle riserve strategiche, che riguarda in particolar modo le armi a spalla. Dall’inizio del conflitto gli alleati occidentali hanno fornito alle forze armate ucraina decine di migliaia di lanciamissili, gli ormai celebri Javelin (anticarro) e Stinger (antiaerei) americani e relativi omologhi europei. Poche settimane fa un’analisi del Center for Strategic and International Studies intitolata “L’America finirà i Javelin prima che la Russia finisca i carri armati?” metteva in guardia sulle capacità dell’industria americana di continuare a rifornire di armi le forze di Kyiv.

 

Gli Usa avrebbero già inviato in Ucraina circa un terzo del proprio arsenale di lanciamissili a spalla anticarro (circa 7 mila) e un quinto di quelli antiaerei (circa 2500). Si tratta (e vale anche per le versione europee) di armi sofisticate, con un costo per unità nell’ordine di centinaia di migliaia di dollari e la cui produzione richiede diverso tempo.

 

Per assemblare l’ultima versione del Javelin ci vogliono circa 32 mesi e la produzione annuale arriverebbe a circa 6 mila unità in condizioni di sforzo industriale massimo. Non è un caso se a inizio mese il presidente Biden si è recato in visita a Troy, in Alabama, presso uno degli stabilimenti più grandi del colosso della difesa Lockheed Martin, per chiedere di aumentare la produzione. Richiesta che – stando a Reuters – il Pentagono sta inoltrando a tutte le grandi firme attive nel settore delle armi.

 

Le capacità dell’industria della difesa di continuare ad approvvigionare l’Ucraina (e, in futuro, di sostenere uno sforzo bellico), sono al centro anche delle preoccupazioni dell’Unione europea. La Commissione ha stilato una lista di priorità e ha messo in conto almeno 500 milioni di euro del budget Ue nei prossimi due anni per potenziare le capacità del comparto industriale. Un aiuto che arriva in un momento critico per le aziende della difesa, alle prese con la difficoltà di accesso alle materie prime – ad esempio il titanio per i missili, prevalentemente importanto dalla Russia – e un’inflazione che su alcuni materiali (come l’acciaio) ha toccato il 40 per cento.

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